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TESTO Commento su Giovanni 5,25-36

don Michele Cerutti

III domenica dopo il martirio di San Giovanni il Precursore (Anno C) (18/09/2016)

Vangelo: Gv 5,25-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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25In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. 26Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, 27e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. 28Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce 29e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. 30Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

31Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. 32C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. 33Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. 34Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. 35Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.

36Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.

Nelle domeniche successive al martirio del Battista siamo chiamati a interpellarci sul grado che ha la nostra testimonianza cristiana. Siamo stimolati dall'esempio dei martiri che ancora oggi versano sangue. I martiri di oggi ovvero quegli uomini e donne che danno la loro vita per la Chiesa e ci stimolano a vivere la nostra fede non da Bar o da pasticceria, ma a vivere una fede fatta di stimoli.
Il pensiero corre a Padre Hamel sgozzato in Normandia mentre celebrava l'Eucaristia. Questo sacerdote ci insegna, con il suo sacrificio unito a quello di Cristo, che uccidere in nome di Dio è satanico.
Nel villaggio rurale di Veroke, nella regione del Punjab a nord dell'India, una donna cristiana di 55 anni è stata uccisa a colpi d'ascia da alcuni uomini che non sono stati ancora identificati dalle autorità. Questo è avvenuto il giorno 15 settembre. La vittima, che si chiamava Balwinder Kaur. Questa donna soffriva di ritardi mentali a causa di un incidente accaduto nel 2015, e' stata accusata di aver profanato il Guru Granth Sahib, il testo sacro della religione sikh. C'è il sospetto che dietro ci sia l'estremismo religioso. Non è la prima molta che si verificano episodi del genere. Franco Mulakkal, vescovo di Jalandhar, ad AsiaNews ha dichiarato che molte "prove indicano che nella regione del Punjab avvengono persecuzioni" contro i cristiani e altre minoranze religiose del Paese.
I martiri sono coloro che hanno compreso che la nostra vita deve essere sempre di più un tendere a fissare lo sguardo a Cristo. Per fissare lo sguardo su Gesù dobbiamo partire da un presupposto forte. Il Cristianesimo non è una religione, ma è una persona: Cristo.
Fissare lo sguardo su Gesù è l'espressione che la liturgia con la lettera agli Ebrei ci esorta a considerare. E' l'espressione che mi ha colpito e voglio sottoporre alla Vostra attenzione. Fissare lo sguardo su Gesù sul modello proprio del testimone che in queste domeniche la liturgia ci invita a considerare: il Battista. Dopo aver fissato lo sguardo su Gesù egli lo ha indicato agli apostoli. "Ecco l'Agnello di Dio".
Don Luigi Epicoco utilizza questa riflessione che mi colpisce:
La credibilità del nostro cristianesimo non è data innanzitutto da ciò che diciamo, ma su chi abbiamo fissato il nostro sguardo. Come cristiani abbiamo smesso di essere incisivi come Giovanni Battista per diventare semplici distributori di miele a basso costo. Siamo passati da essere "luce e sale", ad essere quei dolcificanti sintetici che non avendo niente di reale, zuccherano le cose solo per suggestione psicologica. Se tornassimo a fissare lo sguardo su Cristo (anche solo nell'Eucarestia in adorazione), forse otterremo lo stesso dirompente effetto: "E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù". Io non lo so se la gente sentendo parlare noi gli viene voglia di seguire Cristo o invece gli viene voglia di scappare. Perché la vera umiltà è sapere che noi siamo utili non quando ci mettiamo a rispondere alle grandi domande che le persone si portano dentro ("Che cosa cercate?"), ma quando non abbiamo paura di indirizzarle a Cristo, perché Lui è l'unica vera Risposta.
Fissando Gesù comprendiamo che Dio è Padre‬. La paternità di Dio è amore infinito ed è onnipotenza. Questa onnipotenza va considerata sempre nella logica dell'amore e del servizio. L'onnipotenza di Dio è la misericordia. Una misericordia che abbiamo cercato in questo anno di comprendere, ma che occorre prima di tutto fare esperienza. Si, perché mentre comprendiamo che la nostra vita deve essere rivolta verso Gesù noi stessi siamo fissati da Lui ancor prima che noi ci rivolgiamo a Lui. Una misericordia che ha trionfato in più di 2000 anni su una infinità di anime, ma anche dobbiamo comprendere che più volte ha trionfato anche su di noi.
Allora trova in noi la comprensione del mistero dell'uomo. Cristo manifesta l'altissima vocazione dell'uomo perché incarnandosi Dio si è unito a ogni uomo.
Fissare lo sguardo di Gesù come? E' una domanda che trova risposta in una modalità semplice: il nostro ricorrere al Signore, nelle nostre esigenze e nei nostri bisogni, a volte gravi e molto seri, sempre il più delle volte legate al nostro quotidiano, sia sempre con crescente fiducia e abbandono lieto. Oltretutto fissare lo sguardo con perseveranza, quindi occorre tenere duro, anche quando le cose si fanno davvero difficili, anche quando sembra che non ci sia una via d'uscita, è proprio lì che Dio dice che necessita correre con perseveranza.

 

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