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TESTO Ascolta, Signore, il grido della mia preghiera

don Walter Magni   Chiesa di Milano

XIII domenica dopo Pentecoste (Anno C) (14/08/2016)

Vangelo: Mt 21,10-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 21,10-16

10Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». 11E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».

12Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe 13e disse loro: «Sta scritto:

La mia casa sarà chiamata casa di preghiera.

Voi invece ne fate un covo di ladri».

14Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. 15Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, 16e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto:

Dalla bocca di bambini e di lattanti

hai tratto per te una lode?».

Il vangelo di domenica scorsa descriveva la drammatica situazione di Gesù che uscendo dal tempio alla vista di Gerusalemme ne profetizzava la distruzione. Col Vangelo odierno Gesù entra in Gerusalemme ed entra anche nel Tempio. Dove Gesù passa lascia il segno e la Sua presenza l'avverti e Lo puoi riconoscere ancora.

"Chi è costui?"
Sta scritto così: "mentre il Signore Gesù entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: ‘Chi è costui?'. E la folla rispondeva: ‘Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea'".
Colpisce il gioco della domanda e della risposta. Da una parte un'intera città che, inquieta, si pone delle domande a riguardo di Gesù; dall'altra una folla, la folla dei semplici che Lo seguivano - folla spesso disordinata e scomposta - pronta e immediata nella risposta. Una risposta chiara e pulita, senza fronzoli, senza l'appesantimento di titoli altisonanti: "Questi è il profeta Gesù, da Nazaret di Galilea". Là dove la domanda s'arresta e la domanda potrebbe persino essere incapace di giungere ad una risposta convincente, una risposta nell'aria arriva. Una risposta qua e là viene data e il cuore e l'intelligenza possono continuare a cercare. Ricordo le parole di una famosa canzone di Bob Dylan degli anni '60 del secolo scorso (Blowin' in the wind, la risposta è caduta nel vento) che alle molte e drammatiche domande che poneva, rispondeva sconsolata dicendo: "Risposta non c'è, o forse chi lo sa, caduta nel vento sarà". In ogni caso a Gesù basterebbe anche solo che dentro di noi si creasse lo spazio per avviare domanda sincere perché Lui possa renderSi presente. Abbandonando la retorica di un certo intellettualismo di maniera. Lasciandosi fondamentalmente mettere in discussione. Allora Dio stesso, mettendosi al nostro fianco, ci prenderebbe per mano e ci illuminerebbe la strada.

"Gesù entrò nel tempio"
Così "Gesù entrò nel tempio". E l'evangelista Giovanni, rilegge lo stesso episodio citando il salmo 69,10: "lo zelo per la tua casa mi divora" (Gv 2,17). Uno zelo che diventa incontenibile e sferzante: "e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe". Può stupire forse qualcuno, può stupire certi falsi devoti, questo gesto forte, quasi violento messo in atto da Gesù che tutti e quattro gli evangelisti comunque riportano. Che sta tutto qui: uno va al tempio e trova il mercato! Può succedere anche oggi che la religione si appiattisca su logiche di mercato. Mercanteggiando con Dio, pretendendo di indurlo a maggior benevolenza davanti alle nostre prestazioni o elargizioni religiose. Per questioni di indulgenze costose ci siamo persino divisi e ci siamo fatti guerra tra cristiani. Io ti do qualcosa a Dio e lui mi ripaga con qualcos'altro! E il papa a ripeterci anche in questo anno santo della misericordia: no alle indulgenze retribuite, si all'indulgenza come misericordia, come benevolenza e come grazia e gratuità. Ma i giochi di mercato e di scambio religioso possono capitare anche tra gli uomini, dentro la chiese. Quando si cercano titoli, ci si accaparra forme di appartenenza che possono dare ritorni concreti. Anche questo è un mercato che a Gesù non piace affatto, sino a portarlo all'indignazione.

"Casa di preghiera"
Il sogno di Gesù è ben chiaro e definito: "La mia casa sarà chiamata casa di preghiera". Colpisce che Gesù Si serva dell'immagine della casa per parlare dei nostri tempi e delle nostre chiese. Perché dentro una casa non tiene la legge del mercato. In una casa la legge è un'altra. In una casa non c'è tempo per venerare santi e figure che danno ritorni mercantili. Piuttosto vige la legge dell'accoglienza e dell'amore. Commuove anche il seguito dell'episodio. Gesù nel tempio non compie qualche rito o qualche preghiera particolare. Si dice piuttosto che "gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi ed egli li guarì". Ciechi e zoppi, che forse attratti quel giorno dalla Sua presenza, avevano osato superare la soglia del tempio che era loro proibito oltrepassare. Gesù invece li accoglie e li guarisce, facendo di un tempio una casa accogliente. Mentre proprio in quel giorno nel tempio non c'era l'eco di canti rituali e solenni, ma risuonavano le voci fresche di un gruppo di bambini che gridavano: "Osanna al figlio di Davide!". Mentre i capi e i custodi del tempio si sdegnavano e Gesù Si prendeva qualche soddisfazione. Una pagina di vangelo rivoluzionarie e gloriosa. Che ci parla del tempio, casa di preghiera, come una casa accogliente e traboccante di vitalità. Purtroppo nel nostro racconto è stato tralasciato l'ultimo versetto che dice: "Li lasciò e uscì fuori dalla città, verso Betania e là trascorse la notte". Perché Gesù cerca sempre una casa. Un luogo caldo dove qualcuno Lo accoglie. Così, molto semplicemente Gesù s'incammina verso Betania (Casa del pane) per passarvi la notte.

 

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