TESTO Non c'è futuro per chi accumula per sé
XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (31/07/2016)
Vangelo: Lc 12,13-21
In quel tempo, 13uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». 14Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». 15E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
16Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. 17Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? 18Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. 20Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. 21Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Credo sia significativo che in questo tempo estivo che vede molte persone mettersi in viaggio, per godere di un tempo di meritato riposo, per vivere un tempo più prolungato ed "effettivo" in famiglia o anche solo per, come si dice, staccare la spina, il vangelo di Luca ci coinvolge settimanalmente dentro un altro viaggio, quello di Gesù. in questo viaggio, (ne facciamo memoria grata), abbiamo incontrato un centurione pagano che con passione prega per la guarigione del suo servo, una donna che ha perso un giovane figlio, una prostituta che con grande scandalo di tutti i presenti non si stanca di baciare e profumare i piedi di Gesù... abbiamo ascoltato Gesù confidare ai propri discepoli il suo destino di morte e risurrezione unitamente all'ulteriore decisione di proseguire il suo cammino verso Gerusalemme. E poi l'invito a percorrere le strade, ad entrare nelle case dicendo semplicemente: Dio è vicino! Ci ha chiesto di soccorrere facendoci prossimi e di fermarci ad ascoltare la parola ai piedi di Gesù... desidera farci entrare nella sua intimità con Dio chiamandolo, come lui stesso fa, nel modo più confidenziale possibile: papi...
Solo la scorsa settimana, ascoltando la versione della preghiera di Gesù nella versione di Luca, abbiamo ricordato come sia importante imparare a dire nostro... ed oggi, al centro della parabola raccontata da Gesù un uomo che pare conosca soltanto un pronome: mio! Gesù ci racconta proprio una bella storia oggi... la storia di un uomo che ha basato al vita sul possesso dei beni. Domenica scorsa, vi dicevo, ci ha accompagnato una consapevolezza: nella preghiera, quando ci rivolgiamo al Padre impariamo a dire tuo, nostro... la preghiera di Gesù è una preghiera che apre proprio perché ci stacca da noi stessi e ci fa orientare fuori di noi. Per contro oggi incontriamo un uomo che ha l'ossessione del mio: il mio raccolto, il mio granaio, i miei beni, la mia anima... l'attaccarsi ai beni ci impedisce di incontrare e conoscere un tu. Il ricco di oggi lo sento così: talmente abituato a dire mio da essere incapace di qualsiasi relazione... Quando i beni soffocano le relazioni, quando i beni uccidono le relazioni, quando i beni annullano le relazioni per quell'uomo esiste soltanto se stesso ed esistono solo le sue cose. Nella sua casa non trova posto nessun affetto, nella sua casa non trova posto nessun amico, nella sua casa non trova posto nessun povero. Gesù, nelle ultime settimane ci ha insegnato due passi fondamentali: il passo della preghiera (ama Dio) e il passo della compassione (ama il prossimo)... questi due passi non fanno parte de bagaglio di quest'uomo che conosce solo il passo del proprio egoismo, del proprio accumulare.
Di fronte ad un mondo che ci invita ad accumulare per avere certezza del domani, perché il domani sia al riparo dalle sorprese, il vangelo ci dice che non c'è domani, non c'è futuro per chi accumula per sé. Accumulando per te spegni il tuo domani perché hai spento le tue relazioni, i tuoi legami, il tuo presente.
Una affermazione di Gesù al cuore del vangelo di oggi che non può non mettermi in crisi: la sua vita non dipende dai suoi beni. Gesù sta rispondendo ad uno della folla che gli chiede: Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità... quello che stupisce (è una affermazione di don A. Casati), non è tanto la richiesta, perché le cose umane è facile che vadano a finire lì, litigare, a confliggere per l'eredità... quello che stupisce è il contesto nel quale l'uomo della folla parla. Gesù sta invitando i suoi ascoltatori ad abbandonarsi in Dio, il quale non dimentica neanche i passeri del cielo... Non temete! Voi valete! Se Dio non si dimentica dei passeri, a maggior ragione si prenderà cura di voi, dice Gesù. Nel contesto di questo pensare alto, l'appiattimento sul soldo... l'abbassamento su cose materiali... bello allora che san Paolo nella seconda lettura faccia un invito preciso, pressante: cercate le cose di lassù dove è Cristo, dove è Gesù! Uno sguardo alto, per incrociare lo sguardo di Gesù, la sua vita, le sue scelte, la sua proposta per vivere una vita bella. Il rischio è quello di confondere, di slegare, di separare i piani, di pensare do dover guardare distante, ma non c'è niente di trionfalistico nella vita cristiana... Gesù non è lontano... parla di gigli dei campi, di uccelli dei cieli, di seminatori e pescatori, di bambini e casalinghe, massaie... soltanto uno sguardo alto può riconoscerlo lì!
Questa è una prima considerazione... Ma poi il tema della ricchezza che è così all'evangelista Luca... Quello che viene sottoposto a Gesù è la richiesta di divisione delle ricchezze. Qui va sottolineato che la ricchezza divide. La ricchezza che auspichiamo sia divisa, in realtà divide. Il vangelo mette in stretta relazione la presenza del denaro con la possibilità che il denaro ha di dividere. Gesù però fa un passo ancora più in avanti se possibile con la affermazione sui beni, sulle cose... Non è lì la vita, non è nella cose che hai, non è nelle cose che possiedi. Un uomo, non è quello che ha! Mi viene in mente quello che con i bambini di quarta e quinta elementare abbiamo detto alcuni anni ad un campo estivo: se fossero importanti, fondamentali le cose, Dio le avrebbe create per tenersele e non per regalarcele! Ma allora perché Dio crea? Dio crea perché ama. Ha creato il cielo, le terra, il mare, le piante, gli animali, l'uomo... li ha creati per amore. Tutto quello che ci circonda è un segno dell'amore e dell'amicizia che Dio rivolge all'uomo. Anche noi, tutte le volte che amiamo, creiamo qualche cosa. Certamente Dio ha creato tante cose buone, ma niente è importante come l'uomo... ciò che conta, per Dio, è l'uomo, ognuno di noi, non le nostre cose. Valgo più del posto dove abito, valgo più della casa che ho... dei giochi che ho, dei soldi che possiedo, dei miei successi scolastici o sportivi...ma allora, se non sono le cose, che cosa è che dà valore all'uomo? Noi valiamo perché siamo amati e perché siamo capaci di amare. Una volta ero in casa di amici (è un esempio che faccio troppo spesso perdonatemi!!!) ed è capitato che uno dei figli, tornato da casa di un suo amico ha detto a sua mamma: loro sì che sono importanti, loro sì che sono gente che vale, loro si che sono ricchi: hanno quattro televisori! Uno per stanza! Pensate che tristezza... spesso pensiamo di valere meno rispetto ad un nostro amico o amica, perché non abbiamo qualcosa... pensiamo di valere meno perché i nostri genitori non ci hanno comprato qualcosa... che bello se potessimo imparare questo dal vangelo di Gesù: non conta quello che hai, ma conta quello che sei, non conta possedere tante cose, ma conta saper creare dei legami, saper diventare amici.