PERFEZIONA LA RICERCA

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Ascolta, Signore, il povero che t'invoca

don Walter Magni   Chiesa di Milano

XI domenica dopo Pentecoste (Anno C) (31/07/2016)

Vangelo: Lc 16,19-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 16,19-31

19C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. 25Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. 27E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. 29Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. 30E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. 31Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Domenica scorsa Gesù, dopo che il giovane ricco se n'era andato triste, constatava: "quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio" (Lc 18,24). Gesù ritorna sul tema della ricchezza col racconto della parabola del ricco gaudente, per evidenziare che quando si ha a che fare con la ricchezza bisogna essere molto vigilanti.

I poveri che Dio chiama per nome
Poco prima Luca notava che "i farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui" (16,14). Noi forse non arriviamo a deridere e disprezzare Gesù apertamente, ma quando di fatto l'oggetto delle nostre reali attenzioni non sono i poveri, ma i ricchi e i potenti di questo mondo, allora è come se ci disinteressassimo di quello che sta a cuore a Gesù. Perché sono i ricchi che oggi fanno notizia e ad occupare la nostra mente e forse anche il nostro cuore. Sono sempre loro ad essere circondati di tante attenzioni e delle nostre attese e deferenze. I loro nomi ci frullano per la testa ogni giorno, mentre le migliaia di profughi che annegano nei nostri mari scivolano via come numeri senza nome. Mentre la domenica in chiesa Gesù ci dice che sono beati i poveri, quelli che piangono o che hanno fame e sete di giustizia, ogni giorno finiamo per venerare e riconoscere solo quei ricchi e potenti che giornali e telegiornali ci propinano per occupare la nostra attenzione. Il povero Lazzaro, invece, non lo riconosce nessuno. Solo i cani lo avvicinano per leccargli le piaghe. La questione è tutta qui: i ricchi hanno un nome in questo mondo, i poveri no. Ma questa non è la logica di Dio che Gesù ci ha svelato: per Lui sono anzitutto i poveri ad avere un nome. Mentre il ricco sembra avere tutto: una casa, dei vestiti costosi, pranzi e cene tutti i giorni con gli amici ce lo adulano, tuttavia non ha un nome nella parabola. Mentre quel povero per Gesù si chiama Lazzaro (El'azar, Dio ha aiutato). Perché i poveri sono i prediletti da Dio. Dio se li porta nel cuore e non li dimentica.

Un uomo ricco che non vuol vedere
E la questione non sta certo nella contrapposizione tra ricchi e poveri. Perché non è difficile constatare quanti poveri - e magari potremmo essere anche noi - sono semplicemente sedotti dal fascino e dalla bramosia della ricchezza. Chiediamoci piuttosto perché questo ricco è condannato e va all'inferno? Non era un violento o un oppressore. E neppure si dice che fosse contro Dio o contro il prossimo. La sua condanna non è dovuta a qualche azione scellerata o per qualche omissione vistosa. Anche a noi non capita forse di dire che non abbiamo fatto niente di male? E' invece proprio questo modo generico e superficiale di giustificarsi a svelarci il peccato del ricco: non avere coscienza del male, non pensare più, abbandonandosi ad una vita dissipata. Spensierata appunto. Come scrive il profeta Amos: "guai agli spensierati di Sion, a quelli che si considerano sicuri sulla montagna di Samaria" (6,1-7). Volendo essere più precisi, per stare al racconto evangelico, quest'uomo ricco è condannato propriamente perché non vede, non s'avvede, non s'accorge più di nessuno, se non di se stesso. E questo allora ci riguarda, perché è anche sconcertante, Se Lazzaro fosse stato almeno lontano dallo sguardo, forse la distanza avrebbe potuto essere un alibi, una scusa. Invece Lazzaro sta proprio rannicchiato proprio davanti alla porta di casa sua. Perché altro è vedere i poveri e altro è accorgersi di loro, guardandoli in faccia.

E non sa ascoltare
E vicina, davanti al ricco e ai suoi fratelli era anche la Parola di Dio. "Hanno Mosè e i profeti", dice il padre Abramo, mentre si tiene in braccio il povero Lazzaro. Si, la Parola viene proclamata e spiegata, ma quando si è ricchi di sé e di ben altre parole, questa scivola via come l'acqua su un sasso. Più facilmente, un ricco in crisi di senso ama andare alla ricerca di qualche apparizione sfolgorante. Di qualche santone che ti rassicura con qualche magia. Anche nel vangelo di Giovanni si dice di un altro Lazzaro che era tornato in vita: allora tutti volevano vederlo, ma non per questo si convertivano davanti alla sua resurrezione. Lazzaro ti è vicino e non lo vedi. La Parola ti sta accanto e non l'ascolti. Anche questo ci riguarda. Perché ciò che ci manca in questo caso è proprio la libertà di saper prendere una decisione, preferendo arrotolarci dalla falsa magia del possedere qualcosa o nel vuoto di una vita spensierata. Noi oggi viviamo il dramma di non accorgerci della condizione precaria, della povertà di chi ci vive accanto. Divisi da loro da un muro di vetro, da un abisso che non sappiamo come valicare. Dove l'abisso dell'al di là è la prosecuzione dell'abisso di quaggiù.

Si narra di un professore universitario che andò a visitare un maestro zen. Questi gli versava del the nella tazza e avendola colmata continuava a versare. Il professore preoccupato diceva al maestro: "ma guarda che la tazza è piena, non ce ne sta più". Rispose il maestro: "Tu sei pieno di opinioni e congetture come questa tazza. Come posso spiegarti cos'è lo zen, se prima non vuoti la tua tazza?" Come possiamo vedere il povero vicino o ascoltare la Parola vicina se siamo pieni di noi stessi e di tante false ricchezze? Che il Signore ci liberi presto da ogni nostra falsa presunzione!

 

Ricerca avanzata  (54761 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: