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TESTO E CHI È IL MIO PROSSIMO?

mons. Antonio Riboldi

XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (10/07/2016)

Vangelo: Lc 10,25-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,25-37

In quel tempo, 25un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». 27Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». 28Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».

29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Nel Vangelo di oggi ‘un dottore della Legge' pone a Gesù una domanda che ognuno di noi dovrebbe fargli: ‘Maestro, che devo fare per avere la vita eterna?'. Gesù gli risponde con un'altra domanda: ‘Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?'. Il Suo interlocutore risponde: ‘Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e amerai il prossimo tuo come te stesso'. E Gesù: ‘Hai risposto bene: fa questo e vivrai'. Ma quegli volendo giustificarsi ribadì appunto: ‘E chi è il mio prossimo?'.
Un ‘problema', questo, che dovremmo porci tutti.

Viviamo in un tempo in cui ci si divide tra popoli, etnie, culture, diversità di situazioni. Basta pensare a quei fratelli che clandestinamente entrano nella nostra patria, fuggendo dalla fame o addirittura dalla violenza, e approdano da noi, in cerca, se non di amore, almeno di rispetto ed accoglienza. Siamo stati anche noi, a suo tempo, emigranti in cerca delle stesse cose.

Quando ero parroco nel Belice, tanta gente, soprattutto giovani e uomini, avevano abbandonato la loro terra in cerca di lavoro in America. Li andai a trovare negli U.S.A e stetti con loro per un mese intero, poi in Canada dove c'era, a Montreal, una zona tutta italiana ed era chiamata ‘Piccola Italia' ed anche in Venezuela, dove avevano saputo con un poco di fortuna creare anche lì, a Caracas, un quartiere ‘italiano' e lentamente avevano costruito aziende specializzate in calzature, che poi vendevano viaggiando all'interno dello Stato.

Quasi tutti avevano preferito restare dove c'era possibilità di crearsi una vita dignitosa. Con l'intuito tipico della gente del Sud, che cerca il futuro, avevano saputo creare tanti modi per ‘fare industria'. Per due anni dedicai il tempo delle ferie a visitare anche i nostri in Germania e Svizzera, dove il lavoro c'era e quindi anche la possibilità di mandare a casa un guadagno per costruire casa e porre le fondamenta per un domani. È vero che per risparmiare vivevano con il minimo; a volte affittando stanze dove dormivano in tanti, oppure vivendo in baracche fatiscenti, in cui mancava anche l'indispensabile per un po' di decoro. Vivevano ‘tollerati', ma come braccia di lavoro necessarie e quindi accettati, seppur non accolti. Ricordo che un giorno, visitando una città svizzera con alcuni di loro, fui accompagnato allo zoo. Ma non potemmo entrare perché sull'ingresso c'era scritto: ‘Vietato ai cani e agli italiani'. Veniva spontanea la voglia di ribellarsi, in nome della dignità che è un bene di tutti, ma ciò poteva tornare a danno di chi restava.

E non erano solo i siciliani che incontravo, ma anche lombardi, veneti.

Forse ci siamo dimenticati, oggi, pensando a chi viene da noi, emigrando dal suo Paese, che i nostri nonni o padri ben conoscono che cosa significhi lasciare tutto per la propria famiglia e trovare... lavoro, forse, ma sfruttato e ‘condito' di disprezzo.

Ma quel neanche tanto sottile e inconfessato razzismo, che è tra noi, mette alle spalle le nostre stesse ‘radici' e, considerando gli emigranti come un ‘pericolo per la sicurezza' - salvo poi ‘usarli e sfruttarli' quando fa comodo -, crea muri e ‘respingimenti', violando ogni rispetto per i diritti umani tanto conclamati dai ‘democratici' Stati dell'Occidente.

Per fortuna, le CARITAS e tante Associazioni di Volontariato, anche laiche, non considerano i ‘presunti pericoli', ma guardano all'uomo, in carne ed ossa, in cerca di speranza e amore.

Siano benedette, perché mostrano il vero Volto di Gesù e del Padre.

Gesù, infatti, alla domanda del dottore della legge: ‘Ma chi è il mio prossimo?' risponde:

"Un uomo - notate ‘un uomo', senza specificare apparenze esterne, se nere o bianche, se forestiero o altro: un UOMO, come siamo tutti noi agli occhi di Dio, uguali e chiamati ad amare ed essere amati - scendeva da Gerusalemme a Gerico ed incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte della strada. Anche un levìta, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino, poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.

Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: ‘Abbi cura di lui e ciò che spenderai di più, te lo rifonderò al mio ritorno'. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?'. Gli rispose: ‘Chi ha avuto compassione di lui.'

Gesù gli disse: ‘Va' e fa anche tu altrettanto'." (Lc. 10, 25-37)

Stupenda parabola, che incide a caratteri d'oro quale sia la natura della carità.

Gesù la descrive nell'‘avere compassione' e non fermarsi lì, ma tradurre la compassione in fatti concreti, che riportino a respirare la gioia della vita e fa del samaritano - che tra l'altro non era uomo stimato dai Giudei, perché veniva dalla Samaria, i cui abitanti si differenziavano nella fede, mentre per noi potrebbe essere una qualsiasi persona di cui avere poca fiducia.... - il simbolo della compassione verso chi sta male. Quante storie potremmo raccontare di persone abbandonate sulla strada a causa dei loro simili o di situazioni difficili, che si sentono ‘mezze morte'!

Ma è facile trovare chi abbia la bontà di fermarsi e accompagnarle con amore nella loro difficoltà, fino a ritrovare la serenità? Si ha purtroppo la sensazione che troppi, di fronte al dolore di un fratello, ‘vedano e passino oltre', come fecero il sacerdote e il levita. C'è troppa indifferenza... questo è il grande male!

E quando la fede non è al servizio dell'amore, davvero non ha più contenuto.

Ormai questo nostro mondo, che pensa ai propri interessi, che è chiuso nei propri egoismi e profitti, non ha più tempo né cuore per chi soffre... ma l'individualismo imperante e ‘la globalizzazione dell'indifferenza', come è definita da Papa Francesco, non ci onorano, ma anzi ci condannano.

E' invece una grazia ogni volta che sappiamo ‘farci vicino', avere compassione di coloro che incontriamo ‘semivivi', per mille ragioni, sulla nostra strada.
Non è necessario fare ‘prodigi'.

I miracoli della carità devono essere il tessuto delle nostre giornate...una sola cosa ci è chiesta: lasciare che Gesù operi attraverso di noi, nei piccoli gesti, parole gentili, un sorriso, che Lui rende ‘grandi' per chi li riceve. Credetemi è davvero, oltre che cristiano, profondamente umanizzante per noi, conservare occhi di attenzione per chi soffre e ha bisogno di qualcuno. Riempie la vita ed è segno che l'amore, ricchezza dell'umanità, è vivo e ci rende più veri, ci rende testimoni coerenti, coma ha ricordato Papa Francesco, soffermandosi su un altro ‘personaggio' della parabola: "A me piace pensare all'albergatore: è l'anonimo. Lui ha guardato tutto, ha visto e non ha capito nulla. "Un samaritano che aiuta un ebreo! E poi lo porta qui all'albergo e mi dice: ‘Tu prenditi cura di lui, io ti pagherò se c'è qualcosa in più...'. Io non ho mai visto una cosa simile!". E quell'uomo ha ricevuto la Parola di Dio nella testimonianza. Di chi?... Del samaritano, un peccatore che ha compassione.... E non capiva niente, è rimasto con il dubbio, forse con la curiosità,... con l'inquietudine dentro; e questo è ciò che fa la testimonianza. La testimonianza di questo peccatore ha seminato inquietudine nel cuore di questo locandiere; e cosa è successo di lui, il Vangelo non lo dice, neppure il nome. Ma sicuramente in quest'uomo... - di sicuro, perché lo Spirito Santo quando semina, fa crescere - è cresciuta la sua inquietudine, l'ha lasciata crescere nel suo cuore e ha ricevuto il messaggio della testimonianza. Poi, giorni dopo, è passato un'altra volta da quelle parti il samaritano; sicuramente ha pagato qualcosa. Oppure l'albergatore gli ha detto: "No, lascia, lascia: questo va sul mio conto". Forse questa è stata la sua prima reazione alla testimonianza."

Carissimi, non ci sentiremo per alcune settimane, ma mi viene da dirvi, permettetemelo: ‘Siate samaritani', in famiglia, coi vicini, sul lavoro, in vacanza, con gli ‘estranei' che incontrate, accogliendo l'invito di Gesù: ‘Va' e anche tu fa' lo stesso!' perché, come ha continuato Papa Francesco: "La nostra testimonianza non si può contabilizzare.... La testimonianza è vivere in modo tale che gli altri "vedano le opere vostre e glorifichino il Padre che è nei Cieli" (cfr Mt 5,16), cioè incontrino il Padre, vadano a Lui... Sono parole di Gesù."

E' l'unica via per ‘bilanciare' le tante follie dell'odio e il sangue di tanti nostri fratelli, che ogni giorno viene sparso, contro la stessa Volontà del Padre!

 

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