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TESTO Commento su Ger 38,4-6.8-10; Sal 39; Eb 12,1-4; Lc 12,49-53

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XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (14/08/2016)

Vangelo: Ger 38,4-6.8-10; Sal 39; Eb 12,1-4; Lc 12,49-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,49-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Gesù, nel vangelo di questa domenica fa un annuncio sconvolgente: "Sono venuto a portare il fuoco...ricevere un battesimo... a portare la divisione". La parola del vangelo, che di solito è sorgente di unione, questa domenica si trasforma in una katana affilatissima, come solo le katane lo sono, che porta esclusivamente separazioni profonde.
Luca scrive questo brano evangelico quando gli angeli, che avevano annunciato la pace a tutti quelli che Dio ama, erano, ormai, da tempo, volati in cielo ed erano incominciato a sorgere i primi contrasti interni e le prime persecuzioni, generando crisi e sgomento, sia all'interno delle comunità che delle famiglie. Tutto questo avviene a causa di Colui che è venuto per fondare fraternità e pace sulla terra, anzi che per questo fine ha accettato di subire il battesimo di sangue a Gerusalemme, fuori dalla porta.
La pace che Gesù porta non è quella dominata dalla assenza di guerre, ma quelle priva di tenebre e ricca di carità e promozione umana. Questo genere di pace, di frequente, si sviluppa sotto il segno delle divisioni anche se, non sempre esclude il rispetto per le persone: "Padri contro figli... madri contro figlie...etc".

La prima lettura dell'odierna liturgia mostra come chi ha potere si comporta nei riguardi di chi dice la verità: basta accusarlo di essere un disfattista o qualche cosa di simile, per essere additato come untore o qualcosa di simile.
Geremia rifiuta di dire che "tutto va bene", come vorrebbero i consiglieri potenti del re Sedecia. Essi considerano Geremia un pericolo per la nazione solo perché non fa loro da spalla e fa traballare il loro potere di fronte al re il quale "non ha poteri contro di voi".
Bisogna impedire al profeta di parlare perché se parla disturba i cori del consenso organizzato. Se la parola profetica non assicura benessere, reca molestia ai potenti, la si considera sovversiva e per tale motivo va soffocata con ogni mezzo, con grande impegno perché non si possono dire cose che il popolo non vuol sentirsi dire.
Il martirio di Geremia non è affatto eroico, non c'è versamento di sangue come in tante altre circostanza, per esempio come in Giovanni Battista, giacché è calato con corde nella cisterna fangosa di Malchia affinché vi muoia di fame. Ci vuole tutta l'onestà e l'intelligenza del consigliere regale Etiope, Ebed-Melech per convincere Sedecia e ordinargli " di tirar fuori il profeta dalla cisterna prima che muoia di fame".

Il Salmo 39, secondo il numero tradizionale della Volgata, o 40, secondo la numerazione ebraica, è un salmo che deriva da due Salmi, in origine indipendenti. Nella prima parte del Salmo, che è di ringraziamento, sono contenuti i vv. 2. 3. 4 che fanno parte della parte del salmo usato nell'odierna liturgia è parte costitutiva del salmo di ringraziamento individuale, la cui estensione va da v. 1 a v. 12mentre il v. 18 è parte della porzione salmica, considerata lamentazione individuale che va dal v. 13 al v. 18. Se consideriamo la porzione di Salmo della liturgia odierna possiamo dire che questo è anche un salmo Messianico. In esso il povero del Signore rende partecipe la propria comunità della sua consolazione e scioglie un canto di ringraziamento all'Altissimo ché lo ha tratto "dalla fossa della morte" e lo ha messo, in piedi sulla roccia, rendendo così sicuri i suoi passi. Questo canto nuovo ha una forza tale che suscita il timore delle folle e incita a riporre in JHWH la loro fiducia.
"Povero" e "infelice" il salmista chiede a JHWH di prendersi cura di lui perché fa parte del popolo eletto, della sua eredità.

La seconda lettura, che la liturgia di questa ventesima Pasqua domenicale propone alla nostra riflessione, è tratta dal dodicesimo capitolo della lettera agli Ebrei (vv. 1-4).
L'autore di questa lettera, una volta attribuita a Paolo di Tarso, paragona la vita cristiana ad una gara di corsa. Partecipare ad a una gara di corsa non è una cosa priva di impegno come lo è partecipare a una passeggiata domenicale tra amici. Per prima cosa è necessario scegliersi una divisa adeguata, priva di orpelli inutili: " tutto ciò che è di peso e il peccato". l'unico peso che ci è consentito portare è quello della croce. A questo si deve aggiungere la volontà di voler vincere, ci vuole determinazione se si desidera terminare la corsa e non ritirarsi a metà gara. Infine, tenere lo sguardo fisso sul traguardo, che è Gesù "autore e perfezionassero della fede".
Dobbiamo guardare intensamente a Gesù per non perderci d'animo, resistere al peccato che ci fiacca le gambe, rende il respiro superficiale e pertanto inadeguato allo sforzo.

Il vangelo di questa domenica ci dice che anche Gesù, come Geremia è considerato un disturbatore, non solo dal Sinedrio e dai suoi contemporanei, ma anche dagli uomini di oggi si danno da fare per eliminarlo con l'accusa che minaccia la tranquillità pubblica con la sua dottrina. Per essere precisi, si deve dire, che per eliminare la sua dottrina, non potendo più eliminare lui, si devono eliminare, mettendoli alla berlina, i suoi seguaci come vuole la storia a cominciare dal primo libro della Bibbia. Che sia una persona scomoda lo dice anche lui: "Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione." la pace che più spesso noi cerchiamo è quella del "non mi disturbare", "tutto va bene". Non è questa la pace che Gesù ci vuol portare e dare. La pace che Lui ci vuol dare consiste nella pienezza dei doni di Dio che agli occhi del mondo appare come divisione perché discrimina il bene dal male.

Revisione di vita
- Quanto arde il fuoco delle vita di Dio in ciascuno di noi?
- Ci facciamo condizionare dai giudizi e dai criteri di scelta del mondo?
- Siamo coerenti con ciò che diciamo di essere quando trattiamo con persone ostili?

Marinella ed Efisio Murgia di Cagliari

 

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