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TESTO Commento su Mt 8,8

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Sabato della XII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (25/06/2016)

Vangelo: Mt 8,5-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

«Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.»
Mt 8,8

Come vivere questa Parola?
Gesù è mosso a compassione per le sofferenze dell'uomo: nel suo amore e nella sua onnipotenza guarisce anche a distanza: ascolta la supplica del centurione che gli chiede di guarire un suo servo ammalato, poi ristabilisce in salute anche la suocera di Pietro, che prontamente si mette a servirlo (cf Mt 8,14-15) e infine risana gli ammalati che gli erano presentati (cf Mt 8,16). Egli dunque appare come l'inviato di Dio che si addossa le infermità per reintegrare le persone umane in salute.
Da sottolineare l'umiltà del centurione che afferma di non essere degno di accogliere il Cristo nella sua casa, ma è sufficiente che dica una parola e il suo servo sarà guarito.
La frase del centurione è ripetuta da noi cristiani ogni volta che ci accostiamo all'eucarestia: non siamo degni che il Signore entri sotto il nostro tetto, ma se Lui dice una parola noi siamo salvati. E' lo stesso Gesù che si avvicina a noi e ci rende degni di poterlo ospitare nel nostro cuore.
Anche la suocera di Pietro è guarita immediatamente appena Gesù la prende per mano (la mano era il simbolo della operosità) e subito dopo - con una delicata annotazione per la donna - l'evangelista afferma che ella guarita "si mise a servirlo" (Mc 8,15).
Anche a noi, oppressi dalla febbre, che è il peccato, possiamo essere guariti solo se Gesù si avvicina a noi, perché solo Dio può perdonare il peccato (cf Mc 2,7; cf anche Es 34,7; Sal 25,18) e se noi a nostra volta permettiamo che Lui ci venga vicino. Una volta guariti, anche noi possiamo metterci al servizio di Cristo e testimoniare il suo Vangelo.
In questo anno della misericordia rinnoviamo la nostra fiducia in Dio, presentiamoci umilmente pentiti dei nostri peccati, per ricevere il suo perdono.

O Signore, avvicinate a me che sono peccatore e cancella i miei peccati, perché possa presentarmi degno e puro dinanzi al tuo altare.

La voce di una fondatrice
"L'amore è fuoco che consuma, è vivo e, come il fuoco se non brucia, se non scotta, non è veramente fuoco. Così anche l'amore se non opera, se non soffre, se non si sacrifica non è amore. Chi possiede l'amore di Gesù non può stare quieto e tranquillo, ma è sempre disposto al sacrificio. Non si stanca, non viene meno e siccome ogni giorno scopre nella persona amata nuove bellezze, nuovi incanti, in ogni momento desidera sacrificarsi e morire per lei".
Madre Speranza

D. Mario Maritano SDB - maritano@unisal.it

 

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