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TESTO Sacrificio gradito al Signore è l'amore per il fratello

don Walter Magni   Chiesa di Milano

IV domenica dopo Pentecoste (Anno C) (12/06/2016)

Vangelo: Mt 5,21-24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,21-24

21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.

23Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

il Vangelo non è un manuale di istruzioni, fatto di regole pronte per l'uso, già definite e da applicare.
Se dovessimo andare per questa strada, non sarebbe difficile accorgersi che anche il Vangelo si contraddice. Il Vangelo di Gesù vuole, piuttosto, aiutarci a pensare. Dando spazio anzitutto al valore della coscienza e a quella responsabilità dell'agire che non può essere delegata a nessun legislatore.
Mettiamoci per questa strada riascoltando la Parola di Dio di questa domenica.

Oltre la sostituzione
Ringrazio Dio per il modo nuovo con il quale viene letta e interpretata oggi la Parola di Dio.
Un modo che sento molto più luminoso e anche più critico. Fino a poco tempo fa il brano del Vangelo di Matteo che è stato letto oggi veniva inteso in modo dialettico, di distinzione, di opposizione tra la Legge di Mosè e la novità del Vangelo di Gesù. Come se Gesù fosse venuto al mondo per abrogare e per sostituire la legge ebraica. Come dicesse: "agli antichi Mosè ha detto di comportarsi in un certo modo. Voi adesso cancellate tutto, perché io vi dico di fare diversamente". C'è stato Mosè, ma adesso Gesù è il nuovo Mosè.
Spesso, anche nella nostra predicazione abbiamo percorso la strada della sostituzione. Di Gesù che sostituisce Mosè, delle Beatitudini che sostituiscono le Dieci parole del Sinai, del Vangelo che sostituisce la Legge, del popolo dei cristiani che sostituisce il popolo ebraico.
Proprio questo schema sostitutivo non regge se solo si tiene conto di tante pagine di Vangelo che dicono quanto amore Gesù, il rabbino Gesù, aveva per la Legge antica, la Torah ebraica. Basterebbe riferirsi a quanto Gesù dice poco prima dell'inizio del brano evangelico odierno: "Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento. Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto" (Mt 5,17-18). Gesù afferma che neppure una "i" della Legge antica può essere dissolta, sapendo che l'iod è solo la più piccola lettera dell'alfabeto ebraico. Anzi, Gesù non vuole spostare neppure una virgola di quanto sta già scritto.

Al cuore della legge
La questione è, piuttosto, quella di andare al cuore della Legge. Ad esempio, gli ebrei ancora oggi celebrano una festa che si chiama Simchath Torah, che significa "gioia della legge". Tanto la visione ebraica della Legge richiama la gioia, quanto la parola legge nella nostra cultura ti fa sentire un senso di pesantezza, di fatica, di restrizione della tua libertà. Forse qualcuno ricorda l'immagine di quei ragazzi ebrei che cantano e danzano sulla spianata del tempio di Gerusalemme, stringendo tra le braccia i rotoli della Legge, come se ballassero con la loro ragazza. La Legge per loro è come la donna che ami. Che bello pensare alla legge come di libertà! E Gesù, che amava la Legge, cosa fa? Non la vuole dissolvere, ma portarla a compimento. Noi abbiamo interpretato le parole di Gesù a riguardo della Legge secondo una logica di opposizione e di antitesi. Come se le Sue fossero parole contro.
Gesù invece vuole far parlare meglio la Legge. Come se la Legge di Mosè non avesse ancora detto tutto. Come se Gesù dicesse: "gli antichi nel dire la Legge sono arrivati a dire questo. Ma tu adesso puoi andare oltre! Andando al cuore della Legge puoi dire molto di più. Perché se vai al cuore della legge l'orizzonte si allarga, si dilata. Non trovi scritto solo di non uccidere, ma anche di non insultare; non solo di non commettere adulterio, ma anche di non guardare in modo ambiguo e malizioso una donna; non solo di non spergiurare, ma di non giurare, perché non devi giocare con le parole per coprire la tua povertà e i tuoi limiti. Io sono venuto a svelare l'anima segreta, non impoverirla, non inaridirla, non immobilizzarla. Dunque: portala anche tu a compimento ogni giorno!".

Guardare al cuore, mettendo al centro la persona
Così, tenendo sullo sfondo questa prospettiva, ci si accorge che il modo col quale Gesù intende attuare e completare l'interpretazione della Legge è quello di andare diritto al suo cuore, alla radice: "Avete inteso che fu detto agli antichi: ‘Non ucciderai'; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio". Cioè: chi alimenta dentro di sé rabbie e rancori, è già in cuor suo un omicida. Gesù va alla sorgente della legge, perché ti sta dicendo che devi prendere le mosse da dove prende inizio ciò che poi diventa parola e gesto. Diventa azione. Come dicesse: ritorna al tuo cuore e guariscilo, poi potrai curare anche il resto. Andando alla radici t'accorgi che proprio da lì si genera la morte o la vita. Infatti: "Chi non ama suo fratello è omicida" (1Gv 3, 15). E' il disamore che uccide. Se anzitutto non ami tuo fratello allora gli togli l'aria, lo tagli fuori dal flusso della vita. In questo senso Gesù punta alla persona, valorizzandola e promuovendola. Mai Gesù assolutizza la legge per sé stessa. Se hai un contenzioso con un fratello o una sorella e stai celebrando il culto del Signore, secondo le più precise norme ecclesiastiche e liturgiche, ciò che davvero conta è che l'altro non stia male e non sia lasciato nella solitudine. Va subito a riconciliarti con lui: "lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono". Non viene negato il culto, ma stabilita una priorità. Perché scopo della legge è quello di custodire e sostenere, far fiorire l'umanità dell'altro. Infatti sta pure scritto nel Vangelo: "non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori" (Mt 9,13).

 

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