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TESTO Ti ho cercato, Signore, per contemplare la tua gloria

don Walter Magni   Chiesa di Milano

II domenica dopo Pentecoste (Anno C) (29/05/2016)

Vangelo: Mt 6,25-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 6,25-33

25Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? 26Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? 27E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? 28E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. 29Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? 31Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. 32Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. 33Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.

S. Agostino scriveva che è sempre bello ascoltare Gesù: "Bello nei miracoli, bello nella flagellazione, bello quando invitava a seguirlo, bello quando non ha disdegnato la morte, bello quando è spirato, bello quando è risorto: bello sulla croce, bello anche nel sepolcro, bello nel cielo" (En. in psalmos 44,3). Bella, direi intrigante e suggestiva, anche la pagina di Vangelo che abbiamo ascoltato oggi.

"La bellezza salverà il mondo" (Dostoevskij)
Certe immagini di Gesù sono affascinati: "gli uccelli del cielo (...) i gigli del campo".
Penso a certi discorsi, a tanti documenti ecclesiastici, senza immaginazione e senza poesia, senza ispirazione. Colpisce soprattutto l'uso insistente di alcuni verbi. Per tre volte Gesù ci esorta, anzi, ci chiede con insistenza di non cadere nella trappola dell'affanno: "non affannatevi per la vostra vita, di quello che mangerete e berrete"; "non affannatevi dicendo: ‘Che cosa mangeremo? Che cosa berremo?'", "non affannatevi per il domani". Poi c'è l'invito a cercare l'essenziale, ciò che conta: "Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia". Insomma: ascolti questa pagina e ti riconcili con la vita.
Con la sua bellezza.
Lungo i secoli l'apologetica cristiana ha sempre cercato di difendere la verità del Vangelo di Gesù e del cristianesimo servendosi di ragionamenti e di dimostrazioni, meno insistendo sulla presa immediata della bellezza. Perché, in un mondo che fatica ad ascoltare le nostre omelie, i nostri ragionamenti e a leggere i nostri documenti, non ripartiamo dalla forza convincente della bellezza?
Forti della bellezza del Vangelo e delle meraviglie prodotte lungo la storia del cristianesimo in campo architettonico, pittorico e letterario. Il teologo H. von Balthasar, nel ‘900 sosteneva che "il criterio della verità è la bellezza". Quando il criterio della verità è anzitutto la bellezza, prima di tanti concetti che parlano alla mente ci sono tante forme, fatte di colori e di suoni, che incantano i sensi. Soprattutto ci sono vite di santi, fatte della nostra stessa carne, che ti prendono il cuore.

"Dio esiste. Non sei tu. Rilassati"
Poi Gesù usa dei verbi che noi facilmente trascuriamo: "guardate" gli uccelli del cielo, "osservate" i gigli del campo. Come se Gesù ci volesse distogliere dall'affanno non solo del superfluo e dell'inutile, ma anche nei confronti di alcuni beni necessari, come il cibo e il vestito. E qui dobbiamo fare una importante distinzione. C'è una vistosa differenza tra l'occuparsi e il preoccuparsi. Non è sbagliato occuparsi delle cose necessarie. Importa, piuttosto, non lasciarsi occupare, pre-occupare eccessivamente, anche da queste cose. Subendone una sorta di incursione, di invasione e di predominio. Se certe cose eccedono, nella vita si finisce per perdere il volto della gente, il suo pianto o il suo sorriso. Cosa potrebbe pensare Gesù di certe nostre preoccupazioni e di certe nostre ansie?
Che sono un segno di stoltezza. In fondo: la preoccupazione per il futuro ci regala anche solo un'ora in più di vita? Non si rischia, piuttosto, di finire prima i nostri giorni? "Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?".
Anche certe esperienze di crisi - economica, di certi valori, ecc. - nascondono una grazia!
C'è una grazia, un messaggio evangelico, una buona notizia dentro l'esperienza di certe provvisorietà, di una certa precarietà! Alcune forme di depressione diffuse spesso nascondono la pretesa che tutto sia sotto il nostro controllo, mentre gli anni passano e il mondo va avanti lo stesso. Meglio tornare a sorridere un po' di se stessi. Magari con un pizzico di autoironia! Soprattutto se negli anni della giovinezza e della maturità ci è stata chiesta qualche forma di presidenza e di direzione! Mentre prendevo un caffè in un bar, mi ha colpito la scritta stampata su delle cartoline sparse sul bancone: "Dio esiste. Non sei tu. Rilassati".

Primato del Regno di Dio
Ma contro l'affanno e la preoccupazione Gesù ci fa un regalo più grande dei nostri ragionamenti: ci invita a riconsiderare la paternità di Dio nei confronti della realtà. Perché noi abbiamo a che fare con un Dio che Si occupa persino dei dettagli della vita delle Sue creatura. Compresi gli uccelli dell'aria e l'erba del campo, che ai nostri occhi valgono così poco. E, dunque, come potrà dimenticarSi di noi?
Si comprende l'ultimo verbo imperativo del brano evangelico odierno: "Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta". Non è un anzitutto, un prima, in senso cronologico, come se prima si fa una cosa e poi un'altra, ma di un prima che allude ad un primato, a una presidenza che conduce davvero l'intera realtà. Che ci assicura che non siamo lasciati al caso o a chissà quale cieca necessità.
A volte mi domando se ancora oggi si può parlare di Provvidenza. In un'epoca - la nostra - nella quale la corsa a ogni forma di previdenza la fa da padrona. Gesù è comunque chiaro e diretto: "non preoccupatevi dunque dicendo: "Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?". Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno". Certo, questo non è un invito a chiudere ingenuamente gli occhi, dando spazio alla spensieratezza e all'ingenuità. Importa, ascoltando questo Vangelo, rimettersi sulla lunghezza d'onda dello sguardo ampio, lungo e paziente di Dio. Su ciascuno di noi, ma anche sulle cose e sul mondo. Nella rinata bellezza del mondo / ogni giorno mi levo e mi consumo / creatura momentanea di durata infinita, / tesso per il Creatore la veste della vita. (Maura Del Serra)

 

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