TESTO Commento su Giovanni 14,15-16.23-26
Pentecoste (Anno C) - Messa del Giorno (15/05/2016)
Vangelo: Gv 14,15-16.23-26
«15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre»,
23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Ancora una volta Giovanni! Ancora una volta un brano tratto dai "discorsi di addio"!
Una domanda lecita che può essere sollevata verte sul motivo per il quale la liturgia del tempo di Pasqua ci offra a piene mani brani del quarto vangelo appartenenti al contesto delle ultime ore della vita terrena di Gesù. Anche in questa solennità di Pentecoste non si legge un racconto pasquale, bensì una breve sezione del capitolo 14.
La prima causa di questa scelta è dettata dal fatto che le promesse contenute nei capitoli 13-17 vengono realizzate in prima istanza nei capitoli 20 e 21, proprio nei racconti di risurrezione. Ad esempio, la promessa della pace donata ai discepoli (14,27) viene realizzata col saluto/augurio/benedizione di Gesù nella giorno di pasqua e otto giorni dopo: "Pace a voi!". Inoltre, la sicurezza che i discepoli non saranno lasciati orfani e che il Risorto si mostrerà loro (14,18-19) si attua proprio con la visita del Cristo non luogo in cui i discepoli si erano riuniti per timore dei Giudei. Infine, l'assicurazione di inviare lo Spirito (14,17.26; 15,26; 16,13) si concretizza con il soffiare del Risorto sui suoi discepoli.
Ed ecco, dunque, il nucleo della liturgia odierna: il dono dello Spirito.
Nella prima lettura, tratta dagli Atti, si contempla l'irrompere dello Spirito nel cenacolo come un vento impetuoso che scuote le porte e invade i cuori. Il contesto in cui si pone questa irruzione è inserito nella festa ebraica di Pentecoste, in cui si celebrava il dono della Legge a Mosè sul Sinai. L'alleanza proposta da Dio ad Abramo e al popolo si "perfeziona" attraverso l'ascolto della Legge e la sua osservanza. Significativamente, dunque, il brano evangelico nasce proprio dal rapporto tra amare il Cristo e osservare i suoi comandamenti. Con maggiore precisione si sottolinea che osservare i comandamenti è conseguenza ed effetto dell'amore di e per Gesù. Alla base di tutto sta il comandamento dell'amore che Gesù ha sottolineato, ribadito, vissuto e portato a compimento in tutta la sua vita e, con maggiore pregnanza, nel dono finale.
Per Giovanni la croce è il momento della glorificazione del Cristo, l'apice della salvezza, l'evento determinante del cammino compiuto. In essa è già presente, in nuce, il mistero della risurrezione, della vita nuova, del dono dello Spirito, della santificazione dei discepoli. Gesù conferma per due volte che sarà inviato il Paraclito, un altro Paraclito, dal momento che il primo è stato lui stesso. Le molte traduzioni di questo termine ne mostrano l'ampiezza lessicale e semantica: il consolatore, l'avvocato, il difensore, il piegatore, colui che giace accanto, chi fa deviare. In altre parole è una sorta di avvocato difensore che pone la propria maestria e benevolenza nel proteggere il proprio assistito. Nella mentalità apocalittica la sciagura causata dai peccati e dalle mancanze incombeva sull'uomo e attendeva un evento salvifico che liberasse dalla schiavitù spirituale e dal peso del male. Gesù con la sua morte non solo libera dal peso della schiavitù, ma dona vita nuova e sancisce la presenza di un avvocato che non abbandona. Il dono dello Spirito, pertanto, costituisce il dono della Nuova Legge, il compimento della Legge mosaica attraverso il sigillo del sangue e dell'amore. In questo senso, il discorso dell'amore e dell'osservanza della Legge diviene il centro focale della buona notizia. La Pentecoste come culmine della salvezza e ripartenza per un annuncio che si fa concreto anche nella vita della comunità credente.