TESTO Dio si manifesta nell'amore
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VI Domenica di Pasqua (Anno C) (01/05/2016)
Vangelo: Gv 14,23-29
23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
Il brano di Vangelo ascoltato domenica scorsa e quello di oggi ci dicono una cosa molto semplice e bella: chi cerca Dio, lo trova nell'amore! Possiamo dire che l'amore è il luogo della presenza di Dio... laddove si ama, lì c'è Dio (lo dice anche un canto forse un po' datato ma bello).
E l'amore è gratuito, proprio come quello che Gesù già domenica scorsa aveva proposto ai suoi discepoli → non: come io vi ho amato voi amate me... ma: come io vi ho amato, amatevi tra di voi. Papa Francesco diceva questa cosa bella agli adolescenti sette giorni fa: l'amore è la carta d'identità del cristiano! Dico io... l'amore, non il numero di messe o di rosari o di comunioni... l'amore! Dal momento che siamo stati amati così, anche noi possiamo amare... si tratta di entrare dentro, si tratta di imparare, si tratta di ricordare, fare memoria... il vangelo di oggi ci dice che è lo Spirito Santo ad aiutarci a fare questo, ci insegna, ci fa ricordare tutte le parole di Gesù.
In questa pagina Gesù dice dove lo possiamo trovare, incontrare, riconoscere... e lo dice per rispondere alla domanda di un discepolo che ancora una volta è convinto di altro, che Dio cioè sta in tutto quello che è speciale e meraviglioso; il contesto infatti è quello della domanda che Giuda Taddeo fa a Gesù proposito della sua manifestazione: per quale motivo ti manifesterai a noi e non al mondo? Provo a tradurre: per quale motivo ti manifesterai ad un gruppetto sparuto di persone e non alle moltitudini? Non sarebbe meglio raggiungere subito le folle, il maggior numero di persone possibile dimostrando che sei Dio? Sarebbe tutto più credibile, tutto più convincente... in questo mi pare di capire che Giuda mostra tutta la sua preoccupazione, forse la preoccupazione di tutti gli apostoli: se continua così, sulla linea della semplicità, dell'umiltà, della povertà, chi mai potrà aggiungersi a noi? E poi la tradizione dei nostri padri, che ci parla di una manifestazione pubblica, con potenza e gloria e qui continuamente ci viene raccomandata la discrezione, il nascondimento...
Ma allora domandiamoci, sulla scorta di quanto vi dicevo prima: dove sta Dio? Dove lo posso incontrare? In un miracolo o in una carezza? In un'apparizione o in una stretta di mano carica di solidarietà? In una statua che piange dentro qualche giardino, o in un amico che piange con te in un momento difficile? In un agire che sia poderoso e forte, o in una relazione, ed una relazione che non sia di dominio, di comando, nella quale invece di forzare, convincere, proprio come ha fatto Gesù ci si consegna?
Ci parla il vangelo, di un Dio che ama al punto da fare della nostra persona, della nostra vita, una casa, la sua casa! → prenderemo dimora presso di lui... casa di Dio è ogni persona che osserva la sua Parola, ovvero che custodisce la sua Parola. Si... è una parola da custodire quella di Dio, proprio come si fa con qualcosa di molto prezioso... con una gemma o con un tesoro. Penso a quanto è bello quando da bambini ci si invita a casa l'uno dell'altro per giocare... penso a tutte quelle persone che ti accolgono e ti dicono fai come fossi a casa tua... penso a chi casa non ce l'ha... penso ad ognuno di noi chiamato ad essere casa di Dio ogni domenica ascoltando la sua Parola. Ognuno di noi riceve il dono di Dio perché è per tutti lo Spirito Santo, ognuno di noi può aprire il libro e lasciarsi insegnare e ricordare ogni cosa che Gesù ha fatto ed ogni parola che Gesù ha detto... ogni credente, diceva un papa, anche l'ultimo dei credenti, può interpretare la Parola di Dio come la interpreto io! Penso allora alla seconda lettura, a quell'angelo che prende Giovanni e lo porta in alto a vedere la città santa: l'angelo che "mette in movimento", la guida per metterci in cammino e per farci "vedere", nel vangelo Gesù "porta". "Vieni io ti mostrerò" dice l'angelo a Giovanni ed è la grazia di essere introdotti a vedere. E' la Parola di Dio che ci aiuta a vedere tutto, a capire: ringraziamo il Signore per tutte le occasioni, persone, storie che ci hanno aiutati a salire, vedere un po' di più. Ognuno è quell'Angelo che dice "Vieni io ti mostrerò..."
Devo ringraziare un ragazzo che lunedì scorso durante le confessioni a Roma mi ha aiutato a capire meglio l'attraversamento della porta santa. Mi ha detto: in quel momento ho capito che non è qualcosa di automatico, qualcosa di magico... non è semplicemente passare ed entrare nella Basilica di San Pietro. Ho attraversato quella porta per entrare dentro di me, Gesù porta mi aiuta ad entrare dentro di me per visitare quel santuario che sono io e per scoprire che lui è già lì, ad accogliermi e ha varcato quella porta prima di me.
Sempre sulla seconda lettura che è tratta, ricordo, dal libro dell'Apocalisse, che comincia con l'immagine di una porta aperta nel cielo... e si conclude con una immagine simile: una città, la Gerusalemme del cielo, che al tempo stesso è protetta ed indifesa, circondata da un grande muro però aperto da dodici porte che sono un invito per tutti ad entrare. Qui non posso non condividere con voi (e concludo), un articolo che ho letto con tanto piacere e parla di un vescovo austriaco che in questi giorni ha cercato di vivere quello che la parola di Dio suggerisce: Fa discutere la decisione del vescovo di Eisenstadt, Mons. Ägidius Zsifkovics, di non ottemperare alla richiesta della direzione di polizia di installare su terreni appartenenti alla Chiesa un tratto della barriera che deve dividere l'Austria dall'Ungheria. Il vescovo, che è coordinatore in tema di profughi delle Conferenze episcopali europee, spiega: "Sono consapevole della difficile situazione della Stato, ma non posso accettare per motivi di coscienza". Aggiunge: "L'anno scorso, quando circa 200mila persone hanno passato il confine, abbiamo creato da un giorno all'altro in edifici ecclesiastici mille alloggiamenti di fortuna per famiglie sfinite, donne, bambini e persone anziane e indebolite. E ora dovremmo installare steccati sui terreni della Chiesa? È il mio corpo stesso che si ribella". Infine: "Capisco le paure delle persone che percepisco attorno a me. Però sarei un cattivo vescovo, se non sapessi dare a queste paure una risposta cristiana. E questa risposta non è lo steccato. Semmai, in caso di necessità, un buco nello steccato!".