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TESTO Commento su Giovanni 10,27-30

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IV Domenica di Pasqua (Anno C) (17/04/2016)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

Noi siamo tra quelle pecore! Questa è la consolazione più grande: essere riconosciuti da Gesù e collocati fra coloro che lo ascoltano, lo seguono e che per questo ricevono da lui vita eterna e assoluta protezione. Null'altro serve e non lo si deve a nostro merito o nostra partecipazione al mistero della fede. Tutto è grazia e dobbiamo riconoscere il dono del Signore per non peccare di ingratitudine e orgoglio.

È il figlio di Dio a dirlo: "Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno". E rafforza la promessa chiamando il Padre a garante: "Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre". Ci inchiniamo, con fede, dinanzi all'onnipotenza della misericordia di Dio. E portiamo lo sguardo nel fondo del segreto di tutto: "Io e il Padre siamo una cosa sola".

Gesù frequenta il Tempio; afferma che il nuovo tempio è il suo "corpo"; nel tempio ritrova il paralitico che aveva guarito e perdonato l'adultera... Il passeggiare di Gesù nel tempio è immagine della comunione del Padre e del Figlio, nella quale troviamo il perdono e la pace.

Gesù dice che tutta la sua vita, tutto ciò che lui ha fatto in nome del Padre, è il segno che lui è il Cristo che è venuto a dare la salvezza, la vita e la luce agli uomini. Eppure per i Giudei è proprio questa parola - "Io e il Padre siamo una cosa sola" - la bestemmia che merita la lapidazione: "Non vogliamo lapidarti per un'opera buona, ma perché tu bestemmi. Sei soltanto un uomo e pretendi di essere Dio!". Difatti decidono di lapidarlo. Coloro che decidono di lapidarlo sono quelli che aspettavano il Messia e avevano ricevuto la rivelazione di Dio. Quando si vedono davanti Gesù, dicono che non può essere così.

Commento a cura di don Angelo Sceppacerca

 

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