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TESTO Commento su Lc 13,1-9

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III Domenica di Quaresima (Anno C) (28/02/2016)

Vangelo: Lc 13,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. 8Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Collocazione del brano
Il nostro cammino di Quaresima in questa terza domenica, abbandona lo schema classico che lo accomuna ai percorsi dell'anno A e B (vangelo delle tentazioni e Trasfigurazione), per seguire un suo itinerario.
Il vangelo di oggi è l'inizio del capitolo 13, in cui Luca ci parla della predicazione di Gesù alla folla mentre è in viaggio verso Gerusalemme. In questo brano si fa riferimento alla città santa, a Pilato e al tema della morte. Sembra un anticipo della passione che si compirà a Gerusalemme. Il brano è formato da due parti che pur avendo caratteristiche diverse, convergono sullo stesso argomento, la conversione. Nella prima parte Gesù commenta un fatto di cronaca da poco avvenuto. Egli continua poi con una parabola.

Lectio
1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici.
Gesù stava parlando alla folla della necessità di valutare le cose e giudicare ciò che è più giusto fare. Questo lo diceva per esortarli a riconoscere che il tempo è ormai giunto. Il tempo (kairos), il momento decisivo della salvezza. In quello stesso tempo si presentano a lui alcuni a portargli la notizia di un fatto molto grave. Pilato aveva fatto uccidere dei pellegrini provenienti dalla Galilea. Il fatto si può situare durante il tempo pasquale, unico periodo in cui anche i laici potevano prendere parte ai sacrifici nel tempio. Costoro potevano essere stati assaliti mentre salivano la collina del tempio oppure se la menzione del sangue va presa alla lettera, essi furono uccisi durante il sacrificio. In questo caso alla strage bisognava aggiungere anche il sacrilegio. Le fonti dell'epoca di Pilato non ci parlano di un fatto del genere, però la cosa è verosimile, poiché conosciamo la crudeltà con cui agivano i romani nelle terre da loro conquistate.
Perché questi alcuni, di cui non è precisata l'identità, hanno riferito questa notizia a Gesù? Poteva essere un'informazione interessata, puntando sul fatto che anche Gesù era galileo: per suscitare in lui una reazione ostile a Pilato, in modo da denunciarlo alle autorità. Oppure se questi alcuni fossero stati dei farisei, ciò poteva implicare una domanda teologica sulla giustizia divina: visto che le disgrazie (nella mentalità del tempo) venivano lette come una punizione, come capire la morte di questi pellegrini, proprio nell'istante in cui stavano mostrando la loro devozione a Dio?
Gesù come è suo solito esce dalla casistica e approfitta della notizia mettendola a servizio del suo annuncio.

2Prendendo la parola, Gesù disse loro: "Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
Gesù esclude che la morte di quei Galilei sia una punizione. Questa morte però deve servire da segno, da avvertimento per i presenti, perché comprendano l'importanza del tempo che stanno vivendo. Essi devono cogliere l'occasione che viene data loro dalla predicazione di Gesù e devono prendere posizione, ossia si devono convertirsi.

4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo".
Gesù rincara la dose ricorrendo ora a un fatto puramente accidentale, e che quindi non prestava il fianco a rivendicazioni politiche. La torre di Siloe doveva far parte del muro di cinta della città vicino al canale di Siloe che portava l'acqua alle fonte di Ghilon fino alla piscina omonima nella parte sud-orientale della città. Anche di questo fatto non abbiamo altre notizie. La risposta di Gesù è identica alla precedente. Tutti sono peccatori e hanno bisogno di conversione. Non nel senso generico di migliorare il proprio comportamento, ma nel senso radicale espresso dall'annuncio di Gesù: il Regno è vicino.

6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò.
L'insegnamento dei versetti precedenti viene ora illustrato con la parabola del fico sterile. Luca, nella sezione del viaggio a Gerusalemme, accosta spesso le affermazioni di Gesù al racconto di una parabola. L'immagine del fico, e più in genere dell'albero, è usuale nella Bibbia, spesso indica Israele. Lo ritroviamo nell'episodio del fico maledetto (Mc 11,12-14.20-25). L'albero che non dà frutto si trova anche nella predicazione di Giovanni Battista (Lc 3,9). Quindi qui l'allusione a Israele è chiara: il popolo è come un fico che non dà frutti.

7Allora disse al vignaiolo: "Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?".
Il padrone afferma esplicitamente quanto detto nel versetto precedente: non ci sono frutti sul fico. I tre anni non vanno intesi in senso simbolico, ma in senso pratico. Un albero può anche non dare frutto per un anno, ma se non lo da per tre anni è proprio diventato sterile. Con la sua presenza rende improduttivo il terreno (questo è il senso di katargein, rendere inutile, inefficace la terra). Quindi è meglio tagliarlo!

8Ma quello gli rispose: "Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai"».
All'albero viene concessa una tregua di un anno e una cura specifica, un ultima chance. Se porterà frutto in futuro, bene, altrimenti sarà tagliato. La parabola non ha bisogno di spiegazione. Riflette la visione di Gesù: Israele, nel suo complesso è lontano da Dio. Dio gli offre attraverso il ministero di Gesù una possibilità di riconciliazione. Questo è il tempo decisivo prima della venuta finale del Regno, l'anno di grazia di cui Luca parlava già nel cap. 4. Anche per noi è tempo di portare frutto convertendosi alla misericordia, e rivolgere il cuore verso i poveri, verso tutti coloro che attendono una parola di salvezza.

Meditatio
- Capita anche a me di pensare che se qualcuno è colpito da disgrazie o malattie, queste siano una punizione per i suoi peccati?
- In cosa dovrei convertirmi?
- Ma cosa dovrei fare per dare davvero frutto?

Preghiamo
(orazione per la III domenica di Quaresima)
Padre santo e misericordioso, che mai abbandoni i tuoi figli e riveli ad essi il tuo nome, infrangi la durezza della mente e del cuore, perché sappiamo cogliere con la semplicità dei fanciulli i tuoi insegnamenti, e portiamo frutti di vera e continua conversione. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

 

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