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TESTO Ecco l'Agnello di Dio

don Romeo Maggioni   Home Page

II Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (16/01/2005)

Vangelo: Gv 1,29-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Giovanni, 29vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. 31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

32Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. 34E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Giovanni evangelista, il teologo, era là al Giordano, discepolo del Battista. Vide il battesimo di Gesù e ne trasse una profonda meditazione, caricando le parole del Precursore delle sue intuizioni sulla Persona del Messia: "E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio".

"Figlio di Dio" ne definisce l'intimo essere; quel Messia (colui sul quale scende lo Spirito e lo dona nel battesimo) è in realtà il Verbo fatto carne venuto tra noi come salvatore. L'immagine che definisce contenuti e stile di questa salvezza è quella dell' "Agnello di Dio".

Lo proclama quotidianamente la Chiesa ad ogni messa prima della comunione.

1) GIOVANNI DICE: ECCO L'AGNELLO

Un giorno Abramo saliva l'erta del monte Moria. Il figlio Isacco gli chiese: "Padre mio, ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello per l'olocausto? Abramo rispose: Dio stesso provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio" (Gen 22). Proprio sul monte Dio stesso sacrificò il suo Figlio Unigenito, come "l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo". Il salmo responsoriale oggi mette in bocca a Gesù questa dichiarazione: "Sacrificio e offerta non gradisci, non hai chiesto olocausto e vittima per la colpa. Allora ho detto: Eccomi, io vengo". Commenta la Lettera agli Ebrei: "Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre" (Eb 10,10). Scrive san Paolo, riassumendo un po' così tutta la sua teologia della salvezza: "Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono stati giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù. Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia" (Rm 3,23-25). Gesù è l'agnello quale sacrifico di espiazione per la riconciliazione di tutti gli uomini con Dio. La radice d'ogni male e della morte è il peccato. Liberare l'uomo dal peccato è costato la morte di un Dio.

Quel venerdì della morte di Gesù, nel tempio di Gerusalemme si preparava la pasqua e venivano uccisi gli agnelli per la cena rituale solenne. Giovanni (Gv 19,36) ne nota la coincidenza per dirci che ora "il nostro agnello pasquale è Cristo immolato, Lui è ormai la nostra vera Pasqua" (1Cor 5,7). Era, per la pasqua ebraica, un sacrificio di comunione con Dio per rinnovare l'alleanza del Sinai. Gesù fa di sè il sacrifcio della riconciliazione e della nuova ed eterna alleanza, la vera Pasqua attuata nel sangue sparso per tutti in remissione dei peccati.

Isaia aveva ben prefigurato il Messia come "l'agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca" (Is 53,7). San Pietro commenta di Gesù: "Oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia" (1Pt 2,23). Gesù tace di fronte ai suoi accusatori. E' lo stile della redenzione. E' l'agnello che non reagisce, ma pone tutta la sua fiducia in Dio, sua giustizia. E' il mite e umile di cuore che vive e proclama le beatitudini e vince il male col bene.

2) LA CHIESA DICE: ECCO L'AGNELLO

Ad ogni messa la Chiesa rinnova il sacrificio redentore di Cristo, e agli invitati alla cena pasquale sempre ripete: "Ecco l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo". Ogni giorno abbiamo bisogno del sacrificio di quell'Agnello immolato per noi:"Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori, è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di tutti noi" (Is 53,2-12). Per questo il sacerdote - in persona Christi - dice: Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi. Solidale con noi, Cristo ha voluto esprimere a nome nostro e in nostro favore tutta la faticosa obbedienza che ci riscatta e ci salva davanti a Dio. Questo atto è ripresentato perché anche noi diventiamo capaci di una medesima obbedienza.

Prosegue il sacerdote alla consacrazione: "Questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati". Gesù è l'agnello immolato per approfondire ogni giorno in noi l'alleanza con Dio. Come l'agnello della pasqua ebraica era portato a casa per essere mangiato in famiglia in segno di comunione con Dio, così alla messa il Corpo immolato di Gesù viene mangiato per far crescere la comunione con lui: "Chi mangia di me vivrà per me" (Gv 6,57).

La meditazione sulla croce fa riflettere (e un poco spaventa): Gesù ha voluto salvare non con la parola, non con i miracoli, ma con la sua immolazione innocente e mite del Calvario. Questo deve essere lo stile e la missione della Chiesa stessa, e la sua unica fecondità. Gesù-agnello richiama questa sua parola detta ai discepoli: "Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi" (Lc 10,3). Quando Pietro invita i cristiani "ad essere pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi", aggiunge: "Tuttavia sia fatto con dolcezza e rispetto. E' meglio infatti, se così vuole Dio, soffrire operando il bene che facendo il male" (1Pt 3,15-17). E le Beatitidini dei miti, dei misericordiosi, degli operatori di pace si concludono con la ricompensa per "quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia" (Mt 5,11).

Per quelli che hanno "lavato la loro veste nel Sangue dell'Agnello" arriverà il giorno della ricompensa piena e del canto di lode: "L'Agnello che fu immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione. Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio con il tuo sangue uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione e li hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti e regneranno sopra la terra" (Ap 5,9-12).

 

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