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TESTO Commento su Giovanni 3,23-32a

don Michele Cerutti

5a domenica Tempo di Avvento (anno C) (13/12/2015)

Vangelo: Gv 3,23-32a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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23Anche Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché là c’era molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. 24Giovanni, infatti, non era ancora stato gettato in prigione.

25Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. 26Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». 27Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. 28Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. 29Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. 30Lui deve crescere; io, invece, diminuire».

31Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. 32Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza.

Il popolo di Israele cerca la protezione dell'Egitto e con questo capitolo si dà inizio agli avvertimenti di Jahvè attraverso Isaia rivolti verso gli israeliti.
Ma Jahvè avverte anche, attraverso il profeta: Eppure il Signore aspetta con fiducia per farvi grazia, per questo sorge per avere pietà di voi, perché un Dio giusto è il Signore; beati coloro che sperano in Lui.
E' il monito che il Signore rivolge a ciascuno di noi in questo tempo di Avvento e in questo inizio di Giubileo. Il popolo di Dio va alla ricerca di altro, ma il Signore aspetta anche davanti alle nostre infedeltà. Noi siamo certi che è Gesù stesso che ci viene a cercare.
Papa Francesco lo dice nell'Udienza di Mercoledì 09 dicembre 2015.
«Sentire forte in noi la gioia di essere stati ritrovati da Gesù, che come Buon Pastore è venuto a cercarci perché ci eravamo smarriti» (Omelia nei Primi Vespri della Domenica della Divina Misericordia, 11 aprile 2015): questo è l'obiettivo che la Chiesa si pone in questo Anno Santo. Così rafforzeremo in noi la certezza che la misericordia può contribuire realmente all'edificazione di un mondo più umano. Specialmente in questi nostri tempi, in cui il perdono è un ospite raro negli ambiti della vita umana, il richiamo alla misericordia si fa più urgente, e questo in ogni luogo: nella società, nelle istituzioni, nel lavoro e anche nella famiglia.
Quante icone di attesa il Signore ci presenta nella Scrittura.
Il figliol prodigo è la parabola sintesi che mostra come il Padre non si stanca di aspettare il figlio e ancor prima che questo ultimo proferisca parole di pentimento chi lo attende lo accoglie a braccia aperte.
Con queste parole che dovremmo scolpirci nel cuore dovremmo cercare di vivere il Giubileo.
Un tempo questo in cui siamo chiamati a impegnarci maggiormente a vivere nella logica dell'Amore che il Padre riversa su di noi.
Riscoprire la dolcezza di un rapporto intimo con Dio. Una intimità che non vuol dire un rapporto individuale con il Signore, ma che passa anche attraverso la condivisione con i fratelli. Si scopre l'Amore proprio anche nella dimensione fraterna.
Luogo privilegiato del rapporto con Dio è la Chiesa. Attraverso essa scopriamo la grandezza che il salmista descrive nel salmo proclamato. Il Signore si curva su tutte le nostre fragilità e sa ciò di cui abbiamo bisogno. Riscoprire allora la grandezza di Dio attraverso la Sua Sposa, la Chiesa, intesa come popolo di Dio in cammino.
Paolo ci invita nella lettura proclamata a guardare a quella porzione che è costituita dai ministri. Alla comunità di Corinto precisa qualcosa di importante: il ministro non annacqua il Vangelo, il ministro non annuncia se stesso, annuncia la Verità senza compromessi.
Questo periodo di preparazione al Natale siamo chiamati a pregare per i sacerdoti. Essi in questo periodo sono chiamati a raccogliere nel sacramento della riconciliazione i peccati e a indicare percorsi nuovi. Sostenuti dalla preghiera possono essere uomini in grado di illuminare coloro che sono avvolti nelle tenebre.
Quante critiche oggi si rivolgono nei confronti dei preti, ma domandiamoci quanto preghiamo per loro. Se alla montagna di critiche e di pettegolezzi corrispondessero preghiere il popolo di Dio sarebbe guidato da mani sicure.
Il brano evangelico ci presenta ancora una volta il modello del Battista. In queste settimane ci ha accompagnato. Egli ci esortava a spianare la strada, egli si è presentato nella semplicità del dubbio, quando arrestato in prigione si chiede se era veramente Gesù coLui che era venuto a liberarci. Oggi la liturgia ci fa fare un passo indietro e ci offre una lezione importante. Battista, che davanti ai discepoli che non comprendono Gesù, che fa da concorrente al precursore e battezza, fa un passo indietro ed indica lui stesso nello stesso Gesù il Messia atteso. Le promesse si sono realizzate quel Messia ormai cammina nella storia.
Una grande lezione ci offre Giovanni egli sa indicare Gesù e non si mette al suo posto, ma fa un passo indietro.
Una lezione a tutti noi popolo in cammino fare posto a Gesù nella nostra vita non mettendoci al suo posto.
Se sappiamo dare il giusto posto a Gesù allora possiamo saperlo indicare agli uomini che lo ricercano.
Un metterci da parte per far trionfare la Verità, la giustizia via in cui la misericordia prende la sua giusta connotazione.

 

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