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TESTO Commento su Giovanni 3,23-32a

don Walter Magni  

5a domenica Tempo di Avvento (anno C) (13/12/2015)

Vangelo: Gv 3,23-32a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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23Anche Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché là c’era molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. 24Giovanni, infatti, non era ancora stato gettato in prigione.

25Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. 26Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». 27Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. 28Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. 29Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. 30Lui deve crescere; io, invece, diminuire».

31Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. 32Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza.

Fratelli e sorelle,
dopo aver ascoltato il Vangelo della V domenica di Avvento (13 dicembre 2015) ci domandiamo: l'insegnamento di Giovanni Battista, che abbiamo ascoltato, da cosa è provocato? Cosa ci sta sotto? Una vera e propria malattia dello spirito, quasi un cancro tipico delle religioni e proprio dei movimenti religiosi. Una sorta di idolatria dei capi, di fanatismo, l'ubriacatura dell'appartenenza.

"Nacque allora una discussione..."
Di cosa discutevano i discepoli di Giovanni Battista? Gli dicevano: tuo cugino, al quale tu hai reso testimonianza dall'altra parte del Giordano, si è messo anche lui a battezzare. Tutti vanno da lui e la gente non viene più da noi. A loro faceva problema la concorrenza. Non si preoccupavano tanto che la gente cominciasse ad aprire il cuore a Dio. Il loro problema era piuttosto che il gruppo degli altri era più grande del loro e che proprio il loro leader, Gesù, avesse più consensi di Giovanni. Misuravano gli ascolti, gli indici di gradimento, l'audience, lo share, come dicono oggi. Il loro leader prende il posto di Dio. Conta il loro movimento, l'istituzione, l'appartenenza.
Comunque il Battista risponde senza lasciare margini di incertezza. Dirotta la questione in un'altra direzione, rimproverando i suoi di non avere memoria: "voi mi siete testimoni che io vi ho detto: Non sono io il Cristo". E conclude dicendo: "Lui deve crescere; io, invece, diminuire". Una frase poco ricordata, ma soprattutto poco praticata.
Immaginate che sconcerto se si cominciasse a dire che è bene che la Chiesa diminuisca. Che si guardi meno alla Chiesa, che i suoi esponenti siano meno sotto i riflettori, perché importa che sotto i riflettori ci sia anzitutto nostro Signore! Non siamo noi la salvezza del mondo. Non lo era Giovanni, tanto meno noi. Dovremmo cominciare a proclamare con coraggio che la Chiesa è relativa, che noi nella Chiesa siamo relativi; che la Chiesa e noi in essa esistiamo solo in funzione di Lui!

L'amico dello sposo
Nel brano che abbiamo ascoltato, ancora una cosa mi colpiva: il fatto che Giovanni decide di evocare il Messia con l'immagine dello Sposo. Un'immagine di Dio che già appartiene alla Scrittura e che Giovanni, chiudendo l'Antico e aprendo il Nuovo, accredita con grande intensità e passione ai nostri occhi. Perché l'immagine sposo-sposa ci narra la storia e la passione di una relazione. Giovanni, riprendendola dalla Bibbia, non teme di riprenderla e usarla per dire la gioia, la pienezza che deriva dall'amare e soprattutto dal sentirsi amati da Dio! Di se stesso, invece, amico dello Sposo, Giovanni diceva propriamente: "L'amico dello sposo che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena". Già ci sarebbe da riflettere sul fatto che quando un'espressione religiosa diventa organizzazione e istituzione, diventa schieramento e appartenenza, facilmente ci si perde nella logica spesso rigida delle regole e dei codici, perché si perde il cuore. Si perde cioè l'anima, lo spirito proprio di una relazione più interiore e profonda. Ma la riflessione potrebbe continuare anche a riguardo della stessa realtà sponsale e matrimoniale, quando viene ridotta a legge. Perdendo, cioè, l'anima che l'attraversa, che è anzitutto relazione, rapporto, tensione reciproca e continua. Quando tutto questo cade e non si rinnova, allora anche un matrimonio sconfina nella pesantezza, senza più alcuna gioia. E il fatto è che anche la nostra fede riposa anzitutto sulla verità di una relazione. Di una relazione che, se c'è, diventa capace di fedeltà.

L'ascolto che nasce dall'amore
Una relazione che ti fa ascoltare con gioia la voce del tuo Signore. Ricordate quando Gesù diceva: "Le mie pecore ascoltano la mia voce"? In un caso come questo l'ascolto nasce solo dall'amore. Così viene più facile riprendere anche un'altra immagine, che oggi ci ha regalato il profeta Isaia: quella del maestro. Dice così: "Non si terrà più nascosto il tuo maestro, i tuoi occhi vedranno il tuo maestro, i tuoi orecchi sentiranno questa parola dietro di te: ‘questa è la strada, percorretela, caso mai andiate a destra e a sinistrà".Che subito il profeta specifica come un andare dietro agli idoli. Sempre così seducenti, luccicanti, ma vuoti. E oggi di idoli ce ne sono un'infinità, mentre solo uno è il Maestro. Anche in questo caso ci dobbiamo convincere: noi siamo sempre relativi, Maestro è solo Lui. E la via per seguirLo non è lastricata dalle nostre prescrizioni, ma anzitutto da una relazione che non è neppure frutto di chissà quale applicazione. Togliamoci quell'inutile aria di superiorità, come diceva Gesù: "Voi non fatevi chiamare 'rabbi', perché uno solo è il vostro Maestro, e voi siete tutti fratelli" (Mt 23,8). Per questo anche Paolo scriveva ai cristiani di Corinto: "Noi infatti non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore: quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù". Non possiamo permetterci di spadroneggiare sulla fede dei fratelli e delle sorelle. Noi tutti siamo servitori non maestri. Come tutto cambierebbe colore se imparassimo ad accogliere gli insegnamenti del nostro Maestro tenendo sullo sfondo anzitutto la relazione con Lui. Come ancora ci ha detto il profeta Isaia: "Egli concederà la pioggia per il seme che avrai seminato nel terreno, e anche il pane, prodotto della terra, sarà abbondante e sostanzioso".

 

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