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TESTO Da Dio all'uomo Dall'uomo ai suoi simili

mons. Roberto Brunelli

III Domenica di Avvento (Anno C) - Gaudete (13/12/2015)

Vangelo: Lc 1,26-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 3,10-18

In quel tempo, 10le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». 11Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». 12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». 13Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 14Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

18Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Dopo il papa in San Pietro lo scorso martedì, oggi tutti i vescovi del mondo aprono la Porta Santa nella rispettiva cattedrale. E' un gesto per dire, nell'anno della misericordia, che la misericordia di Dio abbraccia il mondo intero, l'intera umanità.

La misericordia su cui questo anno santo richiama l'attenzione è quella di Dio per l'uomo, che deve diventare misericordia dell'uomo per i propri simili. E' anche il tema del vangelo odierno (Luca 3,10-18). "Preparate la via del Signore": l'invito di Giovanni Battista, risuonato la scorsa domenica, si concretizza oggi in un elenco di indicazioni su come tradurlo in pratica. Glielo chiesero quanti accorrevano a lui: "Che cosa dobbiamo fare?"

La prima è un'indicazione valida per tutti: chi ha due vestiti ne dia uno a chi è senza, e altrettanto faccia per il cibo. Seguono indicazioni per categorie particolari; ai pubblicani, gli esattori delle tasse, dice di non esigere più di quanto è dovuto, e ai soldati raccomanda: "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe". Si legge, dietro queste esortazioni, un costume sociale allora (solo allora?) diffuso, di disinteresse verso i meno fortunati e di abusi da parte di chi sa imbrogliare o usare la forza. E si legge una delle ragioni per le quali Giovanni è designato come il precursore di Gesù, di chi cioè ha elevato l'amore del prossimo (che implica l'evitare ogni forma di ingiustizia e di violenza) a cardine dei suoi precetti: l'amore per il prossimo, come risposta concreta alla misericordia di Dio per noi.

Giovanni è chiamato anche, quasi fosse un suo secondo nome, Battista, cioè "battezzatore", e il motivo è spiegato nella seconda parte del brano. Egli predicava sulle rive del Giordano, e quanti erano disposti a riconoscere le proprie colpe e intraprendere una vita migliore lo dichiaravano pubblicamente, compiendo un gesto simbolico: scendevano nell'acqua per ricevere da lui il battesimo. Era un gesto di buona volontà, ben diverso dal battesimo poi istituito da Gesù. In quello amministrato da Giovanni Battista, protagonista era l'uomo adulto, il quale manifestava così la sua fede, sperando nella misericordia di Dio; nel battesimo che ricevono i cristiani, protagonista è Dio, che interviene nella vita dell'uomo per risanarlo da tutte le sue colpe: non è una speranza, ma una certezza; non è un desiderio, ma la sua realizzazione. Per i meriti del suo Figlio che proprio per questo si è sacrificato, col battesimo cristiano Dio manifesta la sua misericordia purificando chi lo riceve, e così purificato lo adotta come figlio. Se il battesimo è dato anche ai neonati dipende proprio da questo: ad agire nel sacramento non è l'uomo, ma Dio.

La radicale differenza tra il battesimo di Giovanni e il battesimo cristiano è lo stesso Giovanni a dichiararla: "Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco".

Lo Spirito Santo è Dio operante nel battesimo; può invece sorprendere l'accenno al fuoco, di cui non c'è traccia nel rito cristiano del sacramento. Il fuoco ha una doppia valenza, negativa (distrugge) ma anche positiva (riscalda, illumina, purifica) e in questo secondo senso la Bibbia ne fa un segno di Dio: dal roveto ardente Dio parla a Mosè per inviarlo a liberare gli ebrei dalla schiavitù dell'Egitto (Esodo 3,1-10); con carboni ardenti che simbolicamente passano sulle labbra del profeta Isaia egli è reso capace di parlare a nome di Dio (Isaia 6,1-9); nella Pentecoste lo Spirito Santo scende sugli apostoli in forma di lingue di fuoco (Atti 2,1-4).

Il fuoco cui accenna Giovanni è dunque il fuoco purificatore, che brucia tutto il vecchiume, tutte le impurità, per dare spazio a una vita nuova. Ed è esattamente quello che lo Spirito Santo fa con il battesimo, come poi - altro segno della divina misericordia - con il sacramento della confessione.

 

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