TESTO Commento su Marco 1,1-8
2a domenica Tempo di Avvento (anno C) (22/11/2015)
Vangelo: Mc 1,1-8
1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
2Come sta scritto nel profeta Isaia:
Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
3Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri,
4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
La liturgia ci esorta a volgere lo sguardo sulla figura di Giovanni Battista.
Il Vangelo di Marco inizia nel suo primo versetto con un titolo Cristologico; Gesù Figlio di Dio. Questo titolo serve a sgomberare il campo da interpretazioni che fanno pensare al Battista a livello di Gesù. No, il Battista è il precursore è colui che apre la strada alla venuta del Signore.
Egli è modello per noi perché la nostra predicazione sia fatta con la testimonianza di vita. Il Battista come tutti i santi ci offrono un modello di sequela a Cristo, ma non si possono identificare con Gesù.
Con questo incipit Marco ci indica che la nostra fede poggia su Cristo e si alimenta con i santi e in questo caso con la colonna portante della fede che è il Battista. Guardando al Battisra dobbiamo evidenziare in particolare la testimonianza coraggiosa. Con le sue parole ci esorta a un atteggiamento fondamentale che dovrebbero accompagnarci in questo tempo forte di Avvento. E' un periodo che si apre davanti a noi e che ci prepara all'incontro con Cristo che vuole abitare la nostra storia. L'atteggiamento fondamentale è la conversione per il perdono dei peccati. Questo tempo di Avvento è un tempo propizio arricchito in questo anno anche dall'apertura del Giubileo. La conversione per il perdono dei peccati nasce nella consapevolezza di un Dio che è misericordia.
Nella bolla di indizione dell'anno giubilare il Papa afferma:
"Il perdono di Dio per i nostri peccati non conosce confini.Dio quindi è sempre disponibile al perdono e non si stanca mai di offrirlo in maniera sempre nuova e inaspettata. Noi tutti, tuttavia, facciamo esperienza del peccato. Sappiamo di essere chiamati alla perfezione (cfr Mt 5,48), ma sentiamo forte il peso del peccato. Mentre percepiamo la potenza della grazia che ci trasforma, sperimentiamo anche la forza del peccato che ci condiziona. Nonostante il perdono, nella nostra vita portiamo le contraddizioni che sono la conseguenza dei nostri peccati. Nel sacramento della Riconciliazione Dio perdona i peccati, che sono davvero cancellati; eppure, l'impronta negativa che i peccati hanno lasciato nei nostri comportamenti e nei nostri pensieri rimane. La misericordia di Dio però è più forte anche di questo".
Dobbiamo riscoprire che Dio è misericordia perché è dell'uomo ricercarla.
Nietsche nei suoi Scritti giovanili scrive:
"Ancora una volta, prima di partire e volgere i miei sguardi verso l'alto, rimasto solo, levo le mie mani a Te, presso cui mi rifugio, cui dal profondo del cuore ho consacrato altari, affinché ogni ora la voce Tua mi torni a chiamare... ConoscerTi io voglio, Te, l'Ignoto, che a fondo mi penetri nell'anima e come tempesta squassi la mia vita, inafferrabile eppure a me affine! ConoscerTi, io voglio, e anche servirTi"
Luogo privilegiato per l'incontro conDio misericordioso è la confessione. Bruno Forte ci offre una lezione importante:
La confessione è l'incontro col perdono divino, offertoci in Gesù e trasmessoci mediante il ministero della Chiesa. In questo segno efficace della grazia, appuntamento con la misericordia senza fine, ci viene offerto il volto di un Dio che conosce come nessuno la nostra condizione umana e le si fa vicino con tenerissimo amore. Ce lo dimostrano innumerevoli episodi della vita di Gesù, dall'incontro con la Samaritana alla guarigione del paralitico, dal perdono all'adultera alle lacrime di fronte alla morte dell'amico Lazzaro... Di questa vicinanza tenera e compassionevole di Dio abbiamo immenso bisogno, come dimostra anche un semplice sguardo alla nostra esistenza: ognuno di noi convive con la propria debolezza, attraversa l'infermità, si affaccia alla morte, avverte la sfida delle domande che tutto questo accende nel cuore. Per quanto, poi, possiamo desiderare di fare il bene, la fragilità che ci caratterizza tutti ci espone continuamente al rischio di cadere nella tentazione. L'Apostolo Paolo ha descritto con precisione questa esperienza: "C'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio" (Rom 7,18s). È il conflitto interiore da cui nasce l'invocazione: "Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?" (Rom 7, 24). Ad essa risponde in modo particolare il sacramento del perdono, che viene a soccor-rerci sempre di nuovo nella nostra condizione di peccato, raggiungendoci con la potenza sanante della grazia divina e trasformando il nostro cuore e i comportamenti in cui ci esprimiamo. Perciò, la Chiesa non si stanca di proporci la grazia di questo sacramento durante l'intero cammino della nostra vita: attraverso di essa è Gesù, vero medico celeste, che viene a farsi carico dei nostri peccati e ad accompagnarci, continuando la sua opera di guarigione e di salvezza. Come accade per ogni storia d'amore, anche l'alleanza col Signore va rinnovata senza sosta: la fedeltà è l'impegno sempre nuovo del cuore che si dona e accoglie l'amore che gli viene donato, fino al giorno in cui Dio sarà tutto in tutti".
Accostiamoci con più coraggio al sacramento della riconciliazione senza titubanze. Facciamoci guidare da un buon esame di coscienza.
1. "Non avrai altri dèi all'infuori di me" (Dt 5,7). "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente" (Mt 22,37). Amo così il Signore? Gli do il primo posto nella mia vita? Mi im-pegno a rifiutare ogni idolo che possa frapporsi fra me e Lui, sia esso il denaro, il piacere, la superstizione o il potere? Ascolto con fede la Sua Parola? Sono perseverante nella preghiera?
2. "Non pronunciare il nome di Dio invano" (Dt 5,11). Rispetto il nome santo di Dio? Abuso mai del riferi-mento a Lui, per offenderLo o servirmi di Lui invece di servirLo? Benedico Dio in ogni mio atto? Mi rimetto senza riserve alla Sua volontà su di me, confidando totalmente in Lui? Mi affido con umiltà e fiducia alla guida e all'insegnamento dei Pastori, che il Signore ha dato alla Sua Chiesa? Mi impegno ad approfondire e nutrire la mia vita di fede?
3. "Ricordati di santificare le feste" (cf. Dt 5,12-15). Vivo la centralità della Domenica, a cominciare dal suo cuore pulsante che è la celebrazione dell'eucaristia, e gli altri giorni sacri al Signore per lodarLo e rin-graziarLo, per affidarmi a Lui e riposare in Lui? Partecipo con fedeltà e impegno alla liturgia festiva, preparandomi ad essa con la preghiera e sforzandomi di trarne frutto durante tutta la settimana? Santifico il giorno di festa con qualche gesto di amore verso chi ha bisogno?
4. "Onora il padre e la madre" (Dt 5,16). Amo e rispetto coloro che mi hanno dato la vita? Mi sforzo di comprenderli ed aiutarli soprattutto nella loro debolezza e nei loro limiti?
5. "Non uccidere" (Dt 5,17). Mi sforzo di rispettare e promuovere la vita in tutte le sue fasi e in tutti i suoi aspetti? Faccio tutto ciò che è in mio potere per il bene degli altri? Ho fatto del male a qualcuno con esplicita intenzione di farlo? «Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Mt 22,39). Come vivo la carità verso il prossimo? Sono attento e disponibile soprattutto verso i più poveri e i più deboli? Amo me stesso sapendo accettare i miei limiti sotto lo sguardo di Dio?
6. "Non commettere atti impuri" (cf. Dt 5,18). "Non desiderare la donna del tuo prossimo" (Dt 5,21). Sono casto nei pensieri e nelle azioni? Mi sforzo di amare con gratuità, libero dalla tentazione del possesso e della gelosia? Rispetto sempre e in tutto la dignità della persona umana? Tratto il mio corpo e il corpo altrui come tempio dello Spirito Santo?
7. "Non rubare" (Dt 5,19). "Non desiderare la roba degli altri" (Dt 5,21). Rispetto i beni del creato? Sono onesto nel lavoro e nei miei rapporti con gli altri? Rispetto il frutto del lavoro altrui? Sono invidioso del bene degli altri? Mi sforzo di rendere gli altri felici o penso solo alla mia felicità?
8. "Non pronunciare falsa testimonianza" (Dt 5,20). Sono sincero e leale in ogni mia parola e azione? Testimonio sempre e solo la verità? Cerco di dare fiducia e agisco in modo da meritarla?
9. Mi sforzo di seguire Gesù sulla via del dono di me stesso a Dio e agli altri? Cerco di essere come Lui umile, povero e casto?
10. Incontro il Signore fedelmente nei sacramenti, nella comunione fraterna e nel servizio dei più poveri? Vivo la speranza nella vita eterna, guardando ogni cosa nella luce del Dio che viene e confidando sempre nelle Sue promesse?