TESTO Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo, conforto e speranza nel nostro cammino verso l'eternità
XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) - Cristo Re (22/11/2015)
Vangelo: Mc 13,24-32
33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». 34Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». 35Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 36Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Con questa domenica si conclude l'anno liturgico 2014/15 e si conclude con la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo. Una domenica di sintesi e di ricapitolazione, di revisione del cammino spirituale compiuto in questo anno di grazia, durante il quale si sono verificati tanti eventi ecclesiali che non possiamo dimenticare; come non possiamo dimenticare i tanti drammi vissuti in questo anno, con guerre, violenze, attentati terroristici ed altre forme di conflittualità sociale a livello globale. In Cristo, Re dell'Universo cerchiamo una sintesi di quanto bene si è fatto e di quanto male si è lasciato alle spalle, con la speranza che non ritorni in forme più o meno esplicite o velate. Gesù, infatti, "sacrificando se stesso, immacolata vittima di pace sull'altare della Croce, operò il mistero dell'umana redenzione; assoggettate al suo potere tutte le creature, offrì alla tua maestà infinita il regno eterno e universale: regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace" (Prefazio). Gesù, assiso alla gloria del cielo, è la meta del nostro pellegrinaggio terreno. Egli è anche il modello di vita, al quale dobbiamo conformare le nostre vite, per essere un giorno accolti, dal Lui stesso, nel suo regno di luce e di pace. Perciò con animo grato al Signore ci rivolgiamo a Lui con questa preghiera iniziale della santa messa di questa solennità: "O Dio, fonte di ogni paternità, che hai mandato il tuo Figlio per farci partecipi del suo sacerdozio regale, illumina il nostro spirito, perché comprendiamo che servire è regnare, e con la vita donata ai fratelli confessiamo la nostra fedeltà al Cristo, primogenito dei morti dominatore di tutti i potenti della terra. E' Gesù stesso che nel brano del vangelo di oggi, nel momento in cui si trova sotto processo, Lui l'innocente, davanti a Pilato si esprime con chiarezza e precisone circa la sua regalità e quindi della tipologia del suo regno. "Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Il Regno di Dio non è di questo mondo, né può esserlo, supera questa realtà e si colloca nell'eternità. Un Regno che non ha fine e non ha scopi terreni, come ci ricorda la prima lettura di oggi, tratta da libro del profeta Daniele, nella quale viene descritta la visione del profeta circa la figura del Messia: "Guardando nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d'uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto". Cristo Re dell'Universo, emerge così in modo chiaro dai testi biblici, su cui mediamo in questa solennità. Il potere di Cristo è potere su tutto e su tutti, che non è dominio, ma solo amore, verità, giustizia, carità, oblazione, croce e liberazione; il suo è un potere per sempre e non solo temporaneo o localizzato; è un potere eterno e il suo regno non tramonta mai, perché è fondato sull'amore, su Dio che amore. Il suo regno non sarà distrutto, perché non è un potere terreno o temporale, ma un potere che ha origine in Dio e come tale è un potere indistruttibile. Certo a paragone dei regni umani e dei poteri umani, questo regno di Gesù sconvolge tutti i piani e va oltre i limiti: perché il suo Regno lo consolida non con le armi di nessun genere, ma con la misericordia e il perdono, con il vero amore che si fa croce e servizio fino ad obbedire pienamente alla volontà del Padre. E come ci fa meditare il salmo responsoriale, tratto dal Salmo 92 "Il Signore regna, si riveste di maestà: si riveste il Signore, si cinge di forza. È stabile il mondo, non potrà vacillare. Stabile è il tuo trono da sempre, dall'eternità tu sei".
La regalità di Cristo capo, è stata trasmessa a noi meditante l dono del battesimo, con il quale siamo immersi nella Pasqua di morte e risurrezione di Cristo e mediante l'unzione con il crisma noi diventiamo in Cristo Re, Sacerdoti e Profeti. Infatti, ci ricorda l'Apostolo Giovanni nel Libro dell'Apocalisse che "Gesù Cristo è il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra. A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen". A questo Re unico, eccezionale, un Re di tutti e per tutti, vogliamo rendere lode ed esprime il nostro grazie, perché ci ha accompagnati nel corso di quest'anno liturgico a questo giorno, facendosi compagno di viaggio nel cammino della nostra vita, non senza dolori e gioie, come ai due discepoli di Emmaus, che dopo la lezione avuta da quel straniero nel cammino verso il villaggio, poi lo riconobbero nello spezzare il pane, mentre la notte calava sul giorno degli uomini e Lui, il Signore, la rendeva luminosa con il suo gesto d'amore, con il gesto dello spezzare il pace. A questo Re che si è spezzato per noi, si è frantumato tutto per noi Gli diciamo: Grazie Signore. Nostro unico scopo è di entrare a far parte per sempre del tuo regno eterno. Tu sei il nostro conforto. Tu sei la nostra speranza. Amen.