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TESTO Commento su 1Re 17,10-16; Sal 145; Eb 9,24-28; Mc 12,38-44

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XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (08/11/2015)

Vangelo: 1Re 17,10-16; Sal 145; Eb 9,24-28; Mc 12,38-44 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 12,38-44

38Diceva loro nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».

41Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. 42Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. 43Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Domenica scorsa abbiamo celebrato la festa di tutti i santi, non solo quelli che veneriamo sugli altari, ma tutti coloro che sono morti in grazia di Dio, che appartengono anch'essi alla grande schiera dei beati.
La devozione ai santi ha origine nelle antiche tradizioni dei primi cristiani; già nel secondo secolo i corpi dei martiri venivano venerati e i cristiani facevano preghiere a loro per essere aiutati ad imitare la loro vita.
La chiamata alla santità è per tutti e ci viene indicata da Gesù nel bellissimo brano detto delle "beatitudini": a noi la scelta di diventare a nostra volta santi oppure no.

La liturgia di questa domenica ci presenta due vedove, una pagana ed una ebrea, che pur nella loro povertà e semplicità ci danno una grande lezione di fede vera e di speranza cristiana, affidandosi completamente alla provvidenza del Padre.
Entrambe non avevano nulla, tranne un pugno di farina e un goccio d'olio e due piccole monetine, ma proprio quelle piccole cose hanno salvato la vita di Elia e hanno dato un grande insegnamento agli stessi apostoli, e a tutti noi hanno dato un esempio di grandezza e di umiltà.
Gesù infatti ci esorta a non fermarci all'esteriorità degli avvenimenti, ma a guardare le intenzioni del cuore.

Nella prima lettura, tratta dal primo libro dei Re, troviamo Elia che si reca a Sarepta e giunto alle porte della città vede una vedova che raccoglieva legna: gli chiese di riempire una brocca d'acqua perché aveva sete e di portargliela, poi le chiese per favore di portargli anche un pezzo di pane. La donna rispose che non aveva nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un goccio d'olio nell'orcio, ora raccolgo un po' di legna e poi la cuocerò e quando verrà mio figlio la mangeremo e poi moriremo.

Fai come hai detto disse Elia, ma prima preparane una piccola per me e portamela, perché così dice il Signore, poi vai e vedrai che la giara sarà piena di farina e l'orcio dell'olio resterà pieno sino a quando vorrà il Signore. Lei fece ciò che Elia aveva ordinato e lei, suo figlio e la madre di lei ne mangiarono per parecchi giorni come aveva detto Dio per mezzo di Elia.

Il gesto della donna è molto semplice ma anche molto grande, dettato dalla fede, anche se la vedova era pagana, ma ha avuto fiducia nelle parole del profeta ed è stata ricompensata.
Il salmista con il ritornello del salmo 145 "Loda il Signore, anima mia" vuole ricordare che il Signore si prende cura dei bisognosi e quando i cristiani si prendono cura dei fratelli sono ricompensati da Dio.
Nei versetti viene ricordato, infatti, che il Signore aiuta tutti coloro che si trovano in difficoltà, libera gli oppressi, sazia gli affamati, ridona la vista ai ciechi, Il Signore ama i giusti, accoglie i forestieri, sostiene l'orfano e la vedova, però sconvolge i piani dei superbi.

L'Apostolo Paolo nella lettera agli Ebrei ricorda che gli antichi sacerdoti salivano una volta all'anno al tempio ed immolavano molti animali, Cristo invece si è immolato una volta sola e con il suo sacrificio ha sconfitto il peccato ed è salito in cielo per comparire al cospetto di Dio in nostro favore, così come per l'uomo è stabilito che muoiano una sola volta e poi viene il giudizio così è avvenuto per Cristo.
Il sacrificio di Cristo è bastato una sola volta, con la sua morte ha salvato l'umanità. Il dono della vedova che offre tutto ciò che ha per vivere è associato al sacrificio del Cristo che dona tutto se stesso per gli uomini.

L'evangelista Marco ci presenta Gesù che nel tempio, mentre ammaestrava le folle, diceva di guardarsi dagli scribi che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi posti, e pregano a lungo per farsi vedere: essi riceveranno una condanna più severa.
Seduto davanti al tesoro osservava come le folle gettavano le monete e alcuni ne gettavano molte, ma venuta una povera vedova gettò solo due monetine che fanno un soldo. Allora Gesù chiamati a se i discepoli disse loro: "In verità io vi dico, questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri, infatti, essi hanno gettato parte del loro superfluo, mentre lei ha gettato tutto quello che aveva per vivere"
In questo brano ci troviamo di fronte a due personaggi molto diversi: uno scriba ed una povera vedova.
Lo scriba ama essere osannato e gode perché molti lo venerano quasi come un Dio, immagine di molti che amano emergere sugli altri nella loro vita, mentre la vedova, che in Israele era considerata meno di niente, ha un atteggiamento molto diverso: spogliata da ogni cosa ha però il cuore libero e generoso pronto a donare quel poco che possiede; per vivere ha solo quel soldo, ma la fede la spinge a donarlo per tutti.
La vedova ha compreso la Parola del Signore, ha compreso che la fede è fiducia illimitata nel Signore Dio, nella sua provvidenza, dona il soldo per tutti i poveri e quindi anche per lei.
Gesù si scaglia contro gli scribi perché non sono sinceri nel loro modo di comportarsi, il loro atteggiamento è completamente opposto a quello del Cristo. Gli insegnamenti buoni ci vengono dai piccoli, dai poveri, dagli umili che non si mettono in evidenza, ma che vivono la loro vita nella fede e nella disponibilità assoluta alla condivisione generosa.
Chi non si è sentito qualche volta nella sua vita come lo scriba? Tutti siamo in fondo degli scribi: quando ci mettiamo in mostra, quando agiamo per farci vedere, quando facciamo cose, e molto spesso anche le opere di volontariato, per essere "osannati", ci piace molto sentirci dire "ma come sei bravo, come fai a fare tutto?"
Quando agiamo così lo facciamo solo per noi e non per il Signore e questo non è bene.
Ma tante volte abbiamo sentito nel nostro cuore, come la vedova, la libertà di donare agli altri quello che abbiamo e solo allora ci comportiamo da cristiani.
Quante volte, nella nostra vita, abbiamo avuto sentimenti buoni, ci siamo sentiti in obbligo verso chi ha meno di noi pensando ai grandi doni che abbiamo ricevuto, siamo stati fortunati, siamo nati in famiglie cristiane, benestanti, abbiamo avuto degli ottimi genitori, di tutto diciamo grazie al Signore; però le attività delle nostre giornate ci portano a dimenticare tutto questo ed i poveri, i deboli, quelli che hanno bisogno del nostro aiuto vengono dimenticati.
Gesù fa anche un'altra considerazione osservando la folla che getta le monete nel tesoro: molti gettano molte monete nella "tomba del tesoro", si sentono appagati dal gran rumore che le monete fanno nel cadere, ma loro danno solo il loro superfluo, la vedova getta solo le due monetine che non si sentono neppure, ma agli occhi di Dio valgono moltissimo. La vedova ha compreso che l'amore per gli altri deve essere lo scopo della sua vita, l'egoismo impedisce il dono sia di se stessi che delle proprie cose.
Tutti sappiamo come sono mal distribuite le risorse del mondo, i popoli progrediti posseggono tutto, gli altri, i così detti poveri, non hanno neppure da mangiare. La terra produce cibo per tutti, ma l'uomo non lo distribuisce in modo uguale su tutti i continenti.
Infine gli scribi erano anche esperti in campo giuridico e fornivano consigli riguardo a problemi legali e per questi esigevano parcelle elevate, anche nei confronti dei poveri e dei bisognosi.
Apparentemente gli scribi mostrano un comportamento irreprensibile, ma per la loro ipocrisia saranno giudicati pesantemente da Dio.
Gesù indica quale deve essere il comportamento del vero discepolo: nella sua vita deve essere pronto a perdonare, a condividere, ad accogliere tutti specialmente i piccoli, deve non mettersi in mostra, ma, nella semplicità, essere sempre in cammino verso la ricerca del Signore.

Per la riflessione di coppia e di famiglia
- Che cosa è per noi il "superfluo"?
- Per noi tutto è assolutamente necessario, ma allora perché solo una parte degli uomini ha tutto e gli altri non hanno neppure il cibo?
- Quante volte nella nostra vita abbiamo seguito gli atteggiamenti dei grandi, di chi era agli onori della cronaca, di chi possedeva molto, forse solo perché attratti da quel modo di vivere dimenticandoci, che la vera gioia viene solo da Dio e solo i piccoli ed i poveri sono coloro che ci indicano la via giusta per arrivare alla conoscenza di Dio?
- Siamo capaci a rinunciare a qualcosa che ci piace per donare l'equivalente al fratello bisognoso?

Gianna e Aldo - CPM Genova

 

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