TESTO I Santi, veramente felici
don Luca Garbinetto Pia Società San Gaetano
Tutti i Santi (01/11/2015)
Vangelo: Mt 5,1-12
In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
3«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
5Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi».
I santi sono coloro che hanno scoperto il segreto della felicità! Ecco perché sono estremamente attuali, addirittura intramontabili, quindi immortali: perché la loro vita è l'unica risposta autentica al desiderio iscritto nel cuore di ogni uomo e di ogni donna, in ogni tempo. Tutti vogliamo essere felici, sperimentare la beatitudine - per dirla in termini biblici. I santi ci indicano la via, testimoniando con la loro stessa esistenza che il nostro desiderio non è un'illusione destinata a essere frustrata perennemente, ma è una promessa innestata nell'intimo di ogni persona, e che ne rivela la verità più bella.
La felicità, infatti, è frutto della partecipazione alla vita di Dio. E partecipare della vita di Dio è sinonimo di santità. Perché solo Dio è santo. Solo Lui può decidere di condividere la sua santità con le sue creature. Solo in Dio, la Fonte della gioia, trova ristoro la nostra profondissima sete di beatitudine.
Come avviene questa partecipazione alla santità di Dio, l'Altissimo che abita nell'Oltre dell'esistenza? Come è possibile che siamo anche noi coinvolti, se non travolti, dall'indicibile bellezza della Trinità?
Dio ha scelto gratuitamente due vie privilegiate, per avvolgerci in questo mistero di grazia.
La prima è la via della paternità e della figliolanza. Egli si è rivelato come Padre amorevole, e nel donare il suo Figlio, tempio vivo e corrente che trascina nella santità, ci ha fatti figli in Lui, coeredi del patrimonio di santità non più riservato alla prerogativa dell'Altissimo. Un itinerario, dunque, di totale avvicinamento, di prossimità e di relazione, che trasforma e realizza la nostra nuova e piena identità. Con la venuta di Gesù, la sua morte e resurrezione, il dono dello Spirito Santo che ora abita anche in ciascuno di noi in virtù del battesimo, noi siamo ‘concittadini dei santi e famigliari di Dio' (Ef 2,19). Quale immensa dignità! Quale commovente rivelazione! Ci è stato tolto il velo della nostra indegnità, e consegnato il diadema regale della nostra elezione a figli prediletti.
Essere santi, quindi, significa prendere quotidianamente consapevolezza di tanta magnanimità di Dio, che infrange definitivamente le immagini deformate del suo volto che si insinuano maliziose nella nostra mente, e ci regala il suo amore preveniente con fedeltà che commuove. ‘Tu sei mio figlio, il prediletto' (cfr. Mc 1,11): le parole rivolte a Gesù nel Giordano diventano appello ad ognuno di noi, abbracciato dalla stessa follia di amore del Padre.
La seconda via è quella della misericordia. Siamo infatti continuamente tentati e spesso vinti dalla menzogna che ci suggerisce di non valere abbastanza per essere davvero figli, di non esserci impegnati a sufficienza per meritare la santità e la beatitudine. Ma beati e santi non sono gli operatori di perfezione morale, bensì gli ‘operatori di pace', i miti, i poveri in spirito, i misericordiosi... Coloro, cioè, che si lasciano coinvolgere nella logica di una relazione vitalizzante con il Padre, anche quando la vita li ha condotti a conoscere l'afflizione e la sconfitta, se non addirittura il peccato. Siamo peccatori, è vero, ma non dannati, fintantoché è in noi ancora la possibilità di un sospiro accorato verso il Misericordioso, il Mite, il Giusto.
La via della misericordia è la via che dilata il cuore e non misura sulle ristrette prospettive della Legge. È la via che riscatta e rinnova contro ogni sensazione di fallimento, che realizza le promesse di Dio, e non le nostre limitate aspettative. La via della misericordia espande la nostra capacità di amare, perché scava dentro la nostra miseria rendendola traboccante dell'amore che ci oltrepassa e ci stupisce.
‘Beati voi', dunque, quando accogliete l'invito e vi lasciate coinvolgere nella sorprendente Alleanza con Dio, il Santo, e condividete i tratti del suo volto di Padre. Santità è prossimità instancabile, ricerca inesauribile di relazione, promessa di fedeltà e di presenza. Santità è la scelta di un ‘sì' coraggioso alla vita, anche quando questo significa spendersi per fratelli e sorelle ancora inesperti nell'amore. Santità è consumarsi per la giustizia e per la pace, senza misurare la propria capacità di dono nei risultati e nei successi, ma solamente nella gratuità e nella verità del dono stesso. ‘Beati voi', dunque, santi perché amati, perdonati, risorti che rendete presente oggi, in ogni luogo, la meraviglia del Regno.