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TESTO Commento su Matteo 5,1-12

don Michele Cerutti

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Tutti i Santi (01/11/2015)

Vangelo: Mt 5,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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Non è stato specificata nessuna citazione

La solennità di oggi ci richiama alla necessità di riscoprire la vocazione comune di tutti i battezzati: la santità.
Essere santi non è un privilegio per pochi, ma per tutti.
Nel riscoprire questo occorre volgere lo sguardo ai santi ovvero a quelle persone che hanno affrontato le varie corse della vita combattendo la buona battaglia della fede e cercando di mantenere proprio la fede.
Il loro incedere nella vita ha trovato anche degli intoppi, ma hanno cercato di rialzarsi con la fedeltà a Dio e alla Chiesa nella consapevolezza che la salvezza non dipendeva dalle loro forze.
Sì occorre compiere una operazione mentale importante nella nostra riflessione.
Occorre svuotarci della idea che considera i santi come una specie di superuomini, nati perfetti e già santi.
Essi hanno condotto una vita normale.
Il segreto del loro successo sta nel fatto che avendo conosciuto l'amore di Dio lo hanno seguito con tutto il cuore, senza ipocrisie e condizioni e hanno trasmesso questo amore.
Essi non hanno trattenuto gelosamente il loro amore per Dio e lo dimostrano i santi torinesi che si sono fatti contagiare.
Alla scuola del grande San Giuseppe Cafasso è nata la spiritualità di Don Bosco e dalla cui scuola sono cresciuti una schiera di santi e beati tra cui Don Guanella, Don Orione e li giovane Domenico Savio.
Un'aria di santità che qualche anno dopo respirerà anche Piergiorgio Frassati.
I santi hanno fatto della loro ordinarietà, lo straordinario.
Pensiamo alla Beata Teresa di Calcutta che ha sempre sostenuto la necessità di fare grandi le cose di ogni giorno e nella consapevolezza come direbbe Don Guanella che è: Dio che fa.
Per comprendere il segreto della loro riuscita potrebbe essere utile leggerci qualche bella biografia di santo.
Santa Edith Stein, leggendo l'Autobiografia di Santa Teresa d'Avila, si convertì a Cristo abbracciando la vita carmelitana Lei che proveniva dal mondo ebraico.
Sant'Ignazio di Loyola ferito in battaglia si trovava in ospedale e si convertì leggendo alcune agiografie.
Trascinati nella lettura della vita di questi campioni potrebbe suscitare anche in noi l'emulazione.
"Anch'io voglio far come loro" è l'espressione che dovrebbe spingerci in questa solennità.
Il cuore si riempie di gioia quando pensiamo a loro.
Guardando a loro allora comprendiamo come deve essere la nostra vita.
Mi rimane sempre in mente Teresa di Lisieux che nel suo scritto "Storia di un'anima" si esprime in maniera molto efficace.
"Mi sono chiesta a lungo perché il Buon Dio facesse delle preferenze, perché tutte le anime non ricevessero un uguale grado di grazie; mi stupivo vedendolo elargire favori straordinari ai Santi che l'avevano offeso, come San Paolo e Sant'Agostino e che Egli costringeva, per così dire, a ricevere le sue grazie; o leggendo la vita dei Santi che Nostro Signore si è compiaciuto di coccolare dalla culla alla tomba, senza lasciare sul loro cammino alcun ostacolo che impedisse loro di elevarsi verso di Lui, e prevenendo queste anime con favori tali che non potevano fare a meno di conservare immacolato lo splendore della loro veste battesimale.
Mi domandavo perché i poveri selvaggi, per esempio, morivano così numerosi prima di aver solo sentito pronunciare il nome di Dio...
Gesù si è degnato di istruirmi su questo mistero, ha messo davanti ai miei occhi il libro della natura, e ho capito che tutti i fiori che ha creato sono belli, che lo splendore della rosa e il candore del Giglio non cancellano il profumo della piccola violetta o la semplicità incantevole della margheritina...
Ho capito che se tutti i fiorellini volessero essere delle rose, la natura perderebbe il suo manto primaverile, i campi non sarebbero più smaltati di fiorellini...
Così accade nel mondo delle anime che è il giardino di Gesù. Egli ha voluto creare i grandi Santi che possono essere paragonati al Giglio e alle rose, ma ne ha creati anche di piccoli, e questi devono accontentarsi di essere delle pratoline e delle violette, destinate a rallegrare lo sguardo del Buon Dio quando lo abbassa ai suoi piedi; la perfezione consiste nel fare la Sua volontà, nell'essere quello che Lui vuole...
Ho capito anche che l'amore di Nostro Signore si rivela tanto all'anima più semplice, che non oppone alcuna resistenza alla sua grazia, quanto all'anima più sublime; infatti, dato che il gesto più proprio dell'amore è di abbassarsi, se tutte le anime assomigliassero a quelle dei Santi dottori che hanno illuminato la Chiesa con lo splendore della loro dottrina, il Buon Dio non scenderebbe abbastanza in basso giungendo fino al loro cuore; ma Egli ha creato il bambino che non sa niente e fa sentire solo deboli grida, ha creato il povero selvaggio che è guidato solo dalla legge naturale ed è fino al loro cuore che Egli si degna di abbassarsi, sono proprio questi i suoi fiori di campo la cui semplicità lo rapisce...
Discendendo in questo mondo il Buon Dio mostra la sua grandezza infinita.
Come il sole rischiara sia i cedri sia ogni fiorellino, come se esso fosse l'unico sulla terra, così Nostro Signore si occupa in modo particolare di ogni anima come se essa non avesse uguali; e come in natura tutte le stagioni sono regolate in modo da far sbocciare, nel giorno stabilito, anche la più umile margheritina, allo stesso modo tutto concorre al bene di ogni anima".
Questa immagine ci rende in grado di comprendere la solennità di oggi e anche a ricordare tutti quegli uomini e quelle donne che non comprese nel calendario hanno vissuto la santità anonima.
Il pensiero corre coloro che abbiamo conosciuto e hanno vissuto correttamente la loro fede e che non si sono mai sottratti alle loro responsabilità.
Oggi sono venerati anche loro e a loro ci appelliamo perché possano aiutarci a camminare anche noi per raggiungere il traguardo.

 

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