TESTO Commento su Luca 10,25-37
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V domenica dopo il martirio di S. Giovanni il Precursore (Anno B) (27/09/2015)
Vangelo: Lc 10,25-37

25Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». 27Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». 28Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
Mosè è alle tappe finali della sua esistenza vede da lontano la Terra Promessa. YHWH gli consegna le regole perché le dia al popolo per fissare i comportamenti che dovrà avere una volta entrato nella Terra che per 40 anni hanno atteso.
A Mosè viene consegnato la legge dell'Amore a Dio e la legge dell'amore vicendevole.
Questa è la chiave di lettura per comprendere la legge.
Se c'è solo amore per Dio senza amore per i fratelli c'è idolatria.
Dio diventa il totalmente Altro è il Dio distante per cui cerco un rapporto su misura ritagliato per me.
Prende piede una sorte di Dio intimistico e l'individualismo oggi abita anche la dimensione fede.
Vi sono esperienza di preghiere personali con una fede che non vuole essere condivisa, ma trattenuta.
E' una fede che poi rischia di vacillare con i sentimenti e appena entriamo in crisi vacilliamo con un Dio che isoliamo dai contesti.
Dall'altro lato l'amore solo per gli uomini è filantropia.
Certo affascinante l'attenzione ai fratelli e a coloro che sono in difficoltà.
Attenzione c'è il rischio quando manca l'orizzonte di fede di sbandare.
La fede, invece, ti dovrebbe porre ad avere occhi di fede per ogni fratello e occhi più attenti a tutte le necessità sul modello di Maria che a Cana si accorge della mancanza di vino per la festa dalle facce dei commensali.
Il rapporto con Dio ti porta a implorare per le necessità dei fratelli nella consapevolezza che nulla possiamo fare senza di Lui.
Una filantropia rischia di legarsi alla dimensione sentimentale che, tuttavia, sfugge.
Mi faccio aiutare da un grande santo della Carità S.Vincenzo de Paoli.
La sua vita la traggo dal sito www.maranatha:
Nel Seicento la Chiesa di Francia si è trovata in situazioni paradossali. Mentre ambigue figure di ecclesiastici si aggiravano fra gli intrighi della politica, zelanti sacerdoti presentavano un ritratto autentico di Cristo, assicurando credibilità al Vangelo. Lo stesso Vincenzo, nato da una famiglia di contadini a Pouy presso i Pirenei, prima di appartenere totalmente ai secondi, si era fatto prete a 19 anni per «far carriera». Le prove della vita e l'influsso del Card. de Bérulle e di san Francesco di Sales votarono a Cristo anima e corpo «Monsieur Vincent». Fu parroco di Clichy (presso Parigi), cappellano dei galeotti, direttore di numerose opere nella capitale, dove influì persino sulla corte. Creò gruppi di donne e di uomini (anche nobili) a servizio dei poveri. Assicurò assistenza ai prigionieri, ai galeotti, ai trovatelli, ai miserabili. Tentò di distruggere l'accatonaggio dei fannulloni avviandoli al lavoro. Portò soccorso nelle regioni desolate dalla fame e dai contagi, devastate dalle guerre.
La carità di san Vincenzo si dilatò fino a dimensioni universali. Due opere soprattutto sono suoi titoli di gloria: lo zelo per le «missioni» fra le masse rurali del suo tempo, a cui consacrò i suoi «Preti della missione» (Lazzaristi) dediti pure alla formazione del clero; e la cura per il risollevamento delle masse proletarie delle città, a cui consacrò le «Figlie della carità» con la collaborazione di santa Luisa de Marillac. Per un sessantennio, la Francia vide l'instancabilità di quest'uomo mite, affabile, dotato di grande finezza di spirito e di humour, ricco di pietà semplice e profonda. Egli fu ispiratore di moltissime opere che sorsero in seguito dovunque. Fra esse, per iniziativa di Federico Ozanam (1813-1853), ventenne, le «Conferenze di san Vincenzo», in cui specialmente i giovani si impegnano a visitare e soccorrere i poveri a domicilio.
S. Vincenzo aveva l'idea dell'amore come una sfera:
"L'amore di Dio è in alto; al centro è la carità del prossimo e l'amore dei poveri; e in basso è la carità tra voi".
Abbiamo due proprietà per San Vincenzo che contraddistinguono l'amore e sono:
L'AMORE AFFETTIVO che esprime la tenerezza e l'effusione e l'AMORE EFFETTIVO che muove a fare la volontà della persona amata.
Occorre stare attenti: "Tanti atti di amore di Dio, di compiacenza, di benevolenza e altre simili pratiche intime di un cuore tenero, sebbene buonissime e desiderabilissime, sono non di meno sospette se non giungono alla pratica dell'amore effettivo".
YHWH affida il comandamento dell'amore a Mosé e Paolo lo affida alla Comunità di Roma.
Paolo in questa lettera cerca di indicare qual è l'atteggiamento giusto per l'uomo di fronte a Dio e alla Legge e di far capire l'imparzialità di Dio nei confronti dei giudei e dei gentili.
Paolo mette in evidenza come la fede cristiana e la misericordia di Dio siano ciò che rende possibile l'accoglienza di tutti nel cristianesimo e nel cristianesimo l'amore adempie la legge.
Gesù ci insegna con la parabola del Buon Samaritano che questo insegnamento è radicale.
Prendendo come Samaritano un modello di attenzione scuote gli uditori.
L'odio nei confronti di samaritani da parte del mondo giudaico era forte.
Intorno agli anni 6 e 9 dell'era cristiana, il giorno di Pasqua, di notte un gruppo di samaritani fanatici penetrò nel tempio di Gerusalemme, spargendovi a mezzanotte, ossa umane con l'intenzione di contaminare il luogo più sacro dei giudei.
Di fronte a questa situazione molto complessa riguardo all'amore verso il prossimo Gesù reagisce come in tante altre cose quando vede che le eccezioni e esclusioni ammesse portavano a profonde modifiche il tenore del precetto del levitico amore al prossimo.
Gesù vuole negare la legittimità di queste eccezioni ed esclusioni perché lo scopo del Messia è chiaro si deve amare tutti senza nessuna eccezione.
Questa parabola a differenza di quella del Figliol prodigo, che mostrava la misericordia del Padre, in questa mostra la misericordia dell'uomo.
Leggendo e rileggendo questo brano e vedendo i diversi comportamenti e in particolare degli uomini di Dio indaffarati a svolgere bene le loro funzioni senza essere intralciati ad assistere quello sfortunato mi viene in mente ancora una volta il grande Santo della Carità.
"Non dovete preoccuparvi e credere di aver mancato, se per il servizio dei poveri avete lasciato l'orazione. Non è lasciare Dio, quando si lascia Dio per Iddio, ossia un'opera di Dio per farne un'altra. Se lasciate l'orazione per assistere un povero, sappiate che far questo è servire Dio. La carità è superiore a tutte le regole, e tutto deve riferirsi ad essa. E' una grande signora: bisogna fare ciò che comanda.
Tutti quelli che ameranno i poveri in vita non avranno alcuna timore della morte. Serviamo dunque con rinnovato amore i poveri e cerchiamo i più abbandonati. Essi sono i nostri signori e padroni".
Affidiamoci al modello di San Vincenzo e invochiamo lui affinché accresca la carità.