TESTO Commento su Giovanni 16,33–17,3
VII domenica dopo Pentecoste (Anno B) (12/07/2015)
Vangelo: Gv 16,33–17,3
«33Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».
1Così parlò Gesù. Poi, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. 2Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. 3Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo».
Giovanni scrive il Vangelo nel 70 d.c.. Egli ricorda l'espressione chiave del brano, che la liturgia propone in questa domenica.
L'espressione è: "Non abbiate paura io ho vinto il mondo".
Non abbiate paura è un'espressione utilizzata da Gesù più volte.
La utilizza quando il mare è in tempesta, la utilizza quando da Risorto appare ai discepoli impauriti per timore dei Giudei.
La fede deve far vincere la paura.
Nulla ci separa dall'amore di Cristo come dice Paolo.
Questi apostoli riportano queste espressioni forti quando le comunità cristiane andavano formandosi e iniziava la persecuzione feroce contro chi si professava cristiano.
La persecuzione di Nerone, riportata anche da Tacito, scoppiò nel 64 quando i cristiani furono accusati di avere appiccato il Grande incendio di Roma che distrusse gran parte della città. In questa persecuzione furono uccisi gli apostoli Pietro e Paolo.
Tacito descrive i supplizi a cui furono sottoposti per opera di Nerone i cristiani che comunque, nonostante la loro presunta colpevolezza, suscitavano pietà in quanto puniti non per il bene pubblico ma per la crudeltà di uno solo. «E coloro che morivano furono pure scherniti: coperti di pelli di bestie perché morissero dilaniati dai cani oppure affissi alle croci e dati alle fiamme perché, caduto il giorno, bruciassero come fiaccole notturne.»Così viene riportato negli Annali.
Anche Svetonio conferma che Nerone aveva mandato i cristiani al supplizio e li definisce "una nuova e malefica superstizione", senza tuttavia collegare questo provvedimento all'incendio.
Durante il regno di Domiziano (81-96) furono accusati di ateismo e "adozione di usanze ebraiche" alcuni senatori e i consoli Acilio Gabrione e Flavio Clemente con la moglie Flavia Domitilla. Furono tutti giustiziati tranne Flavia Domitilla che fu esiliata e della quale Eusebio dice fosse cristiana. È molto probabile tuttavia che la presunta affiliazione di Clemente al Cristianesimo fosse una notizia creata ad arte per infangare l'immagine pubblica dell'uomo e smorzare la reazione del popolo romano, che stava appoggiando una sua congiura con l'aiuto di alcuni generali per spodestare Domiziano.
Il cristianesimo si cercava di coinvolgerlo per estirparlo e dividerlo.
Questo invito a non avere paura vale ancor oggi.
Non vuol dire essere spensierati.
Vuol dire vivere nella consapevolezza che Cristo ha vinto il mondo.
Questa espressione Gesù la dice nell'Ultima Cena in un contesto di alto tradimento.
Da lì a poco tutti comprenderanno che Egli dona la vita fino alla morte e dona la vita per tutti noi.
Nel momento in cui Gesù pronunciava queste parole niente era più lontano dai discepoli della consapevolezza che il tempo in cui avevano avuto comunione con il maestro stava per finire e sarebbe iniziato un periodo denso di difficoltà. L'idea che Gesù sarebbe stato messo a morte e crocifisso neanche sfiorava quei discepoli che anzi pregustavano nei loro cuori il momento del massimo trionfo, con magari un posto di responsabilità in quel futuro regno di Dio che il maestro aveva loro tante volte preannunciato.
Egli ha veramente vinto il mondo. Il peccato non è l'ultima parola, il peccato è vinto.
Noi siamo figli di un Dio che ci ha liberati dalla schiavitù del peccato non per aver offerto il sangue di agnelli e di capri, ma si è offerto Lui stesso vittima.
Allora bando alle preoccupazioni e alle nostre timidezze nella fede dove facciamo prevalere quel rispetto umano che rende la nostra fede sciatta.
Un rispetto umano che eclissa ogni prospettiva e non dà ragione del fatto che siamo stati salvati da un Dio che si è fatto calpestare per salvarci.
San Giuseppe Moscati, uomo di scienza, fu un cristiano pieno di luce ed esercitava un fascino indescrivibile con la testimonianza della sua fede viva. Chi voleva, poteva vederlo ogni mattina fermo e raccolto in chiesa per due ore di preghiera. Sulla cattedra, prima di iniziare l'insegnamento, esortava sempre gli studenti a innalzare la mente al «Signore Dio delle scienze» (1 Sam 2,3). Non appena suonava l'Angelus, interrompeva ogni discorso e anche la visita medica, invitando tutti i presenti a recitare con lui l'Angelus. Quale forza e trasparenza di fede vissuta in lui! Altro che i meschini rispetti umani della nostra fede da vili complessati.
Forza anche noi vinciamo la timidezza della fede!