PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Preparate la via al Signore

mons. Antonio Riboldi

II Domenica di Avvento (Anno A) (05/12/2004)

Vangelo: Mt 3,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 3,1-12

1In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea 2dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».

3Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

4E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.

5Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui 6e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

7Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? 8Fate dunque un frutto degno della conversione, 9e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 10Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. 11Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 12Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

E' un grande atto di carità quello di aiutare i fratelli, che vivono in maniera disordinata, non degna di discepoli di Cristo e che offende la stessa dignità dell'uomo, a ritrovare la strada giusta.

Si ha paura quasi, oggi, di ammonire i fratelli...a cominciare dalle famiglie, dove non si ha il coraggio o la carità di aiutare i figli a raddrizzare i sentieri della vita, come esorta oggi Giovanni Battista.

Si preferisce un quieto vivere, paurosi di rompere un equilibrio, che tale non è, quando si sa di sbagliare. Da piccolo, in famiglia, era meraviglioso compito di mamma e papà sottolineare quello che non andava, educandoci alla giustizia ed alla santità. Mamma era solita, ogni giorno, farci "le mille prediche", anche se di queste, poi, "ne rimaneva salva almeno una", così si giustificava di fronte alle nostre proteste. E quando non volevamo capire la lezione, usava mezzi più persuasivi. Quante provvidenziali sberle. E quando queste non bastavano cercava aiuto nella scopa. Papà, invece, non ci toccava mai...ma bastava un suo sguardo a rimetterci in riga!

Forse erano tempi diversi, non contaminati da quella falsa concezione della vita, in cui tutto è permesso: indifferentemente se è giusto, fa bene, o no. Si preferisce la quiete del non disturbare chi sbaglia, alla grande carità di dare una mano a vivere bene, secondo Dio, anche se a volte questo costa.

E non si può certamente "andare incontro a Cristo", come suggerisce questo tempo di Avvento, scegliendo strade che portano lontano da Lui, se non contro di Lui. E' davvero una brutta aria quella che tira, riguardo alla fede. Ha poco di Avvento, ossia di attesa di Dio che venga tra di noi.

Così ci parla oggi Giovanni Battista: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!". Giovanni è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse: "Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri". Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi: il suo cibo erano le locuste e il miele selvatico. Accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel Giordano.

Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo disse loro: "Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente? Fate dunque frutti degni di conversione...Già la scure è posta alla radice degli alberi..." (Lc 3, 1-12).

Parole dure, da vero profeta, che sapeva, per ispirazione dello Spirito, che per accogliere Dio degnamente e divenire discepoli, non si poteva condurre una vita di compromesso. Dio non accetta compromessi, che sono la morte dell'amore...sempre...e con tutti.

Sapeva che per la venuta del Messia, di Dio che vuole cambiare la storia di ciascuno di noi, sottraendola alla 'nudità', ereditata nell'Eden dai nostri progenitori, bisognava 'rinascere'.

Sapeva molto bene che tutti noi, senza eccezione, anche se non vogliamo confessarlo, la felicità, per cui siamo stati creati, non possiamo trovarla nelle cose che sono vanità.

Sapeva che tutti, in fondo, abbiamo la nostalgia del Padre, a volte soffocata, ma sempre presente. Chi è quell'uomo, o donna, o giovane, che, interrogandosi nella sincerità del cuore, può dire che non sente la nostalgia dell'Eterno? Che non capisce che le creature di questo mondo, a cui dona totalmente la vita, non solo non riempiono il cuore, ma rischiano di farci schiavi di tanti mali, che spiegano il grande dolore che regna sulla terra, riempiendola di inutili croci che portano da nessuna parte?

E vorrei fare una domanda a ciascuno dei miei cari lettori e a me stesso:

"La mancanza di religiosità e di fede, fino al rifiuto di Dio, è un fatto "di moda" che offusca la coscienza o una scelta? una scelta che forse ha le sue radici in qualche fatto increscioso che ha messo a dura prova la nostra fiducia nel Padre? e, con la sincerità che è il cielo azzurro, senza pericolose nubi, dell'anima, si è proprio felici senza la certezza che c'è Qualcuno che ci ama, con il silenzio proprio dell'amore, che ha le sue colonne nella libertà e gratuità?

Il dono della vita che Dio ci ha fatto, anche se è stato trasmesso dai nostri genitori, se non fosse frutto di un grande amore, destinato a vivere di amore eterno, non avrebbe alcun senso.

Ci vuole coraggio, quello delle persone che amano la profonda conoscenza di sé, "farsi coinvolgere", come accadde ai tempi del Profeta Giovanni Battista; e da lui farsi condurre per mano in quel "convertitevi perché il Regno dei cieli è vicino". Non è segno di animo in pace e sereno quel vivere con gli occhi chiusi alla sincerità. Occorre guardare in faccia al tempo che viviamo e avere il coraggio, se necessario, di farsi coinvolgere da quella "voce nel deserto", che sfugge al rumore del mondo.

Nel lontano 1965, Paolo VI, cardinale a Milano, così scriveva:

"C'è una opposizione a Cristo che si ripete nei secoli. La prima forma di negazione è il sistematico e preconcetto rifiuto di credere. Non si esita di parlare di 'mito', a proposito di Cristo, di 'fiabe' parlando di Vangelo, di 'cose irrealì, a proposito di tutto ciò che trascende la terra, ed è proprio il Cielo. Ora questa opposizione, che attraverso i mezzi di comunicazione, si sente circolare nel nostro mondo e forma la mentalità di non pochi, parla di un mendace presupposto. Vi è chi ritiene atto di intelligenza opporsi all'insegnamento del Signore, alla dottrina della Chiesa. Per essere spregiudicati, più forti degli altri, bisogna saper dire di no: io non credo. La religione è fatta per i più deboli, non per il pensiero moderno, non per i critici, gli istruiti, i refrattari alle suggestioni. Essi insistono nel loro ripudio. E si servono del lume divino, che è la ragione, non per cercare la verità, non per accogliere con simpatia e con gioia la luce di Dio, che entra nelle anime mediante le parole del Vangelo, ma, per così dire, chiudono le finestre, e usano, al contrario, proprio la ragione per negare la verità del Credo e quindi resistere al Signore...Il Signore potrebbe prendere in parola, un giorno, il ribelle, ritorcendo contro di lui la negazione; non hai voluto riconoscermi, nemmeno io ti riconosco. E sarebbe la condanna eterna" (21 marzo 1965).

Ma non c'è bisogno di attendere l'inferno, negando Dio, ora è già inferno. Quell'inferno di cui un giorno mi parlò una persona che aveva tutto, ma proprio tutto, dalla bellezza fisica a ogni sorta di bene: "Ho tutto ciò che si può desiderare, mi manca qualcosa o qualcuno che dia senso e gioia alla mia felicità. E' come se su di me non ci fosse la volta del Cielo, e senza quel Cielo, che forse è Dio, in me è continuo inferno, anche se nascosto dietro un bugiardo sorriso dovuto a chi incontro, ma che ti verrebbe la voglia di mandare all'inferno".

Ho voluto stare vicino a quella persona che ora mi legge con gioia. Ha saputo, come vero miracolo dello Spirito, guardare oltre "tutto ciò che credeva di avere ed essere", e ora è felice di sapere che il cielo ha trovato casa nel suo cuore, come se questo fosse la "mangiatoia in cui fu posto Gesù, il vero bene dell'uomo". Ogni volta l'incontro mi abbraccia e con una gioia che non è di questa terra, dice: "Come sono felice ora!". E' quello che dovremmo avere il coraggio di trovare tutti.

Come trovare o farci trovare da Dio? Lo dico con una preghiera di Madre Teresa di Calcutta:

"Ti ho trovato in tutti i posti, Signore. Ho sentito il battito del tuo cuore nella quiete perfetta dei campi, nel tabernacolo oscuro di una cattedrale vuota, nella unità di cuore e di mente di una assemblea di persone che ti amano.

Ti ho trovato nella gioia, dove ti cerco e spesso ti trovo. Ma sempre ti trovo nella sofferenza. La sofferenza è come il rintocco della campana, che chiama la sposa di Dio alla preghiera.

Signore, ti ho trovato nella terribile grandezza della sofferenza degli altri. Ti ho visto nella sublime accettazione e nell'inspiegabile gioia di coloro la cui vita è tormentata dal dolore. Ma non sono riuscito a trovarti nei miei banali dispiaceri. Signore, ti credo, sei la mia gioia".

 

Ricerca avanzata  (54935 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: