TESTO Commento su Gv. 15,5
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Mercoledì della V settimana di Pasqua (06/05/2015)
Vangelo: Gv 15,1-8
«Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.».
Gv. 15,5
Come vivere questa Parola?
Gesù ci invita a rimanere sempre unito a Lui, se vogliamo portare frutti. Dobbiamo dargli spazio nel nostro cuore, fidarci di lui, accettare la sua presenza nella nostra esistenza, anche nei momenti difficili e penosi, vivendoli come un'occasione di crescita e di miglioramento. Nulla ci può separare dall'amore di Dio, nulla ci può togliere dalla sua linfa: anche la potatura di rami secchi ci fa diventare più forti.
Senza di Lui non possiamo fare nulla: è una frase molto espressiva. Non riusciamo a progredire nella vita spirituale solo con le nostre forze, ma dobbiamo restare saldamente uniti a Cristo, accogliendo la Sua parola, obbedendo ai suoi insegnamenti, soprattutto praticando la carità concreta.
Rimanere uniti a Cristo è la vera esperienza del discepolo: "dimorare" in Lui, sentirsi amato e abbracciato da Lui, non allontanarsi dalla sua tenerezza, attingere ogni nostra forza e capacità dal Suo amore.
O Signore, fammi restare sempre unito a te, come un tralcio vivo alla vite; fa' che non mi stacchi mai dalla tua presenza e possa servire i miei fratelli e le mie sorelle con fede e carità e annunciare la tua speranza di rinnovamento.
La voce del Papa Francesco
«Rimanere nell'amore» di Dio: «Guardate che l'amore di cui parla Giovanni non è l'amore delle telenovele! No, è un'altra cosa. L'amore cristiano ha sempre una qualità: la concretezza. L'amore cristiano è concreto. Lo stesso Gesù, quando parla dell'amore, ci parla di cose concrete: dare da mangiare agli affamati, visitare gli ammalati e tante cose concrete. L'amore è concreto. La concretezza cristiana».
Omelia del 9 gennaio 2014 nella cappella s. Marta - Città del Vaticano
D. Mario Maritano SDB - maritano@unisal.it