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TESTO Non vi terrorizzate

Paolo Curtaz   Ti racconto la Parola

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (14/11/2004)

Vangelo: Lc 21,5-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 5mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: 6«Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».

7Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». 8Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! 9Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».

10Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. 13Avrete allora occasione di dare testimonianza. 14Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; 17sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 19Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

Nella sezione apocalittica dei Vangeli, in questo caso del Vangelo di Luca, troviamo un riferimento inquietante alla storia. Luca, avete sentito, parla di eventi catastrofici, legati probabilmente all'assedio di Gerusalemme e alla distruzione del Tempio avvenuta nel 70dC ad opera dell'esercito romano, infastidito dall'ennesima rivolta degli ebrei, e certamente vissuta come un dramma dalle prime comunità cristiane cui Luca si rivolge.

Il tono, però, è rassicurante: Gesù dice che no, non è il caso di spaventarsi; malgrado gli eventi catastrofici, malgrado la paura, i discepoli sono chiamati a leggere nelle catastrofi l'opportunità di rendere testimonianza, di svelare un modo altro di vivere la storia.

Tasto dolentissimo, questo, l'impressione (che spero errata) che ho nel vedere il nostro atteggiamento nei confronti della storia è non solo un'inquietante uniformità alla logica mondana ma, spesso, un giudizio ancora più pessimista degli eventi.

Succede che il cristianesimo abbia giudicato con pessimismo l'uomo e la storia, come una massa di eventi e di persone incapaci di riconoscere l'opera di Dio e di convertirsi e, perciò, destinati al fallimento. Non di rado, poi, questa visione negativa della storia ha prodotto uno scollamento tra la vita e la fede, disinteressandosi del presente, tutti concentrati sull'al di là.

Gesù dice diversamente: la storia è il luogo in cui Dio realizza il suo progetto, è – perciò – luogo benedetto e da salvare. Il discepolo sa che la storia va letta in una prospettiva di fede, di pienezza che trascende le nostre fatiche e le nostre delusioni, e vuole comunque portare il seme della novità del Vangelo nel proprio vissuto.

Non ci terrorizziamo, allora, quando vediamo eventi catastrofici, la violenza dilagante, ma costruiamo spazi di Regno là dove viviamo...

Libri di Paolo Curtaz

 

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