TESTO Commento su Gv 6, 18-21
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Sabato della II settimana di Pasqua (18/04/2015)
Vangelo: Gv 6,16-21
«Il mare era molto agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: "Sono io, non abbiate paura!". Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti».
Gv 6, 18-21
Come vivere questa Parola?
Il vangelo odierno (è sempre il cap. 6 di Giovanni) riporta un episodio che allude al mistero della morte e risurrezione di Gesù, che è il tema specifico di questo tempo pasquale. Il Signore, infatti, che cammina sul mare è tipo e prefigurazione di Gesù vincitore della morte. La morte, nel mondo biblico e giudaico, sovente è paragonata al mare (cfr. Sal. 77,20; 107,23-30; Gb 9,8...). È tutto un modo simbolico di parlare della sofferenza, del dolore e della morte. Qui Gesù cammina sul "mare" e si presenta appunto come vincitore della morte. I discepoli hanno paura, come durante la passione, ma Egli si presenta loro dicendo: «Sono io, non abbiate paura!». Da notare che il Signore si attribuisce la proclamazione divina dell'IO SONO che è tipica in Giovanni (cfr. Gv 8,58).
Riconosciuto Gesù, afferma Giovanni nel Vangelo di oggi, «vollero prenderlo sulla barca e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti». È proprio vero! Quando si accoglie Gesù nella propria barca, nel suo mistero umano-divino di passione, morte e risurrezione, allora, e solo allora, possiamo arrivare all'altra riva: possiamo giungere veramente al porto sicuro e alla mèta della nostra esistenza!
Chiediamo al Signore, in un momento intenso di preghiera lungo questa giornata, la grazia di accoglierlo nella barca della nostra vita, quando si presenta come Colui che cammina "sul mare "e di non aver paura, ma di abbandonarci totalmente a Lui.
La voce di un grande esegeta orientale della scuola di Antiochia
«L'evangelista ha detto: "Vollero prenderlo su, e subito la barca toccò terra, dov'erano diretti" per mostrare che quelli non lo presero su ma, tentando di prenderlo, con stupefacente rapidità la barca giunse a terra e il Signore con loro. Non potevano infatti credere quel che aveva compiuto il Signore, né potevano considerarlo un fantasma vedendo che la barca così velocemente era giunta alla terra verso cui andavano, e che il Signore stesso era con loro»
Teodoro di Mopsuestia, Comm. al Vangelo di Giovanni III, 6.
Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it