TESTO Commento su At 5, 29-33
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Giovedì della II settimana di Pasqua (16/04/2015)
Brano biblico: At 5,27-33
«Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: "Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore... E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo...". All'udire queste cose essi si infuriarono e volevano metterli a morte».
At 5, 29-33
Come vivere questa Parola?
«Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini» (v. 29). Questa parola, che troviamo nella prima lettura di oggi tratta dal libro degli Atti degli Apostoli, è mai stata così attuale come oggi. Al sommo sacerdote, presidente del tribunale del Sinedrio, un Pietro tutto nuovo dopo la Risurrezione, proclama coraggiosamente, a nome anche degli altri gli Apostoli, il principio fondamentale della libertà della fede e della coerenza di vita dei cristiani. Bisogna obbedire a Dio, anche a costo di apparire impopolari di fronte alla mentalità corrente. Purtroppo oggi molti cristiani, o per rispetto umano, o per non correre il rischio di vedersi disprezzati e emarginati, preferiscono adattarsi al mondo circostante e, come si dice, al ‘così fan tutti', e assumere il colore dell'ambiente in cui vivono. Uno scrittore orientale cristiano antico già bollava tali cristiani del suo tempo con parole mordaci (cfr. il testo riportato più sotto).
Obbedire a Dio vuol dire anzitutto saper fare scelte coraggiose che costano, e non soltanto nelle grandi occasioni, ma anche nella ferialità di tutti i giorni, nei piccoli gesti del vivere quotidiano. Oggi il nostro mondo, più che di maestri, ha bisogno di veri testimoni, che sappiano annunciare il Vangelo nella testimonianza coerente di una vita conforme al Vangelo, andando anche contro corrente, quando è necessario.
Signore, rendimi un umile e coraggioso testimone del tuo Vangelo, anche quando ciò richiede di vincere la mia timidezza e la mia paura, che mi portano a nascondere la mia chiara identità cristiana.
La voce di un grande scrittore orientale antico
«Gli iniziati a Cristo dovrebbero mostrarsi e comportarsi in tutta la loro vita come nelle chiese, ove prendono una figura più veneranda... Invece, io non so come, essi mutano figura e costumi come i polipi, i quali, come dicono, diventano simili agli scogli in cui abitano, mentre la loro pelle ne prende il colore. Pertanto, usciti di chiesa, depongono la loro religione e si fanno simili ai molti con i quali trattano; e ancor più, deposta la loro finta e ipocrita gravità, mostrano la loro personalità, prima nascosta. Dopo aver ascoltato con venerazione la parola di Dio, la lasciano dove l'hanno ascoltata e se ne vanno fuori con gli atei»
Clemente Alessandrino, Il Pedagogo III 11, 80, 1-4.
Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it