TESTO Commento su Gv. 21,7
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Venerdì fra l'Ottava di Pasqua (10/04/2015)
Vangelo: Gv 21,1-14
"Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare."
Gv. 21, 7
Come vivere questa Parola?
Giovanni vede e riconosce; Pietro, sulla parola di Giovanni, agisce. Così al sepolcro, la mattina di Pasqua e così ora sul lago, pescando.
L'esperienza della resurrezione non si affronta da soli. Un po' come tutto. Abbiamo bisogno di combinare le nostre sensibilità, le nostre energie, le nostre idee ed intuizioni. Questo vale per il lavoro, per la politica, per l'economia. Ma anche per la fede.
L'esperienza comunitaria, l'essere in relazione permette di arrivare là dove da soli non ce la faremmo. Anche accogliere Gesù, alla fine, non è un fatto personale. Il risorto è accolto da una comunità. Si fa vedere a più persone, perché esse possano aiutarsi a credere. Non c'è esperienza di fede senza comunità, senza Chiesa.
La resurrezione mette a fuoco e rende visibile questa natura comunitaria della persona: comunità, vocazione e missione sono il nostro DNA.
Signore, aiutaci a vivere la comunità come spazio privilegiato per incontrarti, ascoltarti, amarti.
La voce di un filosofo
"La persona è il volume totale dell'uomo. È un equilibrio in lunghezza, larghezza e profondità, è una tensione in ogni uomo, tra le sue tre dimensioni: quella che sale dal basso e l'incarna un corpo; quella che è diretta verso l'alto e l'innalza verso un universale; quella che è diretta verso il largo e la porta verso una comunione. Vocazione, incarnazione, comunione sono le tre dimensioni della persona."
E. Mounier
Sr Silvia Biglietti FMA - silviabiglietti@libero.it