TESTO Commento su Ap 1,1-8a; 1Cor 15,3-10a; Gv 20,11-18
don Raffaello Ciccone Acli Provinciali Milano, Monza e Brianza
don Raffaello Ciccone è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!
Domenica di Pasqua (05/04/2015)
Vangelo: Ap 1,1-8a; 1Cor 15,3-10a; Gv 20,11-18
11Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. 13Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». 14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». 16Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». 17Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». 18Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.
Atti degli Apostoli 1,1-8a
Luca, dopo aver concluso il racconto della vita di Gesù nel Vangelo che riporta il suo nome, scrive anche il libro degli Atti degli Apostoli per presentare la Chiesa come una continuazione della presenza di Gesù risorto. E lo fa attraverso il racconto di alcuni avvenimenti della Comunità cristiana. Così' Gesù resta, con il suo Spirito, garanzia e fondamento della testimonianza della vita piena attraverso i credenti in Lui nel mondo. L'umanità incomincia a intravedere il messaggio nuovo e il tempo nuovo. E se Luca nel suo Vangelo, inizia il racconto della vicenda di Gesù nel tempio di Gerusalemme, con l'apparizione di un angelo che svela la nascita di un figlio ad un sacerdote anziano, incredulo, Zaccaria, che poi sarà padre di Giovanni Battista, lo stesso Vangelo di Luca si conclude nel tempio dove i discepoli, dopo la risurrezione, si trovano a pregare, come faceva Gesù. Il centro tuttavia è l'annuncio della Misericordia di Gesù che si fa piccolo nel "si "della Madonna ed offre un movimento travolgente di presenza del Divino nel cuore della terra che tutta diventa terra promessa. Negli Atti Gesù risorto continua questo movimento incontenibile di popolo e testimonia la risurrezione, cominciando da un banchetto in una casa Siamo sempre a Gerusalemme. C'è il ricordo di Giovanni che ha battezzato nell'acqua, Ma ci sono, insieme, il comando di attendere il dono dello Spirito e il progetto di annunciare Gesù, in pienezza, in tutto il mondo conosciuto. Il Signore si presenta per 40 giorni, vivo, con molte prove. Il numero 40 è un tempo importante per scoprire il significato vero della risurrezione e per abituare il proprio cuore e la propria vita alla novità di Dio. Ormai tutto va ripensato in termini di amore, di vittoria sul male, di speranza. I discepoli, anche dopo gli avvenimenti drammatici e gloriosi, non hanno ancor capito il senso della presenza di Gesù. Essi continuano a pensare quello che speravano tutti, amici e nemici, prima della morte in croce." Così, venutisi a trovare insieme gli domandarono: "Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il Regno di Israele?"(1,6). "Non spetta a. Voi conoscere. I tempi e i momenti..., ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni...". V iene negata la prevaricazione del potere, della gloria, dell'accaparramento di Dio e della sua forza. I discepoli continuano, infatti, a sognare la guerra e la lotta contro i pagani e la vittoria.
Vengono assicurate la gioia e la speranza per tutti.
Lettera ai Corinti 15,3-10a
Nella prima lettera ai Corinzi, San Paolo. Si preoccupa di rendere testimonianza, il più possibile, sulla resurrezione. Nel mondo giudaico dell'epoca, i Sadducei, legati particolarmente alla classe alta sacerdotale, escludevano la risurrezione così come nella tradizione greca i filosofi raffiguravano l'anima umana come una scintilla racchiusa nella prigione del corpo. Paolo, che aveva già trovato derisione ad Atene quando aveva sostenuto la vita nuova di Gesù, si preoccupa di ribadire la verità è la testimonianza della risurrezione, riportando un frammento di catechesi di altissimo valore che circolava nella Comunità cristiana: "V i ho trasmesso dunque quello che ho ricevuto". L'elenco delle apparizioni segue una linea che a volte non coincide con i Vangeli. Tace al cune apparizioni (quelle delle donne) e ne aggiunge altre. Paolo rivendica in modo chiaro documentazione e testimonianza da parte di molti e vi aggiunge la sua, ricordando la propria conversione. Egli, infatti, si sente colpevole di aver incrociato l'apparizione di Gesù risorto, che lo ha reso apostolo e lo ha arricchito di grazia. Ma la sua risurrezione è come l'inizio e l'avvio di una speranza e di un annuncio che dissolve la disperazione e apre finalmente il cammino verso il Padre attraverso Gesù.
Giovanni 20,11-18
Maria non si dà pace della morte di Gesù. Già di buon mattino, quando era ancora buio, corre al sepolcro e trova la pietra rimossa. Allora corre da Pietro e dal discepolo "che Gesù amava", perché non sa capacitarsene. E' tutto un correre, un cercare, un vedere.
Ma tutti corrono, cercano e vedono in modo diverso (come è attestato anche dai verbi greci usati). Nonostante tutto, alla fine, "i discepoli ritornarono a casa" come se tutto fosse naturale.
Solo chi ama non si dà pace e rimane; ed è un piangere infinito. Ed è sul piangere che interviene Gesù, domandandole la ragione. Come se ci fosse una ragione plausibile di un pianto di fronte alla morte (anche Gesù ha pianto su Lazzaro morto).
Eppure Gesù chiede; anzi specifica la domanda, chiedendole chi cerca. Come a dare importanza a quanto la donna esprime coinvolgendo pienamente la sua sensibilità e le sue emozioni.
Le è stata tolta la ragione della sua stessa vita, il senso del suo amore profondo e totale. Gesù capisce e la chiama per nome: "Maria."
Ecco: la Pasqua è come un ritrovarsi, è un sentirsi nuovamente chiamati per nome, indipendentemente dai distacchi, dal vuoto, dall'abisso dell'inconoscibile, dalla paura.
Gesù è come se dicesse: "sono qui". Quando c'è amore vero, amicizia profonda, relazione totale è come se la morte non esistesse.
Distacco sì, ma non annientamento, vuoto sì, ma non assenza, pianto sì, ma non melodramma. Purché non si ritorni a casa.
Purché si continui a correre, cercare, coinvolgere, rimanere, senza lasciarsi fuorviare da nessun angelo biancovestito.
"Maria!" "Rabbunì" E' una relazione che continua e non tramonterà mai. Perché c'è stato un ritrovarsi, c'è stata una fedeltà, c'è stato un fidarsi al di là di ogni logica.
Forse Pasqua è proprio questo ritrovarsi, pieno, profondo, con il Signore vivente, che ti chiama per nome.
Ed anche con tutti coloro con cui condividiamo l'aver visto o l'aver creduto in qualcosa di grande e di Insospettato.
don Raffaello Ciccone e Teresa Ciccolini Vangelo