TESTO Dio ha scelto l'uomo
don Luca Garbinetto Pia Società San Gaetano
IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno B) (15/03/2015)
Vangelo: Gv 3,14-21
«14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
Gesù crocifisso, il Figlio innalzato come il serpente nel deserto dell'esodo, è la svolta della storia, il perno attorno a cui ruotano le vicende dell'umanità, il punto senza ritorno della ricerca tra l'uomo e Dio. Ogni uomo e ogni donna, voglia o non voglia, si trova a dover scegliere, di fronte allo scandalo della Croce e alla stoltezza del Calvario, da che parte stare.
La vita di ogni persona ha bisogno di fondarsi su una opzione fondamentale, che orienta ogni altra decisione. Spesso viviamo inconsapevoli di questa verità, supponendo di poter scegliere di volta in volta a seconda dei condizionamenti del momento, dei gusti personali, delle emozioni passeggere. Diventiamo così schiavi della ‘dittatura del relativismo' (Benedetto XVI), che in realtà alimenta un pensiero e una costruzione ideologica rigida e insidiosa quanto le più atroci ideologie del passato. ‘Ognuno faccia quello che vuole, basta che non disturbi la mia libertà': è una concezione fondamentalista della vita, capace di attaccare e condannare chiunque osi pensare, al contrario, che per me, invece, non è indifferente ciò che l'altro pensa o fa. L'illusione di una libertà senza riferimenti e senza valori portanti, la seduzione di un operare privo di segnali stradali che ne indichino la meta, la meschinità di proposte fondate unicamente sul culto dell'immediato sono ferite quotidianamente inferte all'uomo, insinuazioni del ‘serpente che striscia' e si traveste di angelo di luce.
Ma chi ne diviene seguace, chi cade nella trappola e nell'inganno, vive invece in una profonda oscurità. E le tenebre fanno dura resistenza alla luce. Le tenebre provano a impedire di incontrare la luce, perché potrebbe bruciare gli occhi, non abituati al fulgore della verità.
Il Figlio crocifisso è la luce, è la verità, è la vittoria sulle tenebre. Di fronte a Lui non ci si può esimere da una scelta. O rimaniamo nella notte, condannandoci da soli a un progressivo aumento di isolamento e di autoreferenzialità, che porta alla morte; oppure accettiamo il bruciore dell'anima che viene dal raggio potente del suo dono d'amore, e ci lasciamo purificare dal crogiuolo della verità. Il Figlio crocifisso è la verità, ne è la via, e da' la vita.
Perché il Crocifisso scardina la falsità della legge dell'individualismo e dell'indifferenza globalizzata. Sul corpo del Crocifisso è impressa la legge del dono di sé. L'offerta di Gesù della propria vita è rimasta marchiata nella carne fragile, perché lo Spirito incide decisamente e profondamente anche nella nostra debolezza. Il Crocifisso è il segno credibile che una esistenza donata ha valore persino oltre la morte, e da' senso all'insensato, rende necessario ciò che sembra inutile, sprigiona energie di vita eterna dalle ceneri della morte.
Tutto questo è possibile e vero perché in Dio la scelta è già stata compiuta. Da sempre. Mentre noi siamo sempre in ballo tra la luce e le tenebre, e il nostro cuore sembra combattuto costantemente tra un ‘fifty - fifty', quasi che scegliere di stare in Lui o di rifiutarLo possa avere lo stesso peso e valore, Dio invece ha già sbilanciato la sua opzione. Dio non ha avuto dubbi e non ha ripensamenti: il Padre ‘non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui' (v. 17). Perché Dio ama il mondo, lo ama infinitamente. Dio è luce perché è amore, e non può essere diversamente. Dio ha scelto l'uomo, la creatura più buona, e con lui l'intera creazione, e non si scrolla di dosso questa sua passione d'amore. Dio è inequivocabilmente dalla nostra parte.
Il perno della storia in Dio è squilibrato: è proteso verso l'uomo per salvarlo, è piegato verso le piaghe dell'umanità per guarirle, è innalzato verso il Cielo per mostrarlo e ridonarlo a chi teme di averlo irrimediabilmente perduto. Dio crede nell'uomo e nel mondo più di quanto possiamo credere noi in noi stessi. A volte crediamo a quello che vediamo e tocchiamo, ma credere in noi stessi è altra cosa. Ha lo spessore della divinità. Nessuno può credere veramente di essere chiamato alla luce per sempre, se non sceglie di mettersi sotto l'irradiazione della Luce.
Credere nella Luce è scegliere la vita, quella eterna, cioè piena, divina, traboccante. Dalla Croce si sprigiona questa verità e ce ne viene donata la forza. Il Padre e il Figlio non accettano la logica dell'indifferenza: ‘si salvi chi può!'. Il Padre e il Figlio hanno scelto e pagato di persona la logica dell'offerta: ‘se vuoi, io ti ho già salvato; se vuoi, noi stiamo dalla tua parte; se vuoi, puoi essere luce anche tu, vivendo nella verità'. Può darsi che costi il prezzo della croce anche a noi. Ma la nostra croce partecipa della Croce di gloria. La nostra morte nell'oscurità, invece, rischia di precluderci fin d'ora la bellezza dell'essere uomini.