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TESTO Commento su Mc 12, 28b-31

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Venerdì della III settimana di Quaresima (13/03/2015)

Vangelo: Mc 12,28-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

«Si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: "Qual è il comandamento primo di tutti?". Gesù rispose: "Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c'è comandamento più grande di questi».
Mc 12, 28b-31

Come vivere questa Parola?
Ecco una delle pagine evangeliche più importanti e conosciute, ma anche più soggetta al rischio di essere fraintesa. È una grande gioia dunque ascoltare questo Vangelo di oggi che proclama il comandamento primo di tutti: Amare. Ho cercato di tradurre il testo stando aderente il più possibile al greco, per fargli acquistare tutta la forza espressiva dell'originale.
Gesù, rispondendo alla domanda dello scriba, cita due testi tra i più ricorrenti nella preghiera e nella spiritualità di Israele: un passo del Deuteronomio, il celebre shemà Israel: ("Ascolta Israele!.. Amerai il Signore tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le tue forze") (6,4-5) e un passo del Levitico ("Amerai il tuo prossimo come te stesso") (19,18). Nel labirinto sterminato di precetti, Gesù sceglie soltanto questi due, che esprimono chiaramente l'essenza della volontà di Dio in tutta la sua semplicità: amare Dio e gli uomini. La Legge mosaica si era poi preoccupata dei casi della vita, svariati e molteplici, formulando tutta una serie di prescrizioni, perdendo però di vista il centro che dà unità e slancio a tutto. Ebbene, questo centro che unifica tutto, per Gesù, è l'Amore. Gesù risponde ancora allo scriba che il primo dei comandamenti non è uno solo, ma due, però intimamente congiunti, come due facce della stessa moneta: una faccia è rivolta in alto a Dio, e l'altra è rivolta in basso agli uomini. Questi due amori non vanno mai disgiunti. È nella capacità di mantenere questi due amori saldamente uniti la genialità e la novità del Cristo. Un'ultima considerazione. I due amori (a Dio e al prossimo) sono - come abbiamo visto sopra - strettamente congiunti e l'uno è la verifica dell'altro. Tuttavia essi sono anche diversi fra loro. La misura dell'amore a Dio - se si fa caso al testo - è la totalità. Infatti, nella risposta di Gesù, viene sottolineato per ben quattro volte l'aggettivo "tutto": «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza». Invece la misura dell'amore al prossimo non è più il tutto, ma «come te stesso». A Dio quindi, l'appartenenza totale e incondizionata, all'uomo invece no. L'uomo è da aiutare, servire e amare, come noi stessi, ma non è da adorare come Dio.

La voce del grande Agostino
«L'amore di Dio è il primo come comandamento, ma l'amore del prossimo è primo come attuazione pratica. Colui che ti dà il comando dell'amore in questi due precetti, non ti insegna prima l'amore del prossimo, poi quello di Dio, ma viceversa. Siccome però Dio tu non lo vedi ancora, amando il prossimo ti acquisti il merito di vederlo; amando il prossimo purifichi l'occhio per poter vedere Dio».
Agostino, «Trattati su Giovanni», Tratt, 17, 7-8

Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it

 

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