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TESTO Commento su Giovanni 8,31-59

don Michele Cerutti

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III domenica di Quaresima (Anno B) (08/03/2015)

Vangelo: Gv 8,31-59 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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31Gesù allora disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; 32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». 33Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». 34Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. 35Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. 36Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. 37So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. 38Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». 39Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. 40Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. 41Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». 42Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. 43Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. 44Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. 45A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. 46Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? 47Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio».

48Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?». 49Rispose Gesù: «Io non sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. 50Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica. 51In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». 52Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. 53Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». 54Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, 55e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. 56Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». 57Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». 58Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». 59Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

La domenica di Abramo è la terza di Quaresima: il tempo è inesorabile e iniziamo a cadenzare il percorso quaresimale verso la metà. Ogni percorso ha tempi di verifica e di strategia come conseguenza dell'analisi fatta.

Il modello che la Chiesa ambrosiana ci offre oggi è quello di Abramo. Di lui non abbiamo una biografia dettagliata, ma episodi della sua vita che ci aiutano a scoprire la profonda fede del santo patriarca. Jhwh gli promette una terra e una discendenza numerosa a condizione che si metta in cammino e quando questo cammino inizia e prosegue sarà Dio stesso a cambiargli il nome perché l'intenzione è di conferire a questa patriarca una nuova personalità e una missione.
Da Abramo impariamo:

- l'ascolto della voce di Dio e la sua messa in pratica,. Egli non presta troppa attenzione a quanto le circostanze potevano consigliargli. La domanda che si poteva porre (e lo avrebbe frenato): Perché abbandonare la sicurezza della patria o aspettare una discendenza quando l'età sua e della moglie era avanzata? Abramo si fida di Dio, ne riconosce onnipotenza, sapienza e bontà.

- la conoscenza delle cose col buon senso, ma nello stesso tempo ci vuole Dio. Guai se ci limitassimo al solo buon senso.

- C'è in Abramo l'obbedienza della fede che presuppone l'ascolto. Non un semplice atteggiamento passivo, ma un coinvolgimento totale al progetto di Dio.

Riflettiamo sulla vita di Abramo per accorgerci come la fede è evidente nel momento forte dell'oscurità quando le certezze umane vengono meno. Una fede che si fa tangibile quando si dispone a rinunciare al figlio Isacco mettendosi in cammino per offrire il sacrificio.

Pensiamo ai santi: essi vivono esperienze simili. San Giuseppe, di cui la pietà popolare nel mese di marzo riscopre l'importanza della sua protezione, ci insegna che in un momento di prova come quello della nascita di Gesù dalla sua promessa sposa, occorre affidarsi totalmente al disegno di Dio. Giuseppe avrebbe potuto ripudiarla in segreto e salvare la faccia di fronte alla mentalità del tempo, una mentalità maschilista. Maria, regina dei santi, nell'Annunciazione comprende che il disegno di Dio è più grande delle nostre paure e il suo Sì apre al mondo la salvezza. Ciascuno, guardando alla vita dei santi, può verificare come questi hanno sfidato l'impossibile e si sono abbandonati totalmente a Dio e al Suo disegno incomprensibile.

Abbiamo bisogno di vincere le tiepidezze e le paura della fede. Il tempo di Quaresima dovrebbe essere occasione giusta per gareggiare con noi stessi per ottenere questa vittoria.

Chiediamoci oggi se viviamo i tre pilastri di questo tempo forte.

Il pilastro della preghiera. Quanto tempo dedico al colloquio personale con il Signore? Mi metto in ascolto della Sua Parola? Apro il testo sacro in casa e su quel brano rifletto soffermandomi su quella frase che mi ha colpito?

Cerco di recitare il santo Rosario con almeno una decina al giorno? Vivo le varie iniziative di Via Crucis del Venerdì?

Il pilastro del digiuno. Molto spesso è facile saltare la bistecca al venerdì oppure digiunare il primo venerdì di Quaresima o il Venerdì Santo, ma il digiuno dal pettegolezzo e dalla diceria?

Il pilastro della carità. Vivo l'attenzione al fratello che incontro anche tra i poveri ed i sofferenti della mia comunità, magari anche con una vicinanza economica? Vivo una carità che non può confondersi con la semplice filantropia?
Mi faccio comprendere con una storia dei padri del deserto.

Tre amici dopo aver abbracciata la vita monastica, si erano interrogati sull'opportunità di continuarne l'esperienza. Due decisero di interromperla per occuparsi il primo di riconciliare le persone che non andavano d'accordo, l'altro di visitare i malati, il terzo invece aveva deciso di rimanere nel deserto.

Dopo un po' di tempo, i primi due delusi dalla vita attiva ritornarono dall'eremita e gli riferirono i disinganni e le delusioni provate. L'eremita, dopo essere rimasto un poco in silenzio prese una bacinella e vi gettò dell'acqua, quindi invitò i due a specchiarsi dentro. In un primo momento, essendo l'acqua agitata, i due non poterono specchiarsi, ma appena l'acqua fu immobile, poterono scorgere chiaramente i tratti del loro volto.

L'eremita commentò questa azione simbolica con queste parole: "Chi è immerso e impelagato nell'agitazione del mondo, non può vedere i propri peccati, se invece rimane nella solitudine, può vedere se stesso e passare dalla conoscenza di sé alla conoscenza di Dio".

Può sembrare che l'eremita voglia far desistere gli altri due dalla vita di servizio, ma non è così. L'eremita sapeva bene che il primo obbediva alla parola del Signore: "Beato che semina la pace" (Mt 5,9), e così anche il secondo alla parola: "Sono stato malato e mi avete visitato" (Mt 25, 36). Ma queste occupazioni evangeliche mancavano di un dato che solo le poteva rendere evangeliche: l'unione con Dio, ciò che Cristo aveva definito come la parte migliore che solo Maria aveva scelto. In altre parole queste occupazioni si erano rivelate dispersive perché i due eremiti avevano dimenticato la propria fragilità e la propria miseria.

Mi ricordo la parola di un padre spirituale che un giorno disse: "Come è possibile curare gli ammalati senza che prima non ci siamo fatti curare dal nostro medico, senza cioè essere stati immunizzati, non dal dolore altrui, ma dall'essere sopraffatti dal dolore altrui?".

In questo campo ateismo, orgoglio e presunzione vanno di pari passo. C'è la necessità in quaresima di rientrare dentro noi stessi per scoprire che Dio può essere visto nella misura in cui l'uomo prende coscienza dei suoi limiti. Ecco la necessità dell'appartarci, non tanto per sfuggire ai nostri doveri, ma per compierli meglio, grazie al silenzio, al raccoglimento, alla salmodia, alla preghiera e alla lectio divina.

Vi lascio queste domande e provocazioni perché possono essere utili per vivere una Quaresima non come le altre, ma sapendo che la dimensione della fatica è importante per intravvedere la luce della Risurrezione nel giorno di Pasqua.

 

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