TESTO Scusa la modestia: sono troppo bello per te
don Marco Pozza Sulla strada di Emmaus
II Domenica di Quaresima (Anno B) (01/03/2015)
Vangelo: Mc 9,2-10
2Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 6Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». 8E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. 10Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
Con Mosè era stato chiaro. Eppure se c'era uno che meritava quella grazia era proprio lui. Perché svegliarsi una mattina per portare a spasso il gregge e scoprirsi nel mirino di Dio, non è mai cosa dalle dolci faccende; nemmeno sapersi fragili di lingua e vedersi al cospetto del faraone a convincerlo che Israele deve partire. Men che meno, appena al di là del Mare, sentirsi costretti per quarant'anni a manovrare un popolo che sognava le vecchie pentole di cipolle d'Egitto e cercare di metterlo nelle frequenze di un Dio che parlava di una terra dove, al posto di pentole e cipolle, ci stava il latte e il miele che scorreva a fiumi. E lui, uno dei migliori pastori di greggi, sempre ficcato là: a metà strada tra un Dio tutto santo e un popolo dagli ormoni agitati. Sapendo poi dove lo saluteremo - ad un passo dalla Terra Promessa: la vedrà (se la gusterà con lo sguardo) ma non ci entrerà -, quella richiesta sapeva di fanciullità, di onesta voglia di vederlo questo Amore che gli aveva scompigliato i suoi viaggi di pastore: «Mostrami la tua gloria!» (Es 33,18). Ti prego, mostrami che faccia hai: ti voglio vedere, Dio dei miei padri. E Lui, il Dio inafferrabile, ancora una volta a non concedersi. «Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo». Viva la modestia del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe: "Sono troppo bello, Mosè. Scusa, ma se mi vieni, svieni". Unica concessione, anche Dio s'intenerì per quel dolce richiamo del cuore: «Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando passerà la mia gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano, finché non sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere». (Es 33,18-23) Il volto no, Mosè: è questione di sicurezza. Le spalle sì, lo meriti. Siediti lì, io passo e ti copro il viso: poi guardami. Sono il tuo Dio. "Dio brutto e cattivo: non si tratta così Mosè, povero Cristo di pastore".
Soprattutto se quello che non fu concesso a quell'uomo martoriato, lo si concederà un giorno ad un pescatore. Perché così Dio volle: ai pastori le spalle, ai pescatori il volto. Parola di Marco, uno dei quattro che hanno scritto: «Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime». Mica i più santi: li ha scelti di cuore e di petto, tre a nome di tutti. Anche a nome di Mosè. Li ha menati su per il monte e ha fatto loro una confidenza: sé fatto d'una bellezza inconsueta, si è trasforma tutto in un'armonia, sorride come mai prima. Tre uomini, non dodici, devono ricevere quell'anticipazione del Regno, devono sapere come Lui è davvero. Perché non è uguale come tutti gli altri giorni. Per un istante vuole deporre la sua camuffatura d'uomo, collaudare se - gettata la maschera e vestitosi di sole e di neve - la loro amicizia resiste o si traduce in paura. Resiste? Così e così: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Grande Marco, chissà Pietro se sarà stato contento di quell'annotazione. Però c'è, e rimane: «Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati». Spaventati per troppa bellezza: glielo aveva detto a Mosè, anche quella volta sulla cima di un Monte. Non fu vigliaccheria d'amante, fu delicatezza d'Amore: non voglio spaventi, voglio sguardi. Sul monte sta anche lui, il vecchio Lucifero, lì appena dietro Pietro: "Bloccalo, bloccati qui, bloccatevi". Il Demonio lo sa che l'uomo è fatto per gli incanti: fermarsi dove è felice, dimenticare giù nel caos della valle le tribolazioni e il destino degli altri che non sono stati prescelti, nascondersi in quella miseria dove il cielo sembra carezza la terra.
La Trasfigurazione è un avvenimento di preghiera; diventa visibile ciò che accade nel dialogo di Gesù con il Padre: l'intima compenetrazione del suo essere con Dio, una compenetrazione che diventa pure luce (...) Ciò che egli è nel suo intimo e ciò che Pietro aveva cercato di dire nella sua confessione, si rende percepibile in questo momento anche ai sensi: l'essere di Gesù nella luce di Dio, il suo proprio essere luce come Figlio. (J. Ratzinger, Gesù di Nazareth)
Tutti a casa, invece: tutti giù nella valle. A raccontare, a incoraggiare, a confortare. A spandere giù per il crinale quella storia che sa di buono. Nessuno qui, a due passi da me: tutti giù, seriamente impastati di storia, di fango e di polvere. Tutti giù dagli altri, e in fretta pure. Quella confidenza non fu privilegio di pochi, fu una consolazione per tutti. Dio non mente, è bellissimo: «Nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche». Povero, vecchio diavolo.