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TESTO Commento su Mc 8, 15-16

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Martedì della VI settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (17/02/2015)

Vangelo: Mc 8,14-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

"Gesù ammoniva (i discepoli) dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane".
Mc 8, 15-16

Come vivere questa Parola?
E' un momento in cui l'incomprensione, nei confronti di Gesù, tocca il diapason.
Egli, il Maestro, interamente dedito alla verità del Regno di Dio per la salvezza dell'uomo, mette in guardia i suoi da quel che più oscura la verità: l'ipocrisia, proprio quello di cui erano insidiosamente imbevuti gli insegnamenti dei suoi più accaniti oppositori: i Farisei e quanti corteggiavano Erode.
Il suo era un avvertimento di magistrale importanza. Ma i discepoli non se ne diedero per inteso, tutti afferrati dalla preoccupazione del cibo che, in quel momento, era venuto a mancare. Si può anche capire quel che prova questa gente in preda a un furibondo appetito. Ma quello che deve aver amareggiato il Signore è la loro ermetica chiusura. Il cuore dei discepoli è sprangato al ricordo dei due fatti straordinari: quella ripetuta moltiplicazione proprio del pane (l'alimento semplice essenziale) che Gesù aveva compiuto per benevolenza e amicizia nei loro confronti. E' evidente quel che Gesù è portato a dire: "Avete il cuore indurito".
Si, c'è un indurimento del cuore e della persona proprio legato a una smemoratezza del cuore stesso. Perché è lì, al centro più profondo di noi, che dovrebbe ardere sempre (come un fuoco e una luce) il continuo ricordo dei grandi beni ricevuti da Dio: da quello dell'esistenza a tutto l'accompagnamento della Grazia al dipanarsi dei nostri giorni. Così come dovrebbe essere normale che, anche nei confronti del prossimo, la gratitudine venga sempre praticata.
Il cuore è il termometro della nostra autenticità umana e cristiana. Se è vivo di attenzione a ciò che è vero, è lungi da noi il fariseismo; se è memore di tutto quel che ha ricevuto e riceve da Dio, è un cuore sano, capace di buona relazionalità col Signore, con gli umani, con tutte le creature.
Se invece si lascia afferrare dal ritmo frenetico del troppo fare, (così tipico oggi), perde di vista quel che più conta e s'impelaga nell'inautentico.
Un cuore di questo tipo s'indurisce. Si chiude non solo a ogni verità di fede ma anche a ogni bellezza, verità, grazia umane.

La voce di un Papa
"Bisogna cambiare strada nella direzione di Cristo che è anche la direzione della giustizia, della solidarietà, dell'impegno per una società e un futuro degni dell'uomo"
S. Giovanni Paolo II ai giovani

Sr Maria Pia Giudici - sanbiagi@casadipreghiera.191.it

 

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