PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Guarigione dilazionata

don Fulvio Bertellini

don Fulvio Bertellini è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (10/10/2004)

Vangelo: Lc 17,11-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 17,11-19

11Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. 12Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza 13e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». 14Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. 15Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, 16e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. 17Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? 18Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». 19E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Il racconto dei dieci lebbrosi presenta numerosi punti di contatto con quello di Naaman Siro. La condizione di malattia, la supplica. Ma soprattutto la guarigione ritardata. Da lontano, Gesù comanda di presentarsi ai sacerdoti. Così come, senza neppure riceverlo, Eliseo aveva comandato a Naaman di lavarsi al Giordano. Non ci sono gesti magici, non ci sono segni prodigiosi. Certamente: i sacerdoti avevano il compito di constatare la guarigione e dichiarare il malato di lebbra libero dalla segregazione a cui era tenuto. I lebbrosi, così come Naaman, devono fidarsi sulla parola, affidarsi ad un gesto privo di fascino ed efficacia esteriore. Mettendo in rilievo questi elementi, l'evangelista si rivolge ai suoi lettori, e indirettamente a noi, lettori attuali del Vangelo. Che non abbiamo un contatto diretto con Gesù, e che pure ci rivolgiamo a lui per essere guariti. Dalle nostre malattie fisiche, ma anche da quelle spirituali. E lui ci rimanda in cammino, ci rimette sulla strada. La guarigione è un percorso, non è un'istante, e non è neppure la fase più importante.

Riconoscimento immediato

Il samaritano torna rendendo lode a Dio e per ringraziare Gesù. Gesù sembra adombrarsi perché lo stesso non fanno gli altri nove. Ma è stato lui stesso a comandare di presentarsi ai sacerdoti! La colpa, paradossale, dei nove, sembra essere quella di eseguire il comando di Gesù, vale a dire, presentarsi ai sacerdoti, secondo la Legge. Il samaritano però non è disubbidiente: semplicemente ha intuito che, attraverso Gesù, Dio stesso lo ha guarito. Quell'uomo non è il semplice "maestro" che essi hanno invocato: in lui è Dio stesso che agisce. Quell'uomo è più importante della Legge e dei sacerdoti. Il samaritano si prostra di fronte a Gesù, e lui lo lascia fare. Negli Atti degli Apostoli, vediamo Pietro che rialza il centurione Cornelio, prostratosi ai suoi piedi, e gli dice: "Alzati: anch'io sono un uomo". Qui invece Gesù accetta l'omaggio riservato solo a Dio.

Il novanta per cento

Il problema decisivo è quindi riconoscere Gesù nella nostra vita. Ci sono alcune esperienze che si staccano dalla quotidianità: esperienze di grazia, di guarigione, di pacificazione, di crescita... anche esperienze dure, che ci mettono alla prova, come la lunga malattia della lebbra, che per lunghi mesi - forse anni - ha costretto i dieci lebbrosi a vivere segregati dalla comunità, esclusi dalla benedizione della terra promessa (questo il Vangelo non lo dice, ma lo affida alla ricostruzione del lettore). In queste esperienze Dio ci parla, si fa incontrare. Non con l'immediatezza che noi vorremmo e tuttavia con una certa chiarezza. Sappiamo riconoscerlo? E sappiamo ringraziarlo? E sappiamo collegare il nostro grazie personale, che nasce dalla nostra storia privata, con il grande "rendimento di grazie" (eucaristia) che la Chiesa compie ogni domenica? Se manca il senso del grazie, manca il senso della lode, la nostra vita di fede non avrà entusiasmo, non avrà profondità, non avrà neppure un vero senso di comunità e fraternità. La constatazione di Gesù è amara: solo uno straniero torna a render lode a Dio. Chi aveva tutte le carte in regola per compiere il riconoscimento, se ne va per la sua strada. Ligio alle regole, fedele alla Legge, ubbidiente alle parole del maestro, ma incapace di riconoscere in quel maestro il suo Signore. Nove su dieci: il novanta per cento. La percentuale, più o meno, dei battezzati che non frequenta più la chiesa, se non saltuariamente. Gesù non sembra tanto rassegnato alla situazione. La denuncia con forza ai presenti. E poi rimanda per strada il samaritano, non solo guarito, ma anche salvato. "Alzati e va". Siamo guariti e salvati, ma non per stare fermi. Un nuovo cammino ci attende...

Flash sulla I lettura

Naaman Siro è il protagonista di questo brano, insieme al profeta Eliseo. E' la storia di una guarigione miracolosa, attraverso cui il ministro di un re straniero (e nemico di Israele per giunta) arriva a scoprire l'unico e vero Dio. Andrebbe letto per intero, ma necessariamente la lettura domenicale si limita alla parte finale. Due spunti da rilevare, in prospettiva missionaria. Per noi è di grande interesse infatti vedere come la Scrittura ci presenta il modo in cui un pagano arrivi a convertirsi. Sia per trarre qualche indicazione su come convertire i neo-pagani del nostro tempo, sia anche (o soprattutto?) per la conversione di noi, idolatri di ritorno, magari sotto una appariscente copertura ecclesiastica.

Innanzitutto, la conversione parte dalla guarigione, da un fatto concreto, da un tangibile miglioramento nella condizione della persona. Se la nostra fede non è una fede che guarisce, difficilmente sarà una fede che favorisce la conversione. Non si tratta di cedere al miracolismo, né di ricercare carismi eccezionali: anche la capacità di dialogo, di instaurare comunione, di creare amicizia, di offrire solidarietà, anche l'opportunità di crescere come persone: sono altrettanti miracoli del nostro tempo, che quotidianamente si compiono nelle nostre comunità. Ma ci rendiamo conto delle opportunità che abbiamo?

Flash sulla II lettura

"...io soffro fino a portare le catene come un malfattore". L'esperienza della prigionia di Paolo, nella seconda lettera a Timoteo, viene presentata come una sorta di modello per l'esistenza cristiana, con il chiaro intento di dare forza e coraggio a chi si trova in situazioni di persecuzione o difficoltà. Il paradosso più difficile da accettare è che proprio la coerenza con la fede, la ricerca della sincerità e della fedeltà, può essere fraintesa, calunniata, rovesciata nel suo opposto. Paolo, che non ha fatto nulla di male, viene trattato come un delinquente. Quello che era stato il destino di Gesù è ora il destino del suo apostolo. E il nostro destino, quale potrà essere? E' bene che ci rendiamo conto che non necessariamente ci attendono successo, prosperità, riconoscimenti, o anche solo tranquillità.

"...ma la parola di Dio non è incatenata!": anche in catene, Paolo continua ad essere testimone del vangelo. La situazione difficile si rovescia a suo vantaggio: nella sua debolezza può risaltare la forza di Dio. L'ingiusta prigionia manifesta la sua innocenza, e diviene un fattore di credibilità, così come la paziente sopportazione dei torti. Quando ci lamentiamo delle condizioni avverse della missione della Chiesa oggi, ci rendiamo conto della forza della Parola, o sono per caso le nostre paure a incatenarla?

 

Ricerca avanzata  (54936 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: