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TESTO Fare la scelta di Dio

padre Gian Franco Scarpitta   S. Vito Equense

II Domenica dopo Natale (04/01/2015)

Vangelo: Gv 1,1-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

Il cosmo è una realtà creata il cui inizio e la cui sussistenza dipendono da Dio. Nella Scrittura si evince più volte che Dio, anche nella creazione, agisce per mezzo della sua Parola, a volte definita anche Sapienza di Dio, la quale è in definitiva il Figlio Gesù Cristo. Egli è il luogo in cui si ricapitolano tutte le cose (Ef 1, 10 - 12), inoltre «Per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra [...]. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono» (Col 1,16-17). Sembrerebbe che Cristo, preesistente all'origine della creazione, sia quasi un mezzo o uno strumento servendosi del quale Dio Padre provvede alla creazione, ma in realtà è ben di più. Il Prologo del Vangelo di Giovanni che oggi ci viene proposto identifica infatti la Parola (Verbo) con Dio ancor prima di dire che per mezzo di lui tutto ciò che esiste è stato fatto e nulla di ciò che esiste è stato fatto senza di lui: "In principio era i Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio." Si parla di una vicinanza immediata e contestualmente di un'identità. La Parola è lo stesso Dio creatore in origine poiché c'è uguaglianza sostanziale fra Dio e il Verbo. Sono Due ma in realtà Uno solo. In parole povere Dio creatore agisce per mezzo del Figlio nello Spirito Santo, qualificandosi come Dio in Tre Persone uguali e distinte, che Origene nel terzo secolo definirà Trinità. Una di queste Tre Persone, il Figlio (verbo del Padre) "si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1, 14) perché noi vedessimo la sua gloria e fossimo salvati. Il Verbo Eterno entra nel tempo rendendosi Bambino e questo non può che essere interpretato come un fatto unico e straordinario in rapporto alla nostra condizione umana: Dio Infinito e Ineffabile, che mostra la sua gloria in un Bambino nato in una piccolissima città di Giuda allevato in una grotta destinata all'allevamento di bovini, ci ragguaglia di quanto l'uomo sia la più nobile delle creature poiché nascendo bambino Egli abbraccia senza eccezione tutte le dimensioni del vissuto umano. Dio Infinito non soltanto si rivela all'uomo, ma rivela anche la dignità dell'uomo e la sua unicità. Vuol mettere l'uomo al corrente che per lui è indispensabile non perdersi e conseguire la salvezza anche se al contempo gli manifesta la sua condizione di creatura in rapporto al Creatore. Il fautore di ogni cosa, che prende forma mortale per la nostra salvezza, rivela tutto se stesso com'è sin dall'inizio dei secoli poiché nel Bambino manifesta il Verbo che si incarna per volere del Padre e per opera dello Spirito Santo, si auto comunica interamente con l'uomo rendendosi perfino Bambino per esaltare la natura umana e recuperarla alla sua vera dignità. Sicché l'uomo non può che corrispondere all'appello di Dio perché gli viene comunicato con argomenti più che convincenti. Giovanni invita anche a toccare con mano questa verità di salvezza che ci è stata comunicata e ad appropriarci di essa in modo definitivo e risoluto, mettendoci al corrente che aderire a tale mistero, restarne affascinati e coinvolti e finalmente vivere e perseverare in esso è davvero possibile, perché a renderlo accessibile e palpabile è lo stesso Signore Bambino: "Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi." (1 Gv 1 - 4) Ciò che era fin da principio di per sé è infatti destinato a restare insondabile e oscuro, ma Dio ha fatto in modo che in questo evento di Betlemme anche ciò che in sé resta misterioso fosse accessibile agli uomini e ci ha resi quindi partecipi della gloria della manifestazione dell'Incarnazione. Per Giovanni vi è una visione del tutto particolare del Natale, la quale sottende come non è impossibile per l'Eternità entrare nel Tempo circoscritto per essere poi il criterio ispiratore di tutti i secoli al presente e al futuro e delinea che questo ingresso nella nostra storia da parte di Dio verte ad esclusivo vantaggio dell'uomo, perché è appunto l'uomo è interessato da un Dio che assume la sua natura. Come esorta S. Agostino, "Svegliati o uomo, perché per te Dio si è fatto uomo." Per l'uomo è infatti tempo di destarsi dal torpore nel quale sempre è stato avvinto per aderire alla salvezza che a lui è stata donata a piene mani, senza ritrosia e refrattarietà. E'il tempo in cui occorre fare la scelta di conversione radicale a Dio, constatando come Egli nel Bambino si sia in un certo senso "convertito" all'uomo e di conseguenza prendere le distanze da tutto ciò che non è Dio. Persistere nel peccato, crogiolarsi nella morsa del piacere effimero e della concupiscienza, procacciare le false certezze dell'arrivismo, del guadagno e della voluttà è un modo di marciare contro la nostra stessa dignità per ritrovarci alla fine sconfitti e disillusi. Davanti alla scelta che 'a Betlemme Dio ha fatto dell'uomo occorre piuttosto decidersi a fare da uomini la scelta di Dio. Perché non continuiamo ad autodistruggerci quando Dio ha voluto ricostruire l'umanità ne suo Verbo.

 

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