TESTO Commento su 1Ts 5,1-6
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XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (16/11/2014)
Brano biblico: 1Ts 5,1-6
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «14Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito 16colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. 17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. 21“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 22Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. 23“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 24Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. 25Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. 26Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. 28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. 30E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».
Forma breve (Mt 25,14-15.19-21):
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «14Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. 21“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”».
I Tessalonicesi erano molto preoccupati riguardo il futuro ultimo, in particolare su "quando" sarebbe arrivato il giorno del Signore. Si tratta di una sollecitudine molto presente anche in ambito giudaico. La cosa più importante era il poter individuare il giorno della fine attraverso dei segni premonitori. In questa cultura la tradizione cristiana aveva portato degli elementi di novità: il giorno del Signore sarebbe venuto in modo improvviso, senza segni premonitori. Di conseguenza la tradizione cristiana ammoniva i credenti a non lasciarsi prendere troppo dai piaceri e dalle occupazioni della vita per non finire come i contemporanei di Noé che non si accorsero per tempo dell'arrivo del diluvio (Mt 24,37-39 e Lc 17,26-27).
D'altro canto la predicazione cristiana sostituì il giorno di Dio con quello del Signore Gesù. E' Gesù quello che i cristiani attendono per l'ultimo giorno, egli stesso tornerà a chiudere la storia, a tenere il giudizio finale e a salvare i suoi.
In questa pagina Paolo fa propri gli insegnamenti della Chiesa dei primi tempi. Prende dei motivi già conosciuti: l'antitesi luce/tenebre, giorno/notte credenti/non-credenti
1Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva;
A riguardo della data della fine del mondo, del giorno del Signore, Paolo non ha niente da aggiungere a quanto aveva già detto ai fedeli quando si trovava tra loro a Tessalonica.
2infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte.
Essi lo avevano già sentito da Paolo. La venuta di Cristo sarà imprevedibile e improvvisa. Si tratta di non lasciarsi sorprendere. L'uso del "voi" sembra contrapporre i tessalonicesi a qualche altro gruppo umano. Forse si tratta dei non-credenti che vivono senza preoccuparsi del domani, basandosi sulla sicurezza presente nell'oggi. Forse si tratta di gruppi gnostici presenti nella comunità di Tessalonica, che si sentivano sicuri della conoscenza di Dio che avevano raggiunto e non pensavano di dover essere giudicati nell'ultimo giorno.
3E quando la gente dirà: «C'è pace e sicurezza!», allora d'improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire.
Chiunque siano questi che si poggiano solo sulle proprie sicurezze, essi non sfuggiranno al giorno del Signore. Proprio perché non erano in atteggiamento di vigilanza questo giorno sarà per loro una rovina e non potranno sfuggirvi.
4Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro.
Ancora la contrapposizione tra i credenti e i non-credenti. La vocazione cristiana ha sottratto i credenti al mondo tenebroso dell'ignoranza e della chiusura di fronte al futuro, per collocarli nella nuova situazione luminosa di apertura positiva alla salvezza di Dio. Paolo sfrutta il motivo del dualismo luce-tenebre, cioè bene-male salvezza-perdizione, conosciuto nell'ambiente giudaico di Qumran, variandolo con l'antitesi di giorno-notte.
5Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre.
Paolo ribadisce il concetto: i tessalonicesi sono figli della luce. Questo non è in virtù di una predestinazione come lo era per i membri di Qumran. Piuttosto i tessalonicesi sono ammessi alla salvezza per il semplice fatto di aver aderito al vangelo. Allo stesso modo coloro che sono esclusi dalla salvezza, i figli delle tenebre, lo sono poiché hanno rifiutato di credere al Vangelo e a Paolo che lo aveva loro annunciato.
6Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.
Ritorna qui l'esortazione a distinguersi dagli altri, a non lasciarsi andare al torpore e alle ubriachezze, ma ad impegnarsi ad essere sempre vigili e lucidi di mente.
Meditiamo
- Penso mai al "giorno del Signore"? In cosa potrà consistere nella mia vita?
- C'è qualcosa che mi fa paura e penso che possa piombarmi addosso all'improvviso?
- Cosa significa per me vigilare e restare sobri? Quali sono le situazioni che possono far cadere la mia vigilanza?