TESTO Commento su Is 24,16b-23; 1Cor 15,22-28; Mc 13,1-27
don Raffaello Ciccone Acli Provinciali Milano, Monza e Brianza
don Raffaello Ciccone è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!
I domenica T. Avvento (Anno B) (16/11/2014)
Vangelo: Is 24,16b-23; 1Cor 15,22-28; Mc 13,1-27
1Mentre usciva dal tempio, uno dei suoi discepoli gli disse: «Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!». 2Gesù gli rispose: «Vedi queste grandi costruzioni? Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non venga distrutta».
3Mentre stava sul monte degli Ulivi, seduto di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte: 4«Di’ a noi: quando accadranno queste cose e quale sarà il segno quando tutte queste cose staranno per compiersi?».
5Gesù si mise a dire loro: «Badate che nessuno v’inganni! 6Molti verranno nel mio nome, dicendo: “Sono io”, e trarranno molti in inganno. 7E quando sentirete di guerre e di rumori di guerre, non allarmatevi; deve avvenire, ma non è ancora la fine. 8Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti in diversi luoghi e vi saranno carestie: questo è l’inizio dei dolori.
9Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro. 10Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni. 11E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. 12Il fratello farà morire il fratello, il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 13Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.
14Quando vedrete l’abominio della devastazione presente là dove non è lecito – chi legge, comprenda –, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano sui monti, 15chi si trova sulla terrazza non scenda e non entri a prendere qualcosa nella sua casa, 16e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. 17In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano!
18Pregate che ciò non accada d’inverno; 19perché quelli saranno giorni di tribolazione, quale non vi è mai stata dall’inizio della creazione, fatta da Dio, fino ad ora, e mai più vi sarà. 20E se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessuno si salverebbe. Ma, grazie agli eletti che egli si è scelto, ha abbreviato quei giorni.
21Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui; ecco, è là”, voi non credeteci; 22perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per ingannare, se possibile, gli eletti. 23Voi, però, fate attenzione! Io vi ho predetto tutto.
24In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
25le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
26Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo».
Is 24, 16b-23
Al capitolo 24 viene dato un titolo drammatico: "La grande apocalisse". E' il Signore che pronuncia il suo giudizio sulla terra (la "terra" in questo testo viene ricordata 8 volte). Egli "la squarcia, ne sconvolge la superficie e ne disperde gli abitanti" (24,1). Il Signore valuta il comportamento degli uomini e non guarda in faccia a nessuno (v 2). Egli pronuncia la sua parola che è giudizio e pena; "Sarà tutta devastata la terra, sarà tutta saccheggiata, perché il Signore ha pronunciato questa parola" (v.3). I giusti conoscono i sentieri di Dio e la sua misericordia e quindi "acclamano alla maestà di Dio e si rivolgono ai popoli, invitandoli a glorificare il Signore (24, 14-16 a), ma il profeta Isaia riprende il racconto di un giudizio ineluttabile, causato dalla perfidia di coloro che agiscono male. Tutto questo sembra il telegiornale di un giorno di pioggia torrenziale o il preannuncio meteorologico che avverte cataclismi per tutti. E ci saranno disastri poiché non si ci si è preoccupati di utilizzare danaro per progetti coerenti e competenti e perché non si sono fatti i conti con il bene comune. Si è, invece, utilizzato potere e capacità per i soli propri interessi. "Per questo la maledizione divora la terra, i suoi abitanti ne scontano la pena; per questo si consumano gli abitanti della terra e sono rimasti solo pochi uomini.".(v 6).
Proprio in questi giorni il telegiornale ci sta continuamente avvertendo: "Se non si abbasserà il consumo di materiale fossile per l'energia ed il riscaldamento del 70% entro 20 anni, e totalmente entro il 2100, il surriscaldamento della terra, causato dall'uomo, e che produce il cambiamento di clima, produrrà ancora più disastri e rivolgimenti, facendo ritornare la terra a migliaia di anni fa e ai cataclismi di quel tempo. Sono ipotesi discusse tra scienziati, ma stiamo assistendo a cambiamenti climatici che non si possono catalogare come occasionali.
Ci dice Isaia: "La terra è stata profanata dai suoi abitanti, perché hanno trasgredito le leggi, hanno disobbedito al decreto, hanno infranto l'alleanza eterna" (v 5).
E sulla "terra dei fuochi" (splendida campagna napoletana) hanno fatto sversamenti di tonnellate di rifiuti tossici e illegali. E se qualcuno ci ha guadagnato, molti sono stati zittiti dalla paura. Su tutta l'agricoltura è caduta la maledizione dell'inquinamento e persino le olive non possono più offrire olio garantito in queste settimane. E si moltiplicano malattie che colpiscono tutti, ma soprattutto i bambini.
"Terrore, fossa e laccio ti sovrastano" (v 17). La tragedia si abbatterà sull'umanità, ma ci sarà anche una punizione "in alto, su l'esercito di lassù" e si fa probabilmente riferimento agli idoli che vengono adorati anche da molti ebrei. Sono il sole, la luna e le stelle che, perciò, saranno abbattuti. Idolo e idolatria significano "culto delle immagini", di ciò che appare, che mi fa paura e che mi sottomette o che mi esalta perché enfatizza il mio potere.
C'è uno scambio pericoloso con l'idolo. Io costruisco l'idolo con l'oro, l'argento, usando martelli, fuoco e attrezzi, ma sull'idolo riverso i miei desideri, poteri, violenze, utopie, lacerazioni assolutismi; e l'idolo conquista me con l'illusione di poter raggiungere ciò che mi piace. Dall'idolatria viene eliminato il giusto, il vero, la fatica per costruire insieme, il coraggio di essere fedele. L'idolo seleziona, illude, falsifica e tende ad eliminare la lotta per crescere in libertà e coerenza. Mentre trasmetto all'idolo ciò che mi piace: la mia volontà e i miei sentimenti, l'idolo garantisce il potente poiché divinizza le deformazioni dell'uomo e pretende di vincere sempre e comunque sugli altri.
Ma, in conclusione, il profeta garantisce che tutto impallidisce di fronte alla forza di Dio.
Egli regnerà sul monte Sion. Dio si contrappone all'acqua che travolge e distrugge (c'è il richiamo del diluvio), poiché abita sul monte Sion. Là è intronizzato e ci sarà gioia e bellezza. E là, a Gerusalemme, si farà un grande banchetto (25,6-10): è la continuazione della festa, richiamata dagli anziani che celebrano l'Alleanza ed il patto della legge di Dio, data sul Sinai.
1 Cor15, 22-28
Tutto il capitolo riprende un tema che per Paolo è fondamentale e che lo ha coinvolto in tante situazioni mostrando, insieme, la novità e la paradossalità del suo annuncio.
Ma Paolo sa che la risurrezione è una verità fondamentale che capovolge qualunque fede in Dio: il Dio della vita, che è amore, manda Gesù che vive l'amore del Padre e dei fratelli. Per amore accetta di morire senza giudicare nessuno. Ma è proprio questo amore infinito di un Uomo tra noi che viene da Dio esige di vincere il male e la morte. Paolo sa che la vittoria sul male e sulla morte è il più grande frutto di amore per tutti gli uomini, amati gratuitamente da Lui.. E sa che proprio questo riscatta la vita dalla soggezione al male ed alla morte. Cristo è contrapposto ad Adamo. Il primo uomo aveva aperto la strada della morte, Gesù apre la strada della vita. "Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti" (v 20).
L'immagine ebraica della "primizia" indica il dono di novità offerto a Dio dalla nostra gratitudine e dal nostro lavoro, inizio di vita e di abbondanza per tutti gli uomini. Gesù è il vincitore e quindi combatte tutti i nemici personificandoli, nemici che travolgono anche ciascuno di noi. Perciò tutto il cammino della storia svilupperà questa tensione e lotta, sostenuti nella nostra libertà dall'amore del Signore. Ci avviamo verso la conclusione della storia e Gesù sarà il vigile servo che opera per l'amore del Padre. Il suo sogno è il suo progetto sono quelli di offrire al Padre tutto ciò che è e che ha compiuto nel tempo: "Consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e potestà e potenza". In questo modo si afferma che Gesù è il vero, unico e totale vincitore del peccato e quindi della morte. E se Gesù si mostra Signore e Re, capace di vincere i nemici terribili, egli regna sul mondo con noi che siamo suo popolo e con Gesù possiamo tessere la gloria del Padre fino alla conclusione della storia. Il canto di lode di Gesù è insieme il canto della Chiesa e di tutto il mondo che vive con amore la propria esistenza. di Dio e dell'uomo. Egli detronizza i potenti, i violenti, i dittatori ma non vuole umiliare: continua ad essere il servo del Padre che crede nell'amore per tutti.
La nostra vita è ricca del progetto di Gesù e carica dei doni dello Spirito poiché a questo siamo chiamati: ad un mondo più bello e più luminoso che canti la gioia di Dio nel cuore di ciascuno.
Marco 13, 1- 27
In questo lungo testo del vangelo di Marco dal tono apocalittico che prende lo spunto dall'ammirazione dei discepoli per il Tempio di Gerusalemme, noi possiamo leggere in trafila la tragicità della storia di tutti i tempi, le tribolazioni, i massacri le ‘abominazioni', le atrocità anche dell'oggi, il correre e il fuggire trafelato dell'umanità colpita.
Sembra di non poter più rintracciare Dio, sembra che il bene non esista più.
Ma Gesù ci dice (e non è una frase parentetica, anche se lo sembra nell'intenzione dell'evangelista): chi legge comprenda. Non si tratta semplicemente di nascondere un fatto risalente all'imperatore Caligola, ma qui c'è un avvertimento fondamentale: cercate di comprendere ciò che accade, e se dovete fuggire, fuggite, se dovete salvarvi salvatevi, non fate gli eroi a buon mercato, anche quando l'ostilità si manifesterà in famiglia.
E' tutta una successione di avvertimenti, un richiamo all'attenzione costante:
‘badate che nessuno vi inganni'
‘non allarmatevi'
‘badate a voi stessi'
‘perseverate fino alla finé
‘pregate'
‘non credete ai falsi cristi e ai falsi profeti'
‘fate attenzione'
E ci dice anche che lo Spirito Santo non ci abbandonerà e ci sarà salvezza anche là dove sembra impossibile.
Ecco, mi sembra che in questo inizio di Avvento la Parola di Dio ci indichi questo atteggiamento fondamentale dell'attenzione e del coinvolgimento nei fatti drammatici della storia, senza sperperare le proprie forze e la propria fede e senza perdersi in un distacco o in un ottimismo fuori luogo e fuorivangelo.
La storia è dura, piena di lacrime, l'umanità gronda del sangue delle vittime e dei sopraffatti: il discepolo agisce e attende il Figlio dell'uomo, cioè colui del quale già vive nel suo Spirito.