TESTO Commento su Gv 2, 20-22
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Dedicazione della Basilica Lateranense (09/11/2014)
Vangelo: Gv 2,13-22
13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, 16e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». 17I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.
18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». 19Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». 20Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». 21Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
«Rispose loro Gesù: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere". Gli dissero allora i Giudei: "Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?". Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù».
Gv 2, 20-22
Come vivere questa Parola?
I versetti evidenziati sono i più importanti del vangelo odierno. Il gesto provocatorio compiuto da Gesù, descritto così vivamente da Giovanni, intende contestare lo schema religioso mercantile, che stava alla base di una lunga tradizione plurisecolare e popolare, e che aveva soffocato la «casa del Padre suo», il Tempio di Gerusalemme. L'idea di fondo infatti era quella di pagare una prestazione e di comprare il favore divino: un do ut des fondato su una specie di scambio di mercato. Gesù enuncia un radicale cambiamento che supera definitivamente una mentalità da mercanti.
I discepoli capirono il vero senso del gesto solo dopo la Risurrezione, annota Giovanni. Il tempio della dimora divina tra gli uomini viene ora identificato con il corpo del Risorto: Lui era nella sua persona il vero tempio di Dio. Ecco perché l'episodio è collocato dall'Evangelista nella vicinanza della festa di Pasqua (Gv 2,13). Il vero tempio di Dio non è più un luogo materiale dove si compra la salvezza, ma è il luogo teologico della Persona stessa del Salvatore, che dona gratuitamente la salvezza a tutti coloro che credono in Lui. Si tratta di un cambiamento radicale di prospettiva, che non abolisce certo il tempio, ma lo "porta a compimento" nel suo significato più alto, secondo il disegno biblico della Paola di Dio, incentrato in Cristo Risorto (cfr. Gv 4,21 ss; 1 Pt 2,5; 2,20). L'antica idea sacrale del tempio non è più condivisa dalla Chiesa primitiva e dai Padri più antichi. Infatti, l'Apostolo Paolo, nella seconda lettura odierna, afferma esplicitamente: «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?» (1 Cor 3,16). E nella sua prima lettera (1Pt 2,4-5), l'apostolo Pietro asserisce che ogni cristiano è pietra viva e santa che contribuisce a edificare il tempio spirituale che è la comunità cristiana: la Chiesa tempio ci rimanda alla Chiesa Comunità. Alla fine del nostro testo ho citato un brano assai pittoresco di S. Ignazio, Vescovo di Antiochia, nel quale il Martire, con immagini corpose e scolpite a tutto tondo, descrive la Chiesa come una costruzione di pietre vive portate in alto dalla macchina della Croce di Gesù e tenute saldamente unite dalla corda dello Spirito (cfr. qui sotto il testo).
La voce di un grande Vescovo e Martire
«Voi siete pietre del tempio del Padre,
preparate in vista della costruzione di Dio Padre,
elevate in alto per mezzo della macchina di Gesù Cristo che è la croce,
usando come corda lo Spirito Santo.
La vostra fede è la guida che vi porta in alto,
mentre l'amore è la via che innalza verso Dio»
Ignazio di Antiochia, agli Efesini 9,1
Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it