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TESTO Vero culto e vero tempio

padre Gian Franco Scarpitta   S. Vito Equense

Dedicazione della Basilica Lateranense (09/11/2014)

Vangelo: Gv 2,13-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 2,13-22

13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, 16e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». 17I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.

18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». 19Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». 20Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». 21Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Il tempio di Gerusalemme è sempre stato considerato il centro della spiritualità del popolo d'Israele, luogo dell'incontro con Dio e casa di preghiera per l'intensa intimità con il Signore. Come dice espressamente Salomone nell'inaugurare la grandiosa struttura del monumento che aveva impegnato circa la metà del popolo nella sua edificazione, "... i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che ti ho costruita" e tuttavia quello è il "luogo in cui sarà il tuo nome" (di Dio 1Re 8, 27 - 29). Sebbene insomma Salomone si stupisca che Dio possa abitare anche sull'intera terra, sebbene ammetta che Egli sta al di sopra di ogni entità creata e valichi i limiti spaziali propri di questo universo, riconosce che il tempio edificato a Sion è il luogo in cui particolarmente dimora Dio e nel quale si realizza l'intimità con l'uomo. Certamente, Dio è onnipresente e infinito e i luoghi dove incontrarlo con indubbia certezza sono vari e molteplici; tuttavia è necessario che l'uomo disponga di uno spazio del tutto riservato per vivere la propria religione con maggiore densità e intimità spirituale, lontano dal consorzio mondano e dal frastuono delle varie attività, di un luogo cioè consacrato, il che significa riservato e separato. Il tempio materiale è sempre stato così la "casa di preghiera per tutte le generazioni" (Is 56, 7) nonché privilegiato luogo di comunione intersoggettiva fra Dio e l'uomo. Con l'evento dell'incarnazione, Cristo diventa egli stesso il vero tempio, cioè il luogo nel quale è possibile, per tutti gli uomini di ogni razza e di ogni generazione, fare esperienza del vero Dio. Egli stesso si qualifica "tempio che distruggerete e che io riedificherò in tre giorni" nel famoso episodio della violenta cacciata dei profanatori dediti al commercio, nel quale allude alla morte e alla resurrezione del proprio corpo fisico (Gv 2, 13); e al momento del suo decesso appeso sul legno "il velo del tempio si squarcia" e ciò introduce la nuova economia di salvezza che viene instaurata nella morte di Cristo, per la quale Dio è accessibile direttamente a tutti. Paolo identificherà poi il tempio di Dio nella Chiesa, definita luogo e segno della presenza del Signore nel mondo; ciascun membro di essa è tenuto all'integrità del proprio corpo perché "santo è il tempio di Dio che siete voi" (1 Cor 3, 17).

Con il Signore Gesù Cristo, Verbo Incarnato e Salvatore del mondo vedendo il quale si vede anche il Padre (Dei Verbum, 2) la necessità di un tempio materiale diventa relativa e secondaria rispetto al vero Tempio che il Signore stesso che a sua volta ci rende tutti quanti suo Corpo per essere anche noi parte di esso, edificio di Dio, ma è ugualmente conveniente procacciare luoghi di riservati di intimità divina, edifici che l'uomo consacra esclusivamente al Signore per incontrare nel Signore anche se stesso. A partire dal 313 d. C, anno in cui l'imperatore Costantino sancisce la fine delle persecuzioni dei cristiani, vengono edificati luoghi sacri per volere dello stesso imperatore e dei vari re (le basiliche), nelle quali è garantita una particolare vicinanza con il Signore favorita dal silenzio e dal raccoglimento, prima fra tutte la Basilica di San Giovanni in Laterano, che segna anche l'avvenuta conversione di Costantino stesso al cristianesimo. La costruzione di codesti edifici, sormontati da splendori e da meraviglie architettoniche e pittoriche, i cui bassorilievi e le cui navate, affreschi e sculture marmoree seducono e attraggono fedeli e pellegrini con il loro fascino artistico, incoraggia notevolmente il nostro raccoglimento orante e la nostra naturale propensione verso il divino, ci sprona a coltivare con intensità il necessario trasporto per il Signore nel silenzio che favorisce la meditazione e la riflessione, ci incute amore alla preghiera e al rapporto di intimità con Dio che difficilmente troveremmo in altri luoghi. Il silenzio che caratterizza le nostre chiese e i nostri monumenti, molte volte purtroppo infranto dalle visite turistiche o dalla faciloneria di certi fedeli atti a rumoreggiare per le navate e per i corridoi dell'edificio, favorisce un clima di serenità e di raccoglimento che non sussiste in altre strutture e per ciò stesso si rivela favorevole a che l'uomo possa avere un contatto diretto con Dio. Al contempo, la frequenza di una chiesa e di un luogo di culto ci è di sprone affinché possiamo percepire Cristo come il vero luogo di culto e il Tempio della dimora di Dio con noi.

E' desolante notare come in tante delle nostre monumentali basiliche l'ingresso ci venga quasi interdetto dalle organizzazioni turistiche che costringono turisti e pellegrini a versare somme a volte assurde per la visita alla sola chiesa e all'edificio, riservando solamente una minuscola agli scopi religiosi. La casa di preghiera non si chiude a nessuno, ma invita tutti alla comunione fra di noi che rifletta la volontà di amore dello stesso Signore.
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