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TESTO Chi può giudicare un fratello?

mons. Antonio Riboldi

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (28/09/2014)

Vangelo: Mt 21,28-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

Capita a molti di sentire giudizi e commenti sulle persone, che ci sono vicine o ci passano accanto.

È difficile, molto difficile, che qualcuno si salvi dai nostri giudizi?

Ma oggi c'è un forte richiamo del Signore attraverso il profeta Ezechiele:

"Dice il Signore: ‘Voi dite: Non è retto il modo di agire del Signore.

Ascolta dunque Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra? Se il giusto si allontana dalla giustizia, per commettere l'iniquità e a causa di questa muore, egli muore appunto per la iniquità che ha commesso. E se l'ingiusto desiste dall'ingiustizia, che ha commessa, e agisce con giustizia e rettitudine, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli vivrà e non morirà" (Ez. 16, 25-28)
È un completo ribaltamento del nostro povero agire umano.

A volte chiamiamo buoni, quelli che ostentano bontà, ma non conoscono questo grande dono, frutto di un'intensa disciplina interiore, che è la scala verso la santità. Cosa si intenda poi per bontà o cattiveria, nel giudizio di molti, è difficile dirlo.

A volte anche noi che ‘apparteniamo' alla Chiesa, ci sentiamo autorizzati a crederci ‘migliori'; c'è addirittura chi pensa che nei ‘lontani' non ci sia bontà...come ad affermare - e speriamo scompaia questa presunzione, che offende non solo Dio che ama ciascuno di noi, ma noi stessi - ‘noi siamo i buoni e gli altri i cattivi'.

Come è difficile, carissimi, per ciascuno di noi, comprendere veramente chi siamo agli occhi del Padre!

A volte siamo tentati di sentirci così distanti dalla Sua santità, da temere di stare alla Sua Presenza, che invece è soprattutto Misericordia, anche se non apprezza i nostri giudizi sugli altri.

Altre volte ci chiediamo - anch'io nella mia lunga vocazione di servizio alla Chiesa, come parroco, come vescovo - cosa pensano di me quanti Dio ci fa incontrare. Non ho mai avuto difficoltà, ogni volta incontravo assemblee o comunità, ovunque, anche quando alla fine battevano le mani, a rientrare immediatamente in me stesso e sotto voce chiedere a Dio: ‘Ma Tu che ne pensi? Mi batti le mani o c'è qualcosa che disapprovi?'. Perché è difficile compiere azioni con amore vero, ossia senza sbavature, davanti a Dio.

Facile cercare il consenso, meno facile servire la Verità, soprattutto quando è scomoda.

Capitava spesso, anche a Gesù, di trovarsi a parlare di fronte ad una folla che ripeteva i nostri stessi sbagli e giudizi. C'era anche allora chi si riteneva ‘giusto', come gli scribi e i farisei.

Loro - in apparenza - osservavano la legge del Signore ‘spaccando il pelo' e arrivavano persino a giudicare l'operato di Gesù, il Giusto per eccellenza, da loro considerato un peccatore, perché ‘non rispettava il sabato' per guarire gli ammalati.

Assomigliavano molto al ‘secondo figlio' di cui parla il Vangelo di Matteo, oggi:

"Gesù disse ai principi, ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: ‘Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: ‘Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna'. Ed egli rispose: ‘Non ne ho voglia'. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso: ed egli rispose: ‘Sì, Signore'. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre? Risposero: ‘Il primo'. E Gesù disse loro: ‘In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel Regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli". (Mt. 21, 28-32)

I farisei e gli scribi, non solo giudicavano spietatamente gli altri, ma addirittura passavano alla condanna a morte, di chi, secondo loro, aveva sbagliato, davvero non conoscendo Dio, che è Amore e Misericordia.

Erano convinti che al di fuori di loro non vi fossero giusti, ma solo samaritani, pubblicani, prostitute, gentili... ‘infedeli', tutta gente da disprezzare, condannare o allontanare.

Una mentalità rischiosa, che può avvelenare anche i nostri rapporti, - e in tante parti del nostro mondo è un avvelenamento in atto - con chi non crediamo essere come noi.

Scriveva Bertold Brecht, che, durante il nazismo, aveva visto come si possono cavalcare gli stereotipi, contando sul silenzio della gente: ‘Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e ne fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi erano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui contento perché erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti e io non dissi niente perché non ero comunista. Poi vennero a prendere me e nessuno venne a protestare'.

Per Gesù la giustizia è altra cosa: non contano le promesse o le dichiarazioni superficiali, che possiamo dire, ma con quanto amore si fa quello che ci chiede, anche se dopo qualche esitazione.

Tante volte seguire Gesù è ‘duro'. Viene da dire no e fare resistenza. Ma ciò che conta è il sì, seppure sofferto.

Ricordo un giorno - ero ancora parroco nel Belice - venni invitato a Catania per un Convegno di giovani. Con me, quella volta, la relatrice era Madre Teresa di Calcutta. La ricordo spuntare in silenzio da un lato, come a voler ‘non fare chiasso', diversamente da noi.

Era impressionante la grande assemblea dei giovani che, letteralmente, ‘bevevano' le parole di quella santa, che sembrava ‘distillare' quanto diceva, tanto che ogni sua espressione aveva il senso delle realtà divine.

Terminata la conferenza, iniziarono le domande. Ci mettemmo d'accordo che alle mie domande avrebbe risposto lei e a quelle rivolte a lei avrei risposto io.

Ma ci fu una domanda che mi mise in imbarazzo; era troppo personale e non poteva rispondere in sua vece. La domanda era: ‘Madre Teresa, conoscendo i tanti sacrifici che Dio le ha chiesto, se rinascesse, direbbe ancora di sì a Dio?'.

Madre Teresa si raccolse in un profondo silenzio di qualche minuto. Poi sorprendendo tutti rispose: ‘Sapendo quanto costa dire sì e temendo di non farcela, sarei tentata di dire no'. Facile immaginare lo smarrimento dell'assemblea. Fu un momento di ‘pesante' silenzio. Poi riprese: ‘Ma sapendo quanto mi vuole bene e quanto Gliene voglio, credo proprio che tornerei a dirGli sì'.
Scoppiò un grido, come la liberazione da un incubo.

E mi sono chiesto tante volte: ‘Io sarei capace di dare la stessa risposta?'.

Se la giustizia, fedeltà all'amore, è questo, come si fa', con leggerezza, a distinguere e stabilire tra noi chi è fariseo e chi pubblicano? Chi può conoscere il cuore dell'uomo?

L'unica cosa che possiamo compiere è scrutare alla luce dello Spirito chi, noi, veramente siamo.

Che ne sappiamo del posto che ogni persona occupa nel Cuore di Dio?

Mai dobbiamo dimenticare ciò che ci ha ricordato Papa Francesco all'Angelus del 7 settembre: Tutti siamo peccatori e bisognosi del perdono del Signore. È lo Spirito Santo che parla al nostro spirito e ci fa riconoscere le nostre colpe alla luce della parola di Gesù. Ed è lo stesso Gesù che ci invita tutti, santi e peccatori, alla sua mensa raccogliendoci dai crocicchi delle strade, dalle diverse
situazioni della vita.

Con S. Paolo meditiamo per vivere: "Fratelli, se c'è qualche consolazione in Cristo, se c'è conforto derivante dalla carità, se c'è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e compassione, rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti e con la stessa carità". (Fil. 2, 1-3)

 

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