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TESTO Commento su Gb 40, 5

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Venerdì della XXVI settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (03/10/2014)

Brano biblico: Gb 38,1.12-21; 40,3-5 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

"Ecco, non conto niente: che cosa ti posso rispondere? Mi metto la mano sulla bocca. Ho parlato una volta, ma non replicherò, due volte ho parlato, ma non continuerò"
Gb 40, 5

Come vivere questa Parola?
Il libro di Giobbe si conclude con un dialogo diretto tra Dio e quest'uomo. Dio sfida Giobbe e sintetizza in due lunghi discorsi (ai quali lascia a Giobbe il tempo di replicare), non tanto una risposta, una giustificazione universale al problema del male, del dolore e della giustizia. Piuttosto continua a provocare Giobbe su chi è Dio. In questi due dialoghi, di cui i versetti oggi riportati sono la prima risposta di Giobbe a Dio, Dio afferma la sua totale sovranità, il suo essere mistero da penetrare non con gli strumenti tipici del raziocinio umano. Dice di sé che non c'è razionalità nel suo rivelarsi, non è col buon senso che lo si comprende e che anzi va deposta l'ansia del comprenderlo, perché impossibile! La sua giustizia non prevede l'andamento di quella umana. Giobbe davvero non comprende e rimette ogni questione, concludendo che tacerà e imparerà a stare al suo posto.
Non dobbiamo fermarci alle brevi parole di Giobbe pensandole come quelle di uno sconfitto, parole che rinunciano alla propria intelligenza e libertà.
Il racconto vuole provocare a fondo sull'immagine di Dio che ci facciamo e di come siamo capaci di declinarla alle nostre esigenze, sforando in un'idolatria evidente. Dio è sempre altro, sempre oltre e per fare esperienza di lui ci vuole un'allenata capacità a lasciarsi andare, ad umilmente consegnarsi al vento dello Spirito che non sai da dove viene e nemmeno dove va. Quest'abbondono è quella passività che Giobbe dichiara. Un abbandono faticoso perché scelto e costruito dentro l'impegno quotidiano di non lasciar nessun dono di Dio non trafficato. Ecco l'attiva passività che Giobbe impara, nella quale sarà ancor più amante di Dio e sarà ancora padre e ricco signore tra i suoi.

Signore, permettici di raggiungere quell'attiva passività che ci fa così umili davanti a te, da poter accogliere la tua verità, lasciando che questa in noi generi frutti di vita nuova
La voce di due sposi generativi
L'agire e il patire contraddistinguono ogni aspetto dell'umana esistenza. Non siamo infatti, per così dire, i creatori assoluti dell'azione, ma nemmeno meri tramite: il flusso della vita ci attraversa, ci precede e ci supera anche se noi possiamo imprimervi il sigillo della nostra unicità."
M. Magatti e C.Giaccardi "Generativi del mondo unitevi!"

Sr Silvia Biglietti FMA - silviabiglietti@libero.it

 

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