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TESTO Commento su Fil 1,20-24.27

Monastero Domenicano Matris Domini  

XXV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (21/09/2014)

Brano biblico: Fil 1,20-24.27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 20,1-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 1Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 2Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. 3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, 4e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. 5Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. 6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. 7Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.

8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. 9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. 11Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone 12dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. 13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? 14Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: 15non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. 16Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Collocazione del brano
Comincia la nostra lettura di Filippesi. Dopo l'indirizzo e i ringraziamenti iniziali, caratteristici dello stile epistolare (1,1-11), Paolo parla della sua situazione di prigioniero e del fatto che alcuni suoi detrattori, approfittando della sua mancanza annuncino il Vangelo per spirito di rivalità. Egli però si rallegra di tutto ciò, purché Cristo ne sia glorificato (1,12-20). Qui inizia il nostro brano, una famosa confessione di Paolo, in cui afferma il proprio desiderio di appartenere a Cristo e il sentirsi dibattuto tra il desiderio di morire ed esser unito per sempre a Lui, o di vivere e continuare ad essere a servizio del Vangelo.
Lectio
Fratelli, 20c Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia.
Paolo vive una situazione di incertezza. Non sa se verrà condannato a morte o meno, ma vive questa terribile situazione inquadrata in un progetto più grande. Egli ha collaborato al piano di salvezza di Dio, quindi sa che tutto andrà a buon fine. Paolo e il mondo sono già stati salvati da Cristo e la sua vita o la sua morte avranno lo stesso esito: la glorificazione di Cristo stesso.
21Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno.
Paolo si distacca dal modo di vedere la morte che caratterizzava i suoi contemporanei. Non la sfugge con orrore, come è naturale. Non la desidera quale liberazione dalle pene del vivere quotidiano, come si vede negli adepti di alcune dottrine filosofiche di tipo platonico. Per Paolo l'unica vera vita è l'essere unito a Cristo. Alla luce di ciò la vita di quaggiù e il morire vengono radicalmente relativizzati e paradossalmente la morte può divenire un guadagno.
22Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. 23Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; 24ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo.
Da qui il dilemma di Paolo. Meglio vivere o morire? Morire vorrebbe dire unirsi al suo Signore in una piena comunione. D'altra parte continuare a vivere sarebbe di vantaggio per le sue comunità che ancora hanno bisogno della sua azione e della sua guida. Infine Paolo fa la sua scelta, si rende conto che è importante continuare a seguire i cristiani, perché si rafforzino nella fede.
27Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo.
Forte di questa sua decisione Paolo esorta i Filippesi a continuare a vivere e a testimoniare con coraggio il Vangelo.

Meditiamo
- Ho mai provato anche io il desiderio di entrare in comunione con Gesù Cristo? Ci sono riuscito?
- Ho mai visto la morte come un guadagno? In quali situazioni?
- Cosa significa per la mia vita comportarmi in modo degno del Vangelo?

 

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