PERFEZIONA LA RICERCA

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Commento su Giovanni 5,19-24

don Michele Cerutti

II domenica dopo il martirio di S. Giovanni il Precursore (Anno A) (07/09/2014)

Vangelo: Gv 5,19-24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 5,19-24

19Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. 20Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. 21Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. 22Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, 23perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.

24In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.

Le domeniche che stiamo vivendo e ci porteranno fino a ottobre seguono il martirio del Battista. Veniamo richiamati a una responsabilità grande ed è la responsabilità della testimonianza. Ma siamo testimoni di chi? E di che cosa?

Le letture di questa domenica ci invitano a riflettere su questo aspetto. Isaia profetizza il progetto di Dio nella storia del popolo di Israele e noi sappiamo che si realizzerà in Gesù. Paolo ci esprime in queste poche righe della lettera ai Corinti come questo progetto si è espresso nel suo massimo: la risurrezione. Il Vangelo ci parla dell'identità che Cristo il Figlio di Dio ha con il Padre. A noi tocca cogliere il senso di questo filo rosso e cogliere la vera identità di Cristo per poi annunciarlo.

Gesù di Nazareth non è dunque solo un profeta di Dio (come crede l'Islam) e neppure solo il Messia (atteso ancora dagli Ebrei), ma è Dio stesso fatto uomo. Nella sua persona si uniscono sia la natura divina, che lui il Figlio ("Logos") ha in comune col Padre e lo Spirito Santo, che la natura umana, che ha in comune con ognuno di noi. Questa unione delle due nature nella sua persona si definisce in un gergo teologico "unione ipostatica". E fin dall'istante del suo concepimento nel grembo della Vergine Maria, Gesù possiede sia la natura umana (assunta con Maria) che quella divina (è concepito per opera dello Spirito Santo). Non è questione culturale sapere questo ma è decisivo per la nostra salvezza: infatti se fosse solo Dio o solo un uomo non potrebbe essere il vero, unico e definitivo mediatore e riconciliatore dell' uomo con Dio e perciò non saremmo salvi. Attraverso di Lui la nostra umanità, che è orientata per l'infinito che è Dio ma che proprio in quanto finita non può darsi l'infinito che desidera, può invece entrare nella comunione piena con Dio, ricevendo in sé la partecipazione alla vita stessa di Dio. Questo era ed è peraltro il motivo per cui l'uomo è stato creato e quindi il significato vero e totale della vita di ogni uomo.

Già è con l'Incarnazione (Cristo), mentre si svela il vero volto di Dio ed il vero senso della vita umana, che Dio chiama l'uomo alla comunione con Sé rendendo possibile questa comunione; ma è con la sua croce e con la risurrezione che viene espiato tutto il peccato dell'uomo (è Lui il vero Agnello che prende su di Sé il peccato dell'uomo) e l'uomo viene reso partecipe della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte e della stessa vita divina (Redenzione).

Dio si è fatto uomo per fare l'uomo Dio, cioè per rendere l'uomo partecipe di Sé. Questo è l'eterno progetto d'amore di Dio, che si attua in Cristo per opera dello Spirito Santo. L'uomo di ogni tempo allora può e deve in Cristo essere liberato dal peccato (quello "originale", che ha corrotto la natura umana fin dall'inizio, e quelli personali) e dalla dannazione eterna ed essere reso partecipe della vita stessa di Dio. E' dunque Lui la Verità assoluta ed il senso vero ed esauriente della vita.

Nella Sua passione e morte in Croce, attraverso cui si attua la nostra riconciliazione con Dio, cioè la nostra "redenzione", assume una dimensione nuova ed un valore salvifico ogni dolore umano, in quanto, se unito alla Croce di Cristo, ci rende partecipi della redenzione e ci fa misteriosamente e cooperatori di Dio per la salvezza nostra e del mondo. In quanto risorto, Gesù è allora perennemente vivo, cioè è una presenza continua, specie tra coloro che credono in Lui, nel Suo popolo che è la Chiesa e specialmente nei Sacramenti, attraverso i quali Egli stesso opera in noi e ci rende sempre più partecipi di Sé.

Essendo Dio stesso fatto uomo, Gesù Cristo è la pienezza della Rivelazione, è la verità completa su Dio e sull'uomo, è l'unico mediatore tra Dio e l'uomo, cioè l'unico salvatore. Dio, cercato da tutti gli uomini e da tutte le religioni, si è dunque pienamente rivelato; per questo immenso dono dell'amore di Dio, che supera ogni aspettativa umana pur essendo il ciò per cui esistiamo, non è più moralmente lecito fermarsi ad una vaga religiosità (credere semplicemente in Dio), alle religioni (aderire ad una religione o setta qualsiasi o farsi una religione "a modo proprio").

Fin dai primi secoli la Chiesa ha dovuto difendere decisamente la verità della duplice natura (umana e divina) di Cristo, contro le opposte eresie che lo intendevano semplicemente come un grande uomo o riducevano la sua umanità ad una apparenza [cfr. i Concili di Nicea (325 d.C.), Costantinopoli (381 d.C.), Efeso (431 d.C.) e specialmente Calcedonia (451 d.C.)].

L'espressione "Agnello di Dio", con cui lo stesso Giovanni Battista presenta Gesù (Gv 1,36) e che ancora oggi viene così indicato dal sacerdote quando lo presenta ai fedeli poco prima di riceverlo e donarlo nell'Eucaristia, richiama tra l'altro sia l'offerta a Dio della primizia (primizia del gregge), come ringraziamento e riconoscimento che tutto è dono suo e gli appartiene, che l'agnello sacrificato (o capro espiatorio), che paga per tutti, prendendo su di sé il peccato. Gesù è dunque il vero Agnello che si offre in sacrificio, per liberarci dal peccato e far salire al Padre il vero ringraziamento

Ogni uomo ha dunque il diritto e dovere di conoscere Cristo, di credere in Lui e di essere unito a Lui attraverso il Battesimo, per essere salvo; ciò comporta quindi anche il dovere della missione da parte di ogni cristiano. Pur essendoci "salvezza" solo in Cristo, chi non per colpa propria non ha potuto conoscerLo e aderire a Lui, Dio potrebbe salvarlo in via straordinaria - ma sempre per i meriti di Cristo - anche in altro modo, se obbedisce almeno a quella primaria voce di Dio che è la coscienza e la propria religione.

In quell'ultimo giorno, quando si compirà la storia e tutti risorgeranno, Cristo ritornerà "glorioso": tutti lo vedranno, vedranno che è davvero Dio e quindi la Verità piena della nostra vita, e per questo Egli sarà il "giudice universale", misericordioso e giusto, cioè verrà alla luce tutto il nostro essere e tutta la nostra vita; si evidenzierà così la nostra conformità o difformità a Lui ed alla Sua parola; e ciò avrà conseguenze eterne, nella beatitudine (partecipazione alla vita stessa di Dio) o dannazione (privazione della vita di Dio) eterne.

 

Ricerca avanzata  (54728 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: