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TESTO Commento su Rm 11,13-15.29-32

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XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (17/08/2014)

Brano biblico: |Rm 11,13-15.29-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 15,21-28

In quel tempo, 21partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Collocazione del brano
Con questo brano e con quello che leggeremo domenica prossima hanno termine i capitoli 9-11, che Paolo ha dedicato alla situazione di Israele. Domenica scorsa avevamo letto l'inizio di questo discorso. Paolo si diceva sinceramente afflitto per la situazione del suo popolo che non aveva accolto la predicazione e la persona di Gesù Cristo. Paolo ribadisce il concetto che le promesse di Dio rimangono valide anche per Israele, ma è necessario che essi aderiscano nella fede al Cristo. Dio Padre nella sua misericordia attende la loro risposta.
Lectio
13 A voi, genti, ecco che cosa dico: come apostolo delle genti, io faccio onore al mio ministero,
Paolo al termine della sua argomentazione riguardante il destino di Israele conclude illustrando ai Romani la sua posizione. Si rivolge a loro come alle genti, quindi a cristiani provenienti dal paganesimo. Forse erano stati proprio loro a sollevare il problema degli ebrei che non avevano accolto Gesù. Paolo si presenta apostolo delle genti. Quello dei pagani è l'ambito di azione che nel suo cammino di apostolo gli si era aperto quasi naturalmente, sia per il mandato ad annunciare il Vangelo in tutto il mondo, sia per l'ostilità di alcuni gruppi di Giudei. Egli continua dunque con il suo annuncio ai pagani, però al tempo stesso cerca di raggiungere, almeno di riflesso il suo grande desiderio di condurre a Cristo anche gli Israeliti.
14 nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni.
Come si realizza ciò? Almeno nell'intento di suscitare la gelosia. Questo è un elemento molto bello.
Paolo ricorre a tutto pur di annunciare Cristo, anche alla gelosia che spinge all'emulazione. Questo tema del rendere gelosi percorre tutto questo discorso sugli Israeliti (Rm 10,19; 1,11) Del resto è stato anche l'atteggiamento di Dio, (Dt 32,21).
15 Se infatti il loro essere rifiutati è stata una riconciliazione del mondo, che cosa sarà la loro riammissione se non una vita dai morti?
Israele è stato rifiutato ma non in modo definitivo. Dio non ha ripudiato il suo popolo. La conversione dei pagani è paragonata alla prima fase dell'opera redentrice: la riconciliazione del mondo. La conversione di Israele sarà talmente importante da essere pari solo alla seconda fase dell'opera redentrice: la risurrezione finale. Ciò non vuol dire (come hanno voluto alcuni commentatori) che subito dopo la conversione di Israele vi sarà la fine del mondo e il giudizio universale.
29 Infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!
Quanti hanno ideato il lezionario delle domeniche hanno saltato i versetti 16-28 dedicati alla similitudine tra i pagani e il ramo di olivo selvatico innestato su quello buono (Israele), per giungere alla fine dell'argomentazione di Paolo. Anche se la loro disobbedienza è stata causa della salvezza dei pagani, non per questo essi sono condannati dal loro rifiuto. Dio non ritira le sue promesse. Israele è stato oggetto di una chiamata, una vocazione particolare. E' il popolo eletto, ha ricevuto delle promesse e Dio le ha mantenute. Anche i doni di grazia che Dio ha fatto al suo popolo non sono stati ritirati.
30 Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia a motivo della loro disobbedienza,
La situazione degli ebrei e dei pagani è la medesima, semplicemente divergono i tempi. Per i pagani è venuta prima la disobbedienza e poi la misericordia. Gli Israeliti sono stati dapprima obbedienti, poi la loro disobbedienza è diventata un bene per i pagani, i quali sono stati ammessi alla salvezza da parte di Dio.
31 così anch'essi ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da voi ricevuta, perché anch'essi ottengano misericordia.
Ora anche gli israeliti sono caduti nella disobbedienza, a causa dei pagani che dovevano essere esclusi dalle promesse di Dio e che invece ne hanno beneficiato. Quindi anche gli Israeliti, a causa della propria disobbedienza possono ottenere misericordia.
32 Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!
Questa affermazione sembra paradossale, però non può esserci perdono se non ci si rende conto di essere stati disobbedienti, di essere caduti nel peccato. Questa situazione di peccato di errore i pagani l'hanno avvertita con l'incontro con Gesù e il Vangelo. Gli Israeliti se ne renderanno conto quanto accoglieranno Gesù come compimento delle promesse che Dio aveva fatto ai loro padri.

Meditiamo
- Sono stato mai geloso della fede di qualcun altro?
- Mi sono mai sentito disobbediente nei confronti di Dio? In che senso?
- Ho mai fatto esperienza nella mia vita della misericordia di Dio?

 

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