TESTO Gesù "all'estero" premia la fede
XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (17/08/2014)
Vangelo: Mt 15,21-28
In quel tempo, 21partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
Domenica scorsa il vangelo parlava tra l'altro della (scarsa) fede di Pietro. Venerdì, solennità dell'Assunta, è stata una giornata di preghiera per i cristiani di tutto il mondo, con particolare riguardo all'Iraq, perseguitati a motivo della loro fede. E della fede parla anche il vangelo di oggi (Matteo 15,21-28), con l'episodio della donna cananea.
Pensando all'ambito della vita terrena di Gesù, lo si considera giustamente legato al mondo ebraico, e non solo sotto il profilo religioso-culturale. Anche sotto quello territoriale, egli si è mosso sempre tra la Galilea, la Samaria e la Giudea, in quella cioè che fu la terra promessa in cui si stanziarono gli ebrei liberati dalla schiavitù dell'Egitto. I vangeli registrano però due eccezioni, che vedono Gesù "all'estero": la prima, involontaria, risale a quando era in fasce, e i suoi genitori sfuggirono alla persecuzione di Erode riparando in Egitto; la seconda è quella narrata nella pagina odierna. Nel corso della sua vita pubblica in Galilea, "partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone", cioè nella confinante Fenicia, l'attuale Libano: all'estero, dove peraltro la fama di taumaturgo evidentemente l'aveva preceduto, se una donna cananea, cioè non ebrea, gli si fece incontro a supplicarlo di guarire sua figlia.
Alle insistenti implorazioni di quella povera madre, con nostra sorpresa Gesù mostra dapprima indifferenza, e ai discepoli che l'accompagnano ne dà la giustificazione: io sono stato inviato a beneficio della "casa d'Israele", cioè del popolo ebraico. In effetti proprio al popolo eletto era rivolto in via primaria il compimento delle attenzioni divine; ripetutamente però, lungo i secoli, i profeti avevano cercato di fargli capire che, se Dio lo aveva scelto, non era per un privilegio esclusivo ma in vista di una missione da compiere a beneficio di tutti i popoli della terra; come afferma anche Isaia (56,1-7) nella prima lettura di oggi, chiunque aderisse a Lui gli era bene accetto. Tuttavia la mentalità corrente al tempo di Gesù continuava a ritenere il Dio di Abramo come proprio degli ebrei, e gli altri... peggio per loro. La straniera cananea dimostra di conoscere questo quadro e vi si inserisce: non chiede di essere trattata alla pari degli ebrei, sa di non poter vantare alcun diritto, si accontenterebbe di qualche briciola del "pane" con cui il Dio d'Israele nutre i suoi figli.
Con il suo atteggiamento, che sembra uniformarsi all'opinione comune, Gesù vuole soltanto far emergere in pienezza la fede della donna; quando ella riconosce che l'eventuale esaudimento della sua richiesta è un puro dono divino, Gesù la esaudisce; non solo, la loda senza riserve: "Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri". L'episodio diventa così uno di quelli da cui si evince che Gesù sfugge alle chiusure dei suoi connazionali; egli è venuto a redimere tutti gli uomini, senza barriere di razza o confini politici. Del resto l'ha espresso con assoluta chiarezza, quando prima di tornare al Padre suo ha comandato ai suoi discepoli: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo" (Marco 16,15-16).
In tutto il mondo: di qui la qualifica della Chiesa, che diciamo cattolica cioè universale, non in quanto presente in tutto il mondo, ma perché per sua natura, per volontà del suo Fondatore, è rivolta ad accogliere tutti gli uomini. Di qui il suo compito primario; di qui duemila anni di inesausto impegno (malgrado i costi altissimi, di migliaia e migliaia di martiri) per portare a tutti il vangelo. La donna cananea era consapevole di non averne diritto; c'è da chiedersi quanti cristiani hanno la stessa consapevolezza, quanti si rendono conto di essere dei privilegiati, destinatari di un amore di predilezione cui corrispondere con riconoscente coerenza.