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mons. Antonio Riboldi

XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (29/08/2004)

Vangelo: Lc 14,1.7-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,1.7-14

Avvenne che 1un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.

7Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: 8«Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, 9e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. 10Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. 11Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

12Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. 13Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

E' una nota caratteristica meravigliosa, delle persone "grandi agli occhi di Dio", forse "poca cosa agli occhi degli uomini", quella di stare tra noi come fossero ombre che non devono dare fastidio.

Ricordo un incontro con Madre Teresa di Calcutta, che allora era "il testimone" che tutti avrebbero voluto vicino, o mettere in luce. Dovevamo tenere un convegno sulla povertà nel mondo, lei a Calcutta, io in Italia.

C'era una grande assemblea di giovani, che morivano dalla attesa di vederla, e vederla sembrava come coronare il sogno di una vita. Quando tutto era pronto per l'inizio del Convegno, notammo che mancava proprio lei. Eppure qualcuno l'aveva vista sgusciare da qualche parte e quindi c'era. Sedeva in un angolo della sala, all'ultimo posto, dove non arrivava lo sguardo di alcuno. Dal palco la vidi e scesi a invitarla a salire. Non dimenticherò mai quella esile figura, che sembrava voler svanire nel nulla, per non essere notata. Indifferente all'applauso con cui venne accolta. La sala era come piena di stupore e tutti gli occhi erano su di lei, come a non perdere neppure una parola. Era il "testimone" straordinario atteso. Finito il convegno, che durò più di tre ore, non so come fece, scomparve, infilandosi da una porta laterale, come inghiottita dal nulla.

Meraviglia ancora oggi come Gesù nacque a Betlemme, dove non arrivava neppure l'eco delle "grandi firme", si dice oggi. Non era un personaggio...era semplicemente Figlio di Dio, che amava l'ultimo posto tra di noi. Passò 30 anni di vita nella piccola città di Nazareth e di Lui nessuno si accorse. Anzi, quando appare in pubblico, stupendo tutti per la sua dottrina e l'autorità ed i miracoli, vive con la semplicità dei poveri, che non hanno né nome, né casa davanti agli uomini. Tanto è vero che molti si stupivano e si chiedevano: "Cosa mai può uscire di buono da Nazareth?" E l'ultimissimo posto tra noi lo conobbe sulla croce, sul Calvario, che rappresentava l'abisso dell'ignominia: davvero l'ultimo tra di noi. E' la lezione del cielo a noi.

"Figlio, ci avverte il Siràcide, oggi, nella tua attività sii modesto, sarai amato dall'uomo, gradito a Dio. Quanto più sei grande, tanto più umiliati: così troverai grazia davanti al Signore: perché degli umili Egli si è glorificato" ( Sir. 3,19-21).

Se qualcosa di bello c'è negli uomini, è veramente la grazia di Dio, quello sguardo di amore che ci rende preziosi ai suoi occhi e agli occhi degli uomini. Non certamente la boria, con cui tante volte siamo tentati di circondarci esternamente, ricorrendo ai mille trucchi della ricchezza, dell'avere più degli altri, dello apparire più degli altri, non riuscendo neppure più a percepire che non è questa la grandezza dell'uomo: questo semmai è "l'abito dell'uomo". Ma se sotto quest'abito non vi è "grandezza interiore", che viene dall'amore e dalla santità, rischiamo di essere una goffa maschera.

Ma come è difficile ammettere di essere un povero uomo agli occhi di Dio e non solo davanti a Lui. Nello stesso tempo, come è davvero stupendo presentarsi sempre davanti al Padre come il bimbo che, se non è sorretto, rischia di cadere o come il povero che, se non lo aiuti, rischia di morire. Un simile atteggiamento attira la misericordia, la generosità del Padre che subito ci fa partecipi della sua grandezza, che ha i piedi ben saldi nella umiltà.

Vi confesso che a me piace tanto, tra gli altri, un salmo che bene definisce questo desiderio di essere "piccola cosa", sempre. E' il Salmo 131: "Signore, il mio cuore non ha pretese, non è superbo il mio sguardo, non desidero cose grandi superiori alle mie forze;

io resto tranquillo e sereno, come un bimbo in braccio a sua madre, è quieto il mio cuore dentro di me".

E' la stessa natura dell'amore che chiede questa povertà, questa umiltà, per diventare "casa aperta" in cui Dio, che ci ama, e con Dio tutti i nostri fratelli possano prendere dimora totalmente, senza trovare spazi occupati o condizioni, che sono vergognoso sfratto dell'amore. Così come è la stessa umiltà che, quando ama, si dona con la semplicità del "chicco di grano", che chiede di scomparire sotto terra per poi silenziosamente fiorire e diventare pane per la vita.

Ma il mondo, che ci è attorno, non la pensa proprio così. Ama "amarsi", come se questo fosse possibile: l'egoismo è la negazione dell'amore e quindi della felicità. Cerca i "primi posti", sempre vestendosi di tutto ciò che può colpire gli occhi degli altri, fino a voler emergere sugli altri, come si sentisse "il primo in tutto". Cosa non fanno tanti uomini e donne per occupare i primi posti nella graduatoria della notorietà, "nelle visibilità della politica", che non è certamente quello che dovrebbe essere, ossia servizio al bene; nella occupazione del potere che è sempre "morte della vera politica-servizio"! E tutto questo lo chiamano "prestigio". Creano "categorie e classi" nettamente separati, come mondi diversi, relegando nella oscurità gli altri che, forse per bontà, virtù, giustizia ed altro, meritano maggiore attenzione e maggiore spazio nel nostro mondo, che non ha certamente bisogno di sfoggio di vanità, ma di profumo di carità e santità. Tutto questo, agli occhi di Gesù, e non solo, sarebbe destinato al ridicolo della storia, se purtroppo tanti non cercassero di modellare la propria vita e quella dei figli su questa effimera gloria.

Gesù coglieva ogni occasione per "fotografare" i comportamenti degli uomini del suo tempo, tanto simili ai nostri, e da lì scrivere la sua Buona Novella, ossia la divina regola di vita del Vangelo.

Racconta Luca: "Un sabato Gesù era entrato nella casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e tutti lo stavano ad osservare. (A sua volta) Gesù osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: "Quando sei invitato da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro più ragguardevole di te e colui che ha invitato te e lui, venga a dirti: Cedigli il primo posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. Invece quando sei invitato, và, mettiti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato" (Lc. 14,1,7-14).

Noi tutti sappiamo come in questo momento nella grande umanità ci sono tanti che per ambizione, per fortuna forse, fanno a gara a essere i "primi". Nello stesso tempo c'è una folla enorme che non solo non è invitata alle nostre mense, ma è come non esistesse: sono la moltitudine di poveri di ogni specie, anche tra di noi, poveri per mille ragioni, che davanti ai cosiddetti "primi" è come non esistessero.

Ma, davanti agli occhi del Padre, "i primi", quelli che oggi e nella eternità occuperanno davvero i primi posti nel Suo Cuore e nel cielo, sono proprio questi ultimi, che nella loro miseria, sono l'umiltà personificata in quanto sanno che contano nulla. Ma quanto contano agli occhi del Padre!

Questi ultimi e quanti si sono fatti con loro ultimi: "Venite benedetti alla mensa del Signore!".

Non resta che vivere con dignità, nell'ombra se volete, che è però la luce di Dio. Non è importante che il mondo ci ignori: amiamo essere ultimi per diventare domani primi.
Con Madre Teresa preghiamo:

"Signore, quando credo che il mio cuore sia straripante di amore e mi accorgo, in un momento di onestà, di amare me stesso, nella persona amata, liberami da me stessa.

Signore, quando credo di aver dato tutto quello che ho da dare e mi accorgo in un momento di onestà, che sono io a ricevere, liberami da me stessa.

Signore, quando mi sono convinta di essere povera e umile e mi accorgo in un momento di onestà, di essere ricca di orgoglio e invidia, librami da me stessa".

E Che lo Spirito Santo conceda a tutti noi "quel momento di onestà", che ci mostri se amiamo essere primi, per metterci subito tra gli ultimi.

 

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