TESTO Commento su Luca 13,22-30
VII domenica dopo Pentecoste (Anno A) (27/07/2014)
Vangelo: Lc 13,22-30
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22Passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. 23Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: 24«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. 26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. 27Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Il popolo di Israele entra nella Terra Promessa. Dopo la conduzione di Mosé, che guidato da Jahvé libera il popolo dalla schiavitù d'Egitto e conduce gli ebrei nel deserto, Giosué li introduce nella nuova Terra. C'è la responsabilità di chi, comprendendo che questo peregrinare nel deserto è frutto di una protezione particolare di Dio, deve trasmettere una fede che può essere letta come riconoscenza. Allora il popolo invitato, tramite i rappresentanti delle tribù, pone dei sassi vicino al fiume Giordano che ricorda alle generazioni la grandezza di Jahvé.
Tocca porci una domanda: siamo stati abbracciati dalla grazia di Dio e di fronte a questa grazia rispondiamo con la gratitudine trasmettendo la nostra fede alle nuove generazioni? Il panorama dei bambini che si apprestano a ricevere i Sacramenti dell'iniziazione cristiana è alquanto triste. Pochi conoscono le preghiere, pochi partecipano alla Messa domenicale. Questo non è colpa dei bambini ma di una fede che non è vissuta, perché spesso leggiamo la nostra vita non con gli occhi di Dio ma con occhi umani e quindi non riusciamo a ringraziare.
La nostra fede è vissuta superficialmente e sembra quasi che il dirsi cristiani è sufficiente per salvarci. Facciamo un po' quello che facevano gli antichi giudei Si diffondeva, infatti, nel mondo giudaico la convinzione che l'appartenenza al giudaismo era condizione necessaria e sufficiente per salvarsi. Gesù e San Paolo, nella liturgia odierna, sgomberano il campo da questa convinzione diffusa. La salvezza non è un fatto scontato per nessuno. Questo vale anche oggi: non basta dire di essere cristiani, mettersi un'etichetta. Occorre professare la verità, e dimostrare questa professione di fede con le opere. Papa Francesco ci dice che Gesù nel Vangelo ci sprona affinché l'essere cristiani non è avere un'"etichetta"! Io domando a voi: voi siete cristiani di etichetta o di verità? E ciascuno si risponda dentro! Mai cristiani di etichetta! Cristiani di verità, di cuore. Essere cristiani è vivere e testimoniare la fede.
L'imperativo che possiamo ripeterci è: sforzatevi. Sì, siamo chiamati ad un impegno che esige prontezza. Quante volte il Vangelo ci richiama a questa prontezza: pensiamo alle vergini stolte di Matteo al capitolo 25 quando lo sposo è arrivato non ha aspettato che arrivassero. Come non pensare alla prontezza dei martiri cristiani in Medio Oriente che dovrebbero smuoverci contro ogni tiepidezza della nostra fede vissuta proprio solo come etichetta. Questi uomini e queste donne che spargono il loro sangue a testimonianza del Vangelo dovrebbero interrogarci.
Entrando dentro nel brano possiamo subito affermare che è sorprendentemente antipopolare e l'antipopolarità sta nel fatto che il contesto attuale del "tutto e subito" ci impedisce di vedere e comprendere questo sforzo di passare attraverso una porta stretta.
Quella porta, infatti, va scelta a preferenza di altre che oggi c'invitano e ci seducono allontanandoci dalla «porta stretta» del Vangelo. Al giorno d'oggi passiamo davanti a tante porte che invitano ad entrare promettendo una felicità che poi noi ci accorgiamo che dura un istante soltanto, che si esaurisce in se stessa e non ha futuro. Ma domandiamoci: noi per quale porta vogliamo entrare? E chi vogliamo far entrare per la porta della nostra vita?
Non dobbiamo avere paura. Questa porta è Gesù stesso. Lui è la porta, il passaggio per la salvezza che ci conduce al Padre. Questa porta che è Gesù può essere stretta ma è diverse caratteristiche non è mai chiusa, è aperta sempre e a tutti, senza distinzione, senza esclusioni, senza privilegi.
Una tentazione eterna è quella di disperare della misericordia del Signore, di non riuscire a credere che il nostro peccato potrà essere perdonato. E' un peccato grande questo di disperare della misericordia di Dio. C''è una condizione importante e a cui non si può fare a meno. Occorre voler entrare per quella porta, riconoscere il peccato, chiedere perdono. Tutti invitati a passare questa porta ma non tutti accolgono l'invito. Dobbiamo scegliere. La porta di Gesù è sempre aperta, ma sta a noi decidere se varcarla o no. Papa Francesco ha affermato con forza, durante un Angelus, dalla finestra del Palazzo Apostolico: «Vorrei dire con forza: non abbiamo paura di varcare la porta della fede in Gesù, di lasciarlo entrare sempre di più nella nostra vita». Perché «Gesù illumina la nostra vita con una luce che non si spegne più». Entrare per la porta stretta non può essere la decisione emotiva di un momento. «Non è un fuoco d'artificio, non è un flash! No, è una luce tranquilla che dura sempre e ci da pace. Così è la luce che incontriamo se entriamo per la porta di Gesù».
Papa Francesco ci dice che quella di Gesù è una porta stretta, è vero, non perché però sia una sala di tortura. No, non per quello! Ma perché ci chiede di aprire il nostro cuore a Lui, di riconoscerci peccatori, bisognosi della sua salvezza, del suo perdono, del suo amore, di avere l'umiltà di accogliere la sua misericordia e farci rinnovare da Lui.
Per quella porta stretta che è Cristo deve passare tutta la nostra vita evitando di correre il rischio che si concluda con il rammarico di non essere passati da quella porta, che pure era aperta, è reale. Occasione giusta allora per prepararci bene alla prossima solennità mariana dell'Assunta vivendo il momento della confessione. Ponendoci degli interrogativi utili sulla nostra qualità di fede e per conformarci a Cristo sul modello di Maria. Anche Lei ha camminato, ha dovuto passare per la porta stretta. E' vero, la Vergine era senza peccato, ma ha dovuto camminare ponendosi in discussione per poi sopportare il peso di tanto dolore ai piedi della Croce. Facciamoci aiutare da Lei nella preghiera del Rosario contemplando con i suoi occhi la vita di Gesù.